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Costantino Malatto per ''la Repubblica'' del 16 settembre 2003
I nemici non gli sono mai mancati nei suoi 36 anni di vita. Ma ora che qualcuno vorrebbe mandarlo in pensione anticipata per problemi di salute, sono moltissime le voci che si levano in suo favore, per mantenerlo in attività. La verità è che lui è non solo malato, ma anche vecchio. Però al momento di lui non si può fare a meno. E non meravigli parlare di vecchiaia a 36 anni: per una struttura come il viadotto Morandi, l' imponente ponte autostradale che supera la vallata del Polcevera, quella è un' età più che ragguardevole. Roba che in altri posti - gli Stati Uniti, per esempio - un viadotto con tutti quegli anni lo avrebbero già buttato giù e al suo posto avrebbero fatto qualcosa di nuovo, ponte bis o tunnel che sia. Qui no, non solo per questioni di risparmio - siamo pur sempre a Genova - ma perché senza il Morandi la città sarebbe letteralmente paralizzata. Ko. Soffocata.
Allora addirittura c' è chi spera di fare sì qualcosa di alternativo, ma poi di tenere ancora in vita il Morandi per usarlo come tangenziale. Quando fu inaugurato, nel lontano 1967, il viadotto fu salutato come un miracolo tecnico a opera dell' ingegner Riccardo Morandi. Un progetto strutturale arditissimo, in termini tecnici definito "ponte strellato", che aveva non pochi vantaggi rispetto alle classiche strutture. Proprio ciò che ci si attendeva da un progettista come Morandi, che insieme a Pierluigi Nervi è considerato la figura di punta dell' ingegneria italiana del secolo scorso.
Un tecnico, ma anche un artista. Un ingegnere che ha contribuito allo sviluppo tecnico delle costruzioni in cemento armato, ma che lo ha fatto creando strutture che sono imponenti composizioni spaziali. Che, ha scritto Bruno Zevi, "sembrano raggelate un momento prima del crollo". Il viadotto, lungo circa un chilometro, largo 18 metri e alto 45, diede nuovamente respiro e slancio a una città con spazi strozzati da un boom economico e industriale che sembrava inarrestabile. Fu il raccordo tra il centro città, il ponente e la vecchia "camionale" promossa ad autostrada.
il ponte bisantis che collega catanzaro di riccardo morandi
Fu il simbolo di un progresso tecnico, con quegli "svincoli micidiali" cantati ancora pochi anni fa dal cantautore De Gregori. Ma già a distanza di pochi anni lo stesso Morandi si accorse che qualcosa non funzionava come doveva. Colpa del "salino" e dell' inquinamento industriale. Colpa anche della particolare concezione strutturale ideata dall' ingegnere. Fatto sta che il viadotto si "consumava" molto più velocemente di quanto accadesse ad opere di quel genere realizzate con gli stessi materiali. A poco più di quindici anni dall' inaugurazione sono cominciati i lavori di consolidamento.
Dieci anni fa gli interventi più rilevanti, dopo che i sondaggi avevano portato sorprese negative: nella parte del viadotto vicina alla A7 il degrado dei materiali era ad uno stadio ben più avanzato, numerosi "trefoli" - vale a dire i cavi multipli in acciaio - che costituiscono i tiranti del viadotto erano ossidati o addirittura tranciati. I lavori di consolidamento sono andati avanti per mesi, per anni.
Il traffico non si è mai fermato del tutto, ma già i disagi patiti dalla città pur con il ponte aperto ma a mezzo servizio ha dato un' idea di cosa potrebbe accadere se il Morandi per qualche motivo dovesse essere chiuso.
Come struttura autostradale il ponte è ormai alla fine della sua vita, anche se per la realizzazione di opere alternative ci vorranno almeno dai cinque ai dieci anni. Ma come tangenziale il Morandi può ancora essere usato? O la sua lunga esistenza ha prodotto nella sua struttura danni tali da renderlo pericoloso? Ecco, prima di qualunque decisione sarebbe necessario che i tecnici rispondessero a queste semplici domande.
crollo ponte morandi 3ponte morandi ad agrigento 2ponte morandi ad agrigento 9crollo ponte morandi 1crollo ponte morandi 2
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