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    MIGRANTI “ALL’ARRABIATA” - A PISA GLI OSPITI DI UN CENTRO D'ACCOGLIENZA SI BARRICANO NELLA MENSA: “VOGLIAMO I SOLDI PER COMPRARE IL CIBO ETNICO” - ALLA FINE I “RIBELLI” OTTENGONO CUCINOTTI E LA POSSIBILITA’ DI FARE SPESE NEI NEGOZI TIPICI - “SE VI FA COSÌ TANTO SCHIFO LA NOSTRA ACCOGLIENZA, TORNATEVENE A CASA VOSTRA”


     
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    Tommaso Montesano per Libero Quotidiano

     

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    Il cibo della Croce Rossa non era di loro gradimento. Così una cinquantina di migranti ospiti nell' ex convento del Cottolengo nel Comune di San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, per 24 ore si sono barricati all' interno della struttura.

     

    I richiedenti asilo prima hanno chiuso i cancelli sbarrando l' ingresso con i cassonetti, impedendo l' accesso al personale, poi hanno rifiutato il pasto preparato dal catering.

     

    Infine, una volta al cospetto della delegazione inviata da Enti locali e Croce Rossa per tentare di sbloccare la situazione, hanno dettato le condizioni per sospendere la protesta: «Basta con i pasti cucinati, vogliamo i soldi per comprare il cibo etnico e cucinare noi».

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    La richiesta è stata rispedita al mittente - «non è adottabile, i numeri delle presenze non lo consentono», ha spiegato Antonio Cerrai, presidente della Cri pisana - ma è servita a spianare la strada ad un compromesso mica male per i richiedenti asilo.

     

    I ribelli, infatti, hanno incassato dalla Croce Rossa la disponibilità «a collocare un container certificato con tre, quattro linee di cottura» e l' impegno di «andare a reperire il cibo nei negozi etnici del territorio».

     

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    Non solo: Cerrai ha dato il via libera anche alla fornitura di piccoli cucinotti elettrici per permettere ai migranti di cucinare da soli in determinate fasce orarie. Un accordo di cui il vicesindaco di San Giuliano Terme, Franco Marchetti (Sel), si è offerto di verificare l' attuazione: «Ho proposto loro di farmi garante delle loro richieste e di verificare settimanalmente di persona che siano rispettati gli impegni presi».

     

    Un cedimento, complice anche la mediazione, in senso favorevole agli stranieri, dello stesso Marchetti, che ha provocato la reazione, raccolta dai quotidiani locali, dei residenti nella zona dell' ex Cottolengo: «È incredibile dover assistere a queste scene.

     

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    Comprendiamo le loro ragioni, ma anche loro dovrebbero capire che sono a casa d' altri e dovrebbero comportarsi con più rispetto». E invece, rivendicazioni sul cibo a parte, non è così: «Basti pensare al baccano che fanno la notte con la musica a tutto volume, fino all' alba».

     

    Quanto accaduto nei locali dell' ex convento rappresenta un salto di qualità sulle mobilitazioni dei richiedenti asilo. Questa, almeno, è la lettura dello stesso Cerrai, secondo cui la richiesta di convertire il pasto in denaro contante da consegnare direttamente ai migranti è «una richiesta strumentale, suggerita da persone esterne al centro».

     

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    Il perché è presto detto: attualmente i migranti percepiscono, per le piccole spese giornaliere, solo il cosiddetto pocket money. Ovvero 2,50 euro al giorno. Aggiungere anche l' equivalente dei pasti di una giornata - pagati 13 euro più Iva - avrebbe significato incrementare di molto le entrate quotidiane.

     

    Modalità, peraltro, già sperimentata in altri centri gestiti dalla Cri in provincia di Pisa. «Ma questa soluzione può essere adottata in strutture più piccole e con altri numeri», si è difeso Cerrai. Fatto sta che la protesta degli aspiranti profughi ospitati nell' unico hub della provincia di Pisa è arrivata come un fulmine a ciel sereno.

     

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    Poco meno di un anno fa, il presidente della commissione parlamentare d' inchiesta sul sistema di accoglienza, Federico Gelli (Pd), dopo aver visitato l' ex Cottolengo pronunciò parole al miele per il centro gestito dalla Croce Rossa, dove attualmente risiedono 178 migranti: «La struttura è in buone condizioni, credo che questo sia un modello da seguire».

     

    Oltretutto al momento della rivolta non c' erano neanche particolari problemi di capienza, visto che rispetto al pienone registrato nel periodo estivo ci sono un' ottantina di presenze in meno.

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    Tanto è bastato per scatenare la reazione del segretario locale leghista, Edoardo Ziello: «Il cibo somministrato a questi ospiti ingrati è già adattato alle tendenze culinarie dei loro Paesi di provenienza. Se vi fa così tanto schifo la nostra accoglienza, tornatevene a casa vostra».

     

    In Toscana ci sono oltre 13mila migranti, distribuiti in 864 strutture. La parola d' ordine è: accoglienza a tutti i costi. A luglio è stato presentato il Libro bianco sulla gestione dei richiedenti asilo e protezione internazionale, che fissa le linee guida della Regione.

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    Sono sette i principi del «modello toscano». Si parte dalla certezza che il fenomeno migratorio è strutturale e non emergenziale. Pertanto occorre costruire politiche di ampio respiro finalizzate alla «coesione sociale». In primis rafforzando i servizi sul territorio a favore degli stranieri.

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