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    QUANDO E’ ARRIVATO IN ITALIA NON LO CONOSCEVA NESSUNO, POI HA CONQUISTATO TUTTI A SUON DI GOL - BREVE STORIA DEL BOMBER DEL GENOA, KRZYSZTOF PIATEK: “QUANDO SONO ARRIVATO NESSUNO DEI MIEI COMPAGNI MI CONOSCEVA E CI SPERAVO. MI SONO DETTO: ‘MAGARI NON LO SANNO NEPPURE I DIFENSORI CHE AFFRONTERÒ’. ESSERE UNO SCONOSCIUTO MI HA DATO UN VANTAGGIO. NEANCHE IO CONOSCEVO I MIEI COMPAGNI. DOPO CHE HO FIRMATO HO ACCESO LA PLAYSTATION E LI HO CERCATI LÌ…”


     
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    Guido De Carolis per il “Corriere della Sera”

     

    Krzysztof Piatek vive tutto come una sfida. È un competitivo di natura, ma era un anonimo centravanti fino all' estate scorsa. In tre mesi Cristoforo Venerdì (così si traduce il suo nome in italiano, come la prima volta ha raccontato a Genoa Channel ) da sconosciuto è diventato capocannoniere della serie A con 9 reti nelle prime 7 partite, un record per il Genoa. Con i gol si è guadagnato a 23 anni la convocazione nella Nazionale polacca, con cui martedì affronterà il Portogallo, e la nomea di nuovo Lewandowski.

    KRZYSZTOF PIATEK KRZYSZTOF PIATEK

    Non segna più dal 7 ottobre, in panchina c' era ancora Davide Ballardini. Zero gol con Ivan Juric, «ma è solo una casualità» spiega in italiano.

     

    Zbigniew Boniek ha detto: «Ha tutto per i massimi livelli, bisognerà vedere come reagisce quando starà senza segnare». Dopo cinque giornate senza reti, come sta Piatek?

    «Non esiste chi in Europa segna a ogni partita: i gol torneranno. Il Genoa è un gran club, ma oggi non tra i più forti d'Italia. Più facile far gol al Real Madrid o alla Juve, si segna con più semplicità».

     

    Lei è già nella storia del Genoa, con 9 gol nelle prime 7 partite. Si aspettava un impatto così con la serie A?

    «Non lo immaginavo neanche, di essere capocannoniere. La stagione però è lunga, non mi posso accontentare. I gol servono, sono affamato, voglio farli e poi quelli segnati alla fine sono ancora più pesanti».

     

    È arrivato in serie A a 23 anni, non presto. Perché?

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    «Non ho perso tempo. Devi crescere con i tempi giusti, mi sono rispettato. Sto svezzando la mia carriera: il rischio altrimenti è rovinarla. Non volevo lasciare la Polonia senza la certezza di fare bene e poi magari tornare perché avevo fallito».

     

    Il futuro sembra scritto.

    «Volevo diventare questo: un bomber. Avevo due anni la prima volta che ho iniziato a calciare. Non c'era granché da fare al mio paese, Dzierzoniow. Il mio primo allenatore è stato mio padre, lui mi ha aiutato a diventare un calciatore senza mettermi pressione. Diciamo così: sono un giocatore costruito in casa, anzi per strada».

     

    Il suo ex allenatore Michal Probierz l'ha definita il nuovo Lewandowski, ma ha anche detto: «Ho paura che non usi tutto il suo talento».

    «Non ho paura di sfruttare il mio talento. Probierz voleva dire che se non sfondo sarà solo colpa mia e ha tutte le ragioni».

     

    Dalla Polonia a Genova, in un'estate le è cambiata la vita. Il primo impatto?

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    «Nessuno dei miei compagni mi conosceva e sinceramente ci speravo. Mi sono detto: "Se loro non lo sanno che ho fatto 21 gol e segno quasi a ogni partita, magari non lo sanno neppure i difensori che affronterò". Essere uno sconosciuto in fondo mi ha dato un vantaggio. Neanche io conoscevo i miei compagni del Genoa. Dopo che ho firmato ho acceso la Playstation e li ho cercati lì».

     

    Un vantaggio notevole: all' esordio in Coppa Italia contro il Lecce ha segnato 4 gol.

    Un' inaspettata partenza?

    «La verità? Per me è stato solo un altro giorno in ufficio. Diciamo così in Polonia, per dire nulla di speciale. Quattro gol in 38 minuti, mi sembrava tutto facile, naturale, normale».

     

    Pare distaccato: Piatek è davvero così glaciale?

    «No, sono solo calmo, ma non sono certo il tipo che conserva articoli e foto. Anche durante la settimana uso il tempo libero per riposarmi. Sono un professionista e devo concentrarmi anche nella mia vita privata sulla crescita, il riposo è parte dell' allenamento».

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    Lei si chiama Cristoforo, a Genova il nome riporta a Colombo. Il Genoa è una tappa nella sua carriera?

    «Mi sento un po' come Colombo: lui andava per mare, io viaggio con il gol in valigia.

    Il sogno di chi viene a Genova da giovane è che sia il trampolino per andare in una grande. Se continuo così posso arrivare in un top club europeo».

     

    Per il salto servono tanti gol, che obiettivo si è dato?

    «Non mi ero dato un obiettivo, ma visto che ormai ci sono quasi confesso di pensare già alla doppia cifra. A questo punto spero più di 20 gol».

     

    La qualità di Piatek?

    «Sfidare i difensori. Il colpo di testa è la mia arma, rubare il tempo, andare a trovarmi il mio spazio, sbucare all' improvviso e beffare tutti».

     

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    Il paragone con Lewandowski le pesa?

    «Oggi non reggo il confronto, ma posso arrivare a quei livelli. Quando giochi in serie A devi avere la testa sgombra, usarla sempre e non solo per far gol. È sbagliato pensare: "Ho fatto 5 gol, sono un dio del calcio". Non sei nessuno, altroché. La strada è lunga».

     

    Il sogno sportivo di Piatek?

    «L' obiettivo è la Champions, voglio arrivare lì. Voglio ringraziare il presidente Preziosi che mi ha dato questa chance, c' è solo un modo di ripagarlo della fiducia e dell' investimento: fare tanti gol. Non deluderò: né lui né me».

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