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    NON DITE AL GRUPPO SUNING, PROPRIETARIO DELL’INTER, CHE IL LORO NEODIPENDENTE CAPELLO SI LAMENTA ANCORA DEI TITOLI TOLTI ALLA JUVE (UNO DEI QUALI E’ STATO ASSEGNATO AL CLUB NERAZZURRO): “ERANO DUE SCUDETTI VINTI SUL CAMPO” – COL TECNICO FRIULANO ANCHE BROCCHI E ZAMBROTTA: "GIANLUCA HA GIOCATO CON ME ALLA JUVENTUS. E COME ME HA SUBITO UN'INGIUSTIZIA…”


     
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    Da repubblica.it

    CAPELLO CAPELLO

     

    E' il giorno di Fabio Capello allo Jiangsu Suning. Il club cinese di proprietà del gruppo Suning ha ufficialmente presentato il tecnico italiano che inizierà questa nuova avventura con Gianluca Zambrotta, Cristian Brocchi e Franco Tancredi nello staff tecnico. E' lo stesso allenatore a parlare dei suoi collaboratori. "Gianluca ha giocato con me alla Juventus. Abbiamo vinto due campionati che poi ci hanno tolto, ma noi li abbiamo vinti sul campo. Metterà a disposizione della difesa della nostra squadra tutto quello che ha imparato da me e da tutti gli allenatori che ha avuto".

     

    CAPELLO CAPELLO

    BROCCHI E TANCREDI PORTERANNO ESPERIENZA - Poi continuando la presentazione del suo staff ha parlato di Brocchi e Tancredi.  "Quello di Cristian è un altro grande nome - assicura il tecnico -. Ha giocato con Milan, Inter, Lazio. Ha allenato anche lo stesso Milan ed ha lavorato molto bene nel settore giovanile. Potrà essere di grande aiuto nel settore giovanile del Suning.

     

    Tancredi è stato un grande portiere della Roma e della Nazionale. Ha lavorato con me tanti anni nella Roma, nel Real, nella Juventus. Ha fatto diventare un grande portiere Casillas, che aveva grandi difetti. Poi, con me ho Ventrone, un grandissimo preparatore atletico. Grande ricercatore e grande studioso. Da lui mi aspetto molto per quanto riguarda la condizione fisica".

     

    CAPELLO CAPELLO

    PROGETTO E AMBIZIONE - Capello ha spiegato anche cosa lo ha spinto ad accettare l'offerto di Suning dopo che per 10 anni non ha allenato un club, ma solo nazionali. "Ho valutato il gruppo con cui sarei andato a lavorare. E Suning vuole fare grandi cose nel calcio, è un gruppo mondiale importantissimo: ho accettato per il progetto. Qui c'è una grande connessione con il calcio italiano, con l'Inter.

     

    Dobbiamo riuscire a fare come Suning ha fatto in tutte le sue attività: portarle a primeggiare. La squadra può e deve migliorare per uscire da questa situazione delicata - ha proseguito l'ex Ct di Russia e Inghilterra -. Sarò il supervisor con la gestione di un gruppo giovane di persone competenti".

     

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    SVILUPPO VERTICALE - Capello assicura di non essere a digiuno di calcio cinese: "Ho visto tante partite, e sono venuto qui quando qualcuno di voi non era ancora nato, parliamo del 1992, 1993, e del 1995. Sono passati tanti anni: è un altro mondo. L'impressione, ogni volta, è di una nazione con sviluppo verticale".

     

     

    CAPELLO E QUEGLI SCUDETTI RICORDATI NEL POSTO SBAGLIATO

     

    Domenico Calcagno per il “Corriere della Sera”

     

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    Fabio Capello non è mai stato un diplomatico, tantomeno raffinato.

    Anche Ibrahimovic, quando nel suo libro racconta l' incontro con l' allenatore, ammette di essere rimasto sorpreso e quasi intimidito dai suoi modi bruschi e a Zlatan quelli che badano al sodo sono sempre piaciuti.

     

    Capello è giustamente orgoglioso dei tanti titoli collezionati in giro per il mondo, però «i due scudetti vinti sul campo con Zambrotta, che poi ci hanno tolto» ieri poteva (e doveva) lasciarli perdere. Perché è vero che l' Inter non è più di Massimo Moratti ma del gruppo Suning, che magari a Jindong Zhang di Calciopoli importa nulla e che Capello è stato assunto per allenare lo Jiangsu e non i nerazzurri.

     

    Però Suning, il suo nuovo datore di lavoro, è proprietario dell' Inter e un minimo di riguardo, di delicatezza per le passate, burrascose vicende non avrebbe fatto male. Capello è un po' come quello che racconta una barzelletta sui carabinieri in una caserma dei carabinieri. Bene che vada crea imbarazzo. Un conto è essere dei duri, un altro non rendersi conto che quando si mette la maglia di un ex nemico occorre pesare almeno un po' le parole.

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