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    TIRA UNA BRUTTA ARU - IL CICLISTA ITALIANO PERDE LA MAGLIA GIALLA AL TOUR CEDENDO A FROOME 24 SECONDI IN 400 METRI (MA ANDAVA A PIEDI?) - L’INGLESE E’ STATO AIUTATO DALLA SQUADRA MENTRE ARU SI E’ RITROVATO SOLO - NEL SUO TEAM, “ASTANA”, GIA’ VOLANO COLTELLI E VELENI


     
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    Marco Bonarrigu per il “Corriere della Sera”

     

    FABIO ARU FABIO ARU

    «Non tutto è perduto» spiega Fabio Aru con un filo di voce, senza interrompere il pubblico rito disintossicante dei rulli, la maglia gialla ormai scaduta ancora addosso.

    Tutto no: ma i 24" ceduti in 400 metri a Froome sono un pugno nello stomaco. Nessuno dei tentacoli del sardo, capaci di rintuzzare ogni attacco sui Pirenei, ha potuto riagguantare l'inglese (e altri 30 rivali) nel finale della Blagnac-Rodez. Una batosta, un esempio da manuale di quanto conti la squadra nel tenerti (o tirarti) fuori dai guai nel ciclismo.

     

    Negli ultimi chilometri, sul filo dei 50 all' ora schivando rotonde e spartitraffico, Froome non ha mai mollato i primi dieci, protetto da tre attentissimi scherani. «Io e Kwiatkowski - spiega l' inglese - non abbiamo preso un filo di vento o speso energie inutili fino allo strappo finale».

     

    froome landa froome landa

    Aru invece galleggiava attorno alla 40ª posizione, due compagni su due lati opposti della carreggiata, lontani. Sulla rampa finale, Froome è a ruota del polacco (re delle classiche) che lo porta in carrozza a un' incollatura dal vincitore Matthews, da Van Avermaet e Boasson Hagen. Aru prima boccheggia. Poi affonda con le gambe molli, come Froome a Peyragudes.

     

    Il dazio è pesante. In classifica ora perde 19" da Froome e si trova col fiato sul collo di Bardet (5"), Uran (11") e Landa (1'09"). Pure Quintana e Contador hanno recuperato (poco) su di lui. «Non so dire se Fabio abbia pagato i Pirenei - spiega l' inglese - di certo mi ha fatto un regalo inaspettato. Decisiva la mia squadra». E quella di Aru? Fabio fulmina chi gli chiede conto della debacle dei gregari: «È colpa mia. Sono rimasto indietro, ho speso troppo per recuperare».

    froome landa aru froome landa aru

     

    Bugia almeno parziale. In casa Astana il clima è teso, avvelenarlo di più non ha senso.

    Michael Valgren, in carico di gestire la situazione: «Ho cercato di tenere Fabio a ruota ma è sparito. Eravamo in tre ad aiutarlo». In tre? Zeits ha chiuso a 1' dal capitano, Valgren a oltre 2'. Tutti gli altri, in una tappa non impossibile, hanno beccato da 6' a 15'. In salita il sardo se la può (relativamente) cavare da solo.

     

    ARU FROOME SBAGLIANO STRADA ARU FROOME SBAGLIANO STRADA

    Ma in frazioni come quella di ieri e, ancora di più, di oggi, come può salvarsi con aiutanti del genere? A casa - feriti - Cataldo, scalatore, e Fuglsang, capitano aggiunto. Gli restano quattro kazaki, un ucraino, un danese. Sei discreti corridori dallo stipendio complessivo inferiore a quello di Kwiatkowski. Possono competere con un ex iridato, due uomini da podio nelle grandi corse a tappe, due tra i migliori passisti al mondo? Prima di chiudersi in ammiraglia, respingendo l' invito già accettato da giorni di andare al processo alla tappa, Aru ripete il suo mantra: «Decideremo la strategia giorno per giorno».

     

    FROOME FROOME

    Bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno. La botta è stata dura, ma perdere solo 19" in classifica da Froome dopo due settimane, alla vigilia sarebbe stato considerato un successo. Quella di oggi è la prima di tre giornate chiave per capire lo stato di salute del sardo. I 190 chilometri verso Le Puy-En Velay sono pieni di trappole e, a 50 dall' arrivo, presentano il Peyra Taillade, colle di 8 chilometri con pendenze fino al 14%. Oltre all' armata Sky, c' è da difendersi da un Bardet che arriva dalle parti di casa e farebbe carte false per prendere la maglia gialla. Domani riposo, poi tappa per velocisti, poi la micidiale due giorni alpina.

     

    L' orizzonte di Aru è questo, il suo orgoglio ferito l' arma più potente a sua disposizione. Di certo, come dice Froome: «Questo è il Tour più duro che io abbia mai corso. E si giocherà sul filo dei secondi».

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