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    ALL’ARENA DI VERONA VA IN ONDA IL “PAVARUTTINO” - LA SIGNORA PAVAROTTI 2 HA RICORDATO IL PAVAROTTI 2 NASCONDENDO IL PAVAROTTI 1, OVVERO IL PIÙ GRANDE TENORE LIRICO ITALIANO DEL SECONDO NOVECENTO, DIETRO IL SIPARIO – FAZIO, LA MARKETTA È NO-LIMITS - ASSENTI TOPO GIGIO E LUCIANO MOGGI,  MA TUTTO È BENE QUEL CHE FINISCE BENE. “E PENSARE CHE AVEVA CANTATO CON KARAJAN” (ISOTTA)


     
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    DAGOREPORT

    A dieci anni dalla scomparsa di Pavarotti la Rai ha ricordato ieri sera Nicoletta Mantovani con un concerto fusion dall’Arena di Verona. Sul palcoscenico più amato dai tedeschi in vacanza sul Garda la signora Pavarotti 2 ha ricordato il Pavarotti 2 nascondendo il Pavarotti 1, ovvero il più grande tenore lirico italiano del secondo Novecento, dietro il sipario.

     

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    Il calendario Pavarottiano prevede un B.C. (ante Nicoletta) e un A.D (after Adua). Il b.C. è popolato dalle recensioni di Eugenio Montale, Karajan, la Scala, Abbado, Muti... l’a.D. da David Bowie, il fazzoletto, le adunate oceaniche, la lettera di Lady D conservata nella casa del tenore a Modena rigorosamente spolverata dagli oggetti del Pavarotti 1. Inutile dire che per Rai in Mantovani il Pavarotti 1 non è pervenuto; esiste solo il Pavarotti and friends.

     

    Lo show prende subito il Volo, ovviamente; manca Allevi ma c’è il messaggio di Mattarella. Il Papa è in Sudamerica quindi niente. Bianchi come la neve appaiono i due tenori, il terzo è una icona sullo sfondo dell’Arena nella sua consueta tintura carbone. Effetto nostalgia, cari miei, che attanaglia con Zucchero quando ricorda aneddoti con simpatia (tipo quello su David Bowie).

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    L’attrazione dei cameramen per Nicoletta Mantovani incomincia ad apparire sospetta alla quinta-sesta inquadratura in dieci minuti; ma il sospetto si fa sostanza quando Grigolo la ringrazia due volte in trenta secondi. Una volta sola la benedice Fazio, che però ringrazia pure la Rai (e te credo con quello che gli passa!), tant’è che finisce il suo siparietto e attacca la pubblicità dove si annuncia l’avvio dell’ennesimo “Che tempo che fa”, con tanto di Littizzetto. La Marketta è no-limits.

     

    Quindi sale sul palco Eros Ramazzotti, che per un istante confonde Pavarotti con Jovanotti mentre sullo sfondo appare e scompare il faccione di big Luciano tra tramonti e scenari vegetali. Ovviamente Bocelli c’è (ma in collegamento da Roma: non poteva andare?): ho imparato tanto, devo molto... ovviamente Pavarotti fu il primo a cantare i nove do di petto come Tonio nella Figlia del Reggimento ma, guarda caso, ecco Bocelli che li canta anche lui. Un erede!

     

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    Il presentatore Carlo Conti si rende conto della parata in stile venghino signori venghino  e continua a ripetere che Pavarotti ha avuto il merito di portare la lirica a tutti. La serata, di certo, la allontana da chiunque.  Ecco il turno di Rigoberta Mencù (chi se la  rincordava più?). Prime parole: “Grazie a Nicoletta...”: ok abbiamo capito, è un caso di culto della personalità per riflesso. Giorgia canta “Imagine” e non si capisce perché, arriva dall’America Del Piero (che ha il merito di evitare la parola Nicoletta;  e allora ci pensa il cameramen ad inquadrarla), sciolto e in grande forma. Ma ci pensa la regia alla baracconata: i gol di Del Piero sulle note di Pavarotti.

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    Siamo al turno della canzone napoletana (Isotta scrisse che Pavarotti la rese una baracconata): Carreras canta “Passione” diretto da Domingo, ma poteva essere anche il contrario. Poi Massimo Ranieri con una un po’ cofanata Angela Gheorghiu (ex di Alagna, il Radames che sfanculò la Scala) in “Te voglio bene assaie”. Serpeggia una domanda: chi ha i capelli più tinti tra Ranieri, Pavarotti e la Gheorghiu?

     

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    Mannoia, libera dal toy boy, intona “Caruso” con la consueta aria sofferta; poi Nek dagli occhi azzurri va con l’Ave Maria che avvicina a Dio ecc ecc. Tutto scorre da copione quando arriva il colpo di scena: un vero cantante lirico, perché bisogna sempre far finta di comprendere tutti: è la strategia della dissimulazione. Il vero cantante lirico in attività è Francesco Meli (ottimo anche questa estate a Salisburgo); canta “Una furtiva lagrima” dall’Elisir d’amore: qui applausi.

     

    Ricompare nel tg dell’epoca persino Angela Buttiglione, che ricorda i 500 mila del Concerto al Central Park. Poi gli allievi della Fondazione voluta da Nicoletta Mantovani. Finalmente sale direttamente sul palco la  Nicoletta con le due giovani di Casa Pavarotti (quale? Casa 1 o Casa 2?): la figlia Alice e la nipotina Caterina. Trionfo.

     

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    Presente Alfonso Signorini (neoregista lirico), l’ex ct Donadoni, il sindaco Nardella in Renzi... Carlo Conti aggiunge che oggi compie 92 anni Andrea Camilleri (non so, il 2017 è anche l’anniversario di Maria Teresa d’Austria si poteva ricordare anche questo). Assenti Topo Gigio e Luciano Moggi,  ma tutto è bene quel che finisce bene. “E pensare che aveva cantato con Karajan” (Isotta).

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