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     I BULLI HANNO PUNTATO IL COMPAGNO DI SCUOLA FRAGILE, SI SONO DIVERTITI A VEDERLO PIANGERE, BAGNARE I PANTALONI DALLA PAURA, CHIEDERE PIETÀ. ANDREA È STATO COSTRETTO A INGOIARE ESCREMENTI DI CANE, MANCIATE DI PEPE E LUMACHE VIVE. COSTRETTO A INGOLLARE TRE LITRI DI VINO. MA AI BULLI NON BASTAVA. HANNO ABUSATO DI LUI CON UN OMBRELLO


     
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    Claudio Laugeri per la Stampa - Torino

     

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    I bulli hanno approfittato di lui. Si sono divertiti a vederlo piangere, bagnare i pantaloni dalla paura, chiedere pietà. Hanno puntato il compagno di scuola fragile, godevano del terrore nei suoi occhi. Hanno piegato la sua volontà. Oltre ogni limite. Andrea (il nome è di fantasia) è stato costretto a ingoiare escrementi di cane, manciate di gradi di pepe e lumache vive. Ma ai bulli non bastava. Hanno abusato di lui con un ombrello. Più volte. A casa, nella sua cameretta, il luogo più privato e più sicuro.

    Come a dire: possiamo raggiungerti ovunque e farai sempre ciò che vorremo.

     

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    Alla fine, Andrea è scoppiato in lacrime e ha denunciato tutto. I due bulli sono sotto processo per stalking, lesioni e abusi sessuali. «All' epoca, il ragazzo era minorenne. Con grande fatica, ha denunciato episodi molto pesanti, violenze fisiche e psicologiche gravissime. Mi auguro che il tribunale riesca a dare una risposta adeguata», dice l' avvocato Giovanna Musone, che assieme alla collega Maria Rosaria Scicchitano assiste Andrea e i suoi familiari.

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    I fatti La vicenda risale al 2013. Il giovane e i bulli abitano nella stessa cittadina della cintura torinese e frequentavano la stessa scuola professionale. Andrea è sempre stato un po' intimorito da loro, le vessazioni sono proseguite per un anno e mezzo, ma sono diventate insopportabili negli ultimi mesi del secondo anno delle superiori.

     

    «Andrea aveva un carattere chiuso, non ci diceva niente» raccontano il padre e la madre in aula. Rispondono alle domande del pm Dionigi Tibone e del difensore dei due giovani accusati delle violenze. Sanno poco, Andrea ha scelto di non confidarsi con loro. Lo ha fatto con la madre di un compagno di scuola, che ha riferito tutto ai genitori. Certo, potevano immaginare qualche lite, qualche spintone, perfino una scazzottata. Ma non quanto è accaduto. «Madre e figlio sono ancora assistiti da uno psicologo, la situazione è difficile», spiega l' avvocato Musone.

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    Il papà di Andrea aveva intuito qualcosa. Vedeva il figlio assieme ai due bulli e gli diceva: «Mi sembri Pinocchio, accompagnato dal Gatto e la Volpe». Ma il giovane diceva nulla. Aveva paura.

    Fisica. Ma anche psicologica. I «ragazzi cattivi» avevano raggiunto l' obiettivo. Potevano essere fieri. E lo erano. «Ci sono molti punti oscuri in questa ricostruzione», sostiene il difensore.

     

    Le intimidazioni Prima della denuncia, c' erano le costrizioni fisiche, la minaccia di svergognarlo davanti agli amici per quei comportamenti subiti poco «virili». Andrea era fragile, per loro era soltanto debole. Il bersaglio ideale. Il giovane non è riuscito a opporsi. Tra le vessazioni, ci sono state anche le sbronze imposte dai bulli.

     

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    In un' occasione, è stato costretto a ingollare tre litri di vino e poi è stato abbandonato sotto la pioggia. Ha rimediato un' intossicazione da alcol, è stato ricoverato per un paio di giorni. Poteva finire anche peggio.

     

    E poi, il «Gatto e la Volpe» lo hanno obbligato a una prova di virilità: doveva fare sesso con una prostituta, con i due appostati a breve distanza per controllare che avvenisse davvero.

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    Dopo un anno e mezzo, Andrea è esploso. Ha denunciato, ma ha anche minacciato più volte il suicidio. E i bulli stavano a guardare. Quando andava a fare qualche commissione assieme alla madre, ad esempio. Poco importava che il giovane fosse accompagnato, loro cercavano in tutti i modi di incrociare il suo sguardo. Poi, magari andavano ad aspettare sulla panchina sotto casa. Così, tanto per farsi vedere e proseguire con il terrorismo psicologico.

     

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    Altra violenza. Rivissuta il giorno della convocazione per il processo: appena ricevuta la notifica, Andrea è fuggito da casa. I genitori si sono rivolti a «Chi l' ha visto?» e alla fine hanno ritrovato il figlio, ricoverato nel reparto di psichiatria di un ospedale del Nord Italia. Quella violenza era deflagrata ancora una volta nella sua mente. Il padre di un bullo ha anche cercato di «accomodare» la questione. È andato a casa di Andrea. «Voglio soltanto dirgli alcune cose» ha detto alla madre. Lei non voleva, lui ha scelto di incontrarlo.

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    Mezz' ora. Sulla porta di casa.

    Sfida superata. Adesso, a tremare sono i bulli. Rischiano una condanna a doppia cifra.

    Lo scherzo è finito.

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