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    CANTAT CHE NON TI PASSA – UCCISE LA MOGLIE, L'ATTRICE MARIE TRINTIGNANT E NON CANTERÀ AI FESTIVAL, MA (PER ORA) NON CANCELLA LE ESIBIZIONI DA SOLISTA: “HO PAGATO IL DEBITO AL QUALE LA GIUSTIZIA MI HA CONDANNATO E HO DIRITTO A VIVERE NELLA SOCIETÀ” - VIDEO


     
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    Stefano Montefiori per www.corriere.it

     

    Bertrand Cantat non si esibirà nei festival francesi, quest’estate, dopo le proteste delle associazioni femministe, di alcuni sponsor e di molti cittadini che hanno organizzato petizioni contro di lui. Sono confermati per adesso i concerti da solista, a Parigi e nel resto del Paese, anche se è in corso una mobilitazione per cancellare anche quelli. Su Facebook, Cantat invoca il «diritto al reinserimento nella società».

     

    bertrand cantat bertrand cantat

    Il 26 luglio del 2003 l’attrice Marie Trintignant morì a Parigi, dove era stata ricoverata in condizioni disperate, dopo essere stata massacrata di botte da Cantat a Vilnius, in Lituania, dove si trovava per girare il film «Colette». L’autopsia indicò che le ossa del naso erano frantumate, constatò numerose lesioni cerebrali e lividi importanti sull’occhio sinistro e le labbra.

     

    Al processo il cantante dei Noir Desir fu condannato a otto anni di carcere, una pena relativamente mite anche grazie alla testimonianza in suo favore della ex moglie Krisztina Rády, con la quale aveva due figli. All’uscita dal carcere, in libertà condizionata, Cantat e la Rády si misero di nuovo insieme, ma ancora Cantat manifestava la sua gelosia in modo paranoico e violento.

     

    bernard cantat arrestato a vilnius bernard cantat arrestato a vilnius

    In un messaggio lasciato sulla segreteria telefonica dei genitori, Krisztina Rády dice: «Purtroppo non posso raccontarvi niente di buono, Bertrand lo ha impedito e lo ha trasformato in un vero incubo che chiama amore. E sono al punto che ieri ho rischiato di lasciarci un dente. Mi ha lanciato qualcosa, il mio gomito è completamente tumefatto e purtroppo una cartilagine si è rotta, ma non è importante finché posso ancora parlarne». La donna evoca il desiderio di fuggire con i figli ma aggiunge «con Bertrand in uno stato così grave, non riusciamo a riflettere a mente lucida, osiamo appena respirare».

     

    Dopo altre liti e violenze, il 10 gennaio 2010 Krisztina Rády si è uccisaimpiccandosi, in casa, a Bordeaux, mentre Cantat dormiva in un’altra stanza. Dopo le prime indagini e nonostante i consigli degli avvocati, i genitori della donna rinunciarono a presentare denuncia contro Cantat, per la paura che questi gli impedisse poi di vedere i nipoti.

     

    Ogni volta che Bertrand Cantat è ricomparso nel mondo della musica è stato accolto da enormi polemiche. I suoi ex compagni della band Noir Désir hanno interrotto i rapporti con lui. L’ultimo scandalo, lo scorso 11 ottobre, è stata la copertina del settimanale «Les Inrockuptibles», in occasione dell’uscita del primo album solista di Cantat, «Amor Fati». Tutta l’intervista è centrata sulla ricostruzione dell’uomo e sui suoi sentimenti, con una comprensione che sfiora l’indulgenza e senza un riferimento alle vittime. In prima pagina, sotto a un primo piano del cantante, vengono pubblicate a caratteri ingranditi queste parole: «Emozionalmente, ero incapace di leggere, di ascoltare. La bellezza, lentamente, scavando, ha ritrovato un piccolo posto. Ho ripreso il mio percorso con i miei album fondamentali, restando attento a ogni novità».

    Marie Trintignant Marie Trintignant

     

    Quel che a molti è sembrato indecente, nella copertina e in tutto l’articolo, è stato il tono di Cantat, quell’indugiare sui suoi stati d’animo senza una parola per Marie Trintignant o Krisztina Rády.

     

    Il messaggio su Facebook. Di fronte alle proteste, Cantat ha annullato adesso qualche esibizione estiva ma ha anche voluto rispondere alle critiche con un messaggio su Facebook: «Esistono dei buchi neri nel tessuto della vita, che non si riempiono. Tuttavia non ho mai cercato di sottrarmi alle conseguenze e quindi alla giustizia. Ho pagato il debito al quale la giustizia mi ha condannato, ho scontato la mia pena. Non ho beneficiato di privilegi. Desidero oggi, come qualsiasi altro cittadino, fare valere il mio diritto al reinserimento sociale. Il diritto di fare il mio lavoro, il diritto per i miei cari di vivere in Francia senza subire pressioni o calunnie. Il diritto per il pubblico di andare ai miei concerti e di ascoltare la mia musica».

     

    cantat trintignant cantat trintignant

    Ma la portavoce dell’associazione «Osez le féminisme», Raphaëlle Remy-Leleu, ha già annunciato l’intenzione di fare annullare tutti gli altri concerti. Il punto non è giuridico, perché è vero che Cantat non ha più pendenze con la giustizia. Se avesse fatto un altro mestiere, più discreto e meno legato all’espressione di sentimenti, probabilmente nessuno metterebbe in discussione il diritto di Cantat di tornare a lavorare. Quel che è insopportabile per esempio per Jean-Louis Trintignant, padre di Marie, è vedere esibirsi sul palco, a cantare di sé e della sua sofferenza, l’uomo che gli ha ucciso la figlia a pugni.

     

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