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    BOLLORE’ COL RAMOSCELLO D’ULIVO – VIVENDI CONGELA IL 20% DI MEDIASET, ESERCITERA’ I DIRITTI DI VOTO SUL BISCIONE SOLO PER IL 9.99% E BUTTA LA PALLA IN TRIBUNA CON UN RICORSO AL TAR CONTRO L’AGCOM – LA SCOMMESSA DI TELEFONICA: CEDE (GRATIS) L’11% DI PREMIUM A BERLUSCONI, CON L’IMPEGNO DI RECUPERARE IL DOVUTO IN CASO DI VENDITA O DI PACE CON I FRANCESI 


     
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    Francesco Spini per la Stampa

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    Vivendi prova a reagire al diktat dell' Agcom e inoltra un ricorso al Tar del Lazio. Ma nel contempo presenta il piano per ottemperare alla decisione dell' Autorità e avere così mani libere per poter impostare una nuova «pax televisiva» con Mediaset: scenderà, nei diritti di voto dal 29,9% attuale (giudicato incompatibile col 23,9% detenuto in Tim) al 9,99%.

     

    BOLLORE BERLUSCONI BOLLORE BERLUSCONI

    Congelerà quel 20% di troppo, ma non sembra avere intenzione di vendere. A Parigi sono convinti che la goccia scava la pietra. Un passo alla volta sono certi di poter convincere governo e autorità che la convergenza tra i contenuti di Vivendi e Mediaset con l' infrastruttura di Tim sarà inevitabile e che la legge Gasparri è roba da brontosauri.

     

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    Tutti gli attori in campo, del resto, sembrano apparecchiare la tavola della riconciliazione. Anche Cologno Monzese la quale, nel mentre, mette ordine nella controllata Premium, ricomprando da Telefonica l' 11,1% della pay tv, senza però sganciare un solo euro. La storia ha dell' incredibile. Gli spagnoli avevano raggiunto l' accordo di vendere la loro quota già l' 8 aprile di un anno fa, quando Mediaset aveva stretto il patto per vendere Premium a Vivendi in cambio del 2,96% (un altro 0,54% sarebbe stato scambiato col 3,5% di Mediaset) del gruppo media transalpino.

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    Rispetto a una valorizzazione di 756 milioni, Telefonica ne avrebbe ricevuti - al closing - l' 11,1% ossia quasi 84 milioni, con una minusvalenza rispetto ai 100 milioni d' acquisto. Il closing, però, non è mai arrivato a causa del dietrofront di Vincent Bolloré che, contestando i numeri del piano industriale di Premium, ha deciso di mandare l' accordo a carte quarantotto.

     

    Da allora gli spagnoli, che pure con Bolloré fanno affari e sono in ottimi rapporti, sono rimasti appesi con la loro quota. Fino a ieri, quando l' hanno ceduta in cambio di una scommessa. A Madrid si accontenteranno di avere l' 11,1% del risarcimento del danno che eventualmente il Tribunale riconoscerà al Biscione, che reclama oltre un miliardo.

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    Non solo. Allo stesso modo, se scoppierà la pace, Telefonica accetterà, qualunque sia la cifra, l' 11,1% di quanto Vivendi pagherà per avere Premium. E se non sarà Vivendi, chiunque si accollerà la pay tv di casa Berlusconi. Difficile dire se a Madrid si scommetta di più sulla pace o sul bottino giudiziario di una guerra che, dietro le quinte, si lavora per far cessare.

     

    Il piano che Vivendi ieri ha presentato all' Agcom era un passo necessario per riaprire il tavolo della trattativa. Il congelamento delle quote sopra il 9,99% escluderebbe qualsiasi vendita a termine da parte di Vivendi, che in tal modo riaffermerebbe il proprio impegno economico in Mediaset, rinunciando (per ora) alle pretese di comando. Basterà all' autorità guidata da Marcello Cardani?

     

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    Lo scopriremo presto, visto che l' Agcom dovrà pronunciarsi sulla congruità degli impegni francesi. E chissà se basterà anche dalle parti di Cologno Monzese, dove si stanno attrezzando per tutelare il prezzo del titolo da una vendita francese e non solo. All' assemblea del 28 giugno i soci saranno chiamati a votare per autorizzare il riacquisto di azioni proprie fino al 10% del capitale. Un' operazione che blinderebbe ancor di più il controllo di Fininvest, quantunque nessuno sappia se ce ne sarà effettivamente bisogno.

     

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