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    ARCHEO-GIALLO- CHI HA UCCISO LA CONTESSA ALBERICO FILO DELLA TORRE? IL MAGGIORDOMO - UNA VERITÀ SEMPLICE, QUASI BANALE SE NON CI FOSSERO DI MEZZO SANGUE E DOLORE - PER SCOPRIRLA CI SONO VOLUTI 17 ANNI IN CUI CRONISTI E INVESTIGATORI NON SI SONO FATTI MANCARE NULLA: SERVIZI SEGRETI, FONDI NERI, SERIAL KILLER…


     
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    ALBERICA FILO DELLA TORRE ALBERICA FILO DELLA TORRE

    Massimo Lugli per la Repubblica - Roma

     

     

    La verità ce l' hai davanti agli occhi ma la vai a cercare a mille chilometri di distanza. Una verità semplice, lampante, quasi banale, perfino ridicola se non ci fossero di mezzo sangue e dolore: è stato il maggiordomo, come in giallo di Agatha Christie. Per scoprirlo ci sono voluti vent' anni. Cinque lustri in cui la fantasia dei cronisti e l' incapacità degli investigatori non si sono fatti mancare niente: oscure trame, servizi segreti, fondi neri, serial killer, collegamenti con l' altro grande giallo estivo di un anno prima: quello di via Poma.

     

    Mancavano solo i riti satanici. Il rasoio di Occam è quel principio secondo cui è inutile cercare spiegazioni fantasiose quando ne esiste una più semplice ma, evidentemente, è una teoria che pochi conoscono.

     

    ALBERICA FILO DELLA TORRE ALBERICA FILO DELLA TORRE

    E allora cominciamo dalla fine, che spiega tutto. È il 10 luglio 1991, Roma è immersa in una cappa di caldo tropicale simile a quella di questi giorni e, nella villa di Pietro Mattei e Alberica Filo della Torre, tutti si affannano ai preparativi per la cena di anniversario di nozze. Un vai e vieni continuo.

     

     

     

    MANUEL WINSTON MANUEL WINSTON

    LA CONTESSA, 42 anni, bellissima, fascinosa, donna di grande carattere e, all' occorrenza, di ironia pungente è in camera sua. I bambini, Manfredi e Domitilla sono in casa e a un certo punto la piccola va a bussare alla porta della mamma. Niente.

     

    Alberica Filo della Torre giace sulla moquette della camera con un lenzuolo chiazzato di sangue buttato sul viso dall' assassino, come a volerlo nascondere. L' autopsia stabilirà che è stata stordita con uno zoccolo e strangolata, probabilmente finita con una micidiale tecnica di Kali, un' arte marziale filippina. A ucciderla, diciamolo subito, è stato l' ex cameriere Manuel Winston, filippino, un ragazzotto un po' spaesato che, qualche tempo prima, la padrona di casa aveva licenziato anche perché beveva forte.

     

    Era entrato nella villa di soppiatto cercando di parlare con Alberica, non l' aveva trovata, era salito in camera sua e aveva adocchiato un anello con topazio e una collana d' oro. Non poteva sapere che la signora era in bagno. Alberica se lo trova davanti, tenta di urlare, viene aggredita, si dibatte con tutte le forze ma l' uomo la colpisce, la uccide e scappa da una portafinestra. Nessuno lo vede. O magari si, ma non parla.

     

    alberica filo della torre by marcellino radogna alberica filo della torre by marcellino radogna

    Manuel Winston fu tra i primi indagati assieme a un giovane vicino di casa, Roberto Iacono. Gli investigatori li misero sotto torchio, presero il loro dna, tentarono di confrontarlo con le poche tracce ematiche che non fossero della vittima, fecero un pasticcio e se ne dimenticarono. La verità sembrava troppo semplice per quella famiglia complicata. Già perché tra gli amici del marito, Pietro Mattei, amministratore delegato della Vianini, conosciutissimo nel generone romano, c' era anche Michele Finocchi, poi indagato per la storia dei fondi neri del Sisde, uno dei primi a precipitarsi sul posto.

     

    E ancora: conti correnti in Svizzera da passare al setaccio, un imprenditore cinese che abitava vicino alla villa da rintracciare chissà dove, una bambinaia da andare a interrogare in Australia molti mesi dopo e che era stata ascoltata per ore qui a Roma. E che dire dei veleni, sospetti, insinuazioni sul marito, nonostante l' alibi di ferro (era uscito per andare al lavoro) e l' assenza di un qualunque movente plausibile?

    Manuel Winston Manuel Winston

     

    E non dimentichiamo Antonio Di Pietro, l' ex pm di Mani Pulite, tirato in ballo di forza da un' ex amante di Mattei (conosciuta molti anni dopo la morte della moglie) che gli consegnò un vestito "sospetto" che l' uomo le aveva chiesto di portare in tintoria. Tutti a almanaccare, a fantasticare a immaginare ad annunciare e prevedere colpi di scena: il titolo "Svolta nel Giallo dell'Olgiata", per vent' anni, è stato appena meno frequente di quelli sulla crisi di governo o l' ondata di caldo torrido.

     

    Alberica Filo della Torre Alberica Filo della Torre

    Caso riaperto nel 2007 su istanza di Pietro Mattei che, grazie al giovane e baldanzoso avvocato Giuseppe Marazzita, dovette schivare a fatica ben due richieste di archiviazione di una procura molto diversa da quella targata Pignatone e soprannominata, allora "il porto delle nebbie". La Pm, Francesca Loy, una sorta di Kay Scarpetta in toga, convoca tutti e annuncia il piano operativo: «Facciamo che la signora sia stata uccisa ieri. Si ricomincia da capo».

     

    Alberica Filo della Torre Alberica Filo della Torre

    Saltano fuori dieci bobine di intercettazioni mai tradotte in cui il cameriere confessa, praticamente l' omicidio a un amico. Si "scopre" una macchia di sangue grossa come una moneta da 2 euro e di colore diverso dalle altre. Il Dna regala il nome dell' assassino nel giro di poche ore. E' Manuel Winston. Il filippino nel frattempo, non se n' è mai andato da Roma, continua a lavorare e ha battezzato la figlia col nome della donna che aveva ucciso. Quando lo vanno a prendere sbianca, confessa tutto dopo due interrogatori e, incredibilmente, se la cava con soli 16 anni confermati in appello. Troppo facile.

    Filo della Torre, Mattei e i figli all Olgiata Filo della Torre, Mattei e i figli all Olgiata

     

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