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    “I ROMENI PUZZANO” – 4 MESI DI GALERA A MICHELA BARTOLOTTA, LA MODELLA CHE NEL 2014 SCRISSE UN POST SU FACEBOOK CONTRO “BADANTI DEPRESSE E ALTRI ELEMENTI MALEODORANTI” – TENTÒ INUTILMENTE DI RIMEDIARE SCUSANDOSI E ORGANIZZANDO UN EVENTO AD HOC, MA I GIUDICI L’HANNO CONDANNATA PER ODIO RAZZIALE - SU INSTAGRAM SI CONSOLA CON SCATTI SEXY (GALLERY)


     
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    Giuseppe Gaetano per www.corriere.it

    MICHELA BARTOLOTTA - POST RAZZISTA SU FACEBOOK MICHELA BARTOLOTTA - POST RAZZISTA SU FACEBOOK

     

    «Io e il popolo romeno non andremo mai d’accordo, tra badanti depresse e altri elementi maleodoranti privi di civiltà ed educazione». Il post pubblicato quattro anni fa da Michela Bartolotta sulla sua pagina Facebook - di cui riportiamo solo la parte verbalmente meno cruda e violenta - raccolse una sessantina di like (profili di utenti che rischiano anche loro una pena) e una marea di indignazione.

     

     

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    Tanta da smuovere anche la giustizia. Inutile la precipitosa corsa ai ripari della bella commessa padovana del 3Store in piazza delle Erbe, 19enne all'epoca dei fatti: la ragazza con ambizioni da modella (finalista a Miss Muretto 2012 e prima al Bikini Contest 2015 a Rimini) cancellò in fretta e furia le frasi sconsiderate, dichiarando di averle scritte in un momento d'ira dovuto allo stress del lavoro; e organizzò addirittura un evento serale ad hoc per tutte le persone di nazionalità romena, che prevedeva la distribuzione gratuita di schede ricaricabili, con tanto di cartello di "benvenuto" apposto sulla vetrina del suo negozio di telefonia.

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     Anche il padre si prostrò ufficialmente in mille scuse, spendendo parole con la stampa locale contro ogni forma di xenofobia e razzismo e annunciando l'assunzione di 10 stranieri nella sua azienda metalmeccanica.

     

    Niente da fare, il sasso ormai era stato gettato. E aveva sollevato un gran polverone. Ma la pubblica ammenda, e la giovane età dell'imputata, sono servite se non altro ad ottenere le attenuanti.

     

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    Quattro mesi di reclusione, con la sospensione condizionale e la non menzione: questo il verdetto emesso dal tribunale di Padova. Non per ingiuria e diffamazione, come chiedeva la denuncia presentata dal Centro di Assistenza e Servizi dei Cittadini Romeni in Italia, bensì - considerata la genericità delle offese, non dirette a un individuo in particolare - per aver violato la legge Mancino (che prevede fino a 3 anni di carcere).

     

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    Ovvero per aver diffuso «idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale o etnico», e che per tali motivi «incitano a commettere atti di discriminazione».

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