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    CHI È, CHI NON È, CHI SI CREDE DI ESSERE LEW EISENBERG, IL NUOVO AMBASCIATORE USA IN ITALIA - E’ AMICO PERSONALE DI TRUMP, DI FAMIGLIA EBRAICA, È UN REPUBBLICANO MODERATO - HA LAVORATO PER GOLDMAN SACHS E HA POI FONDATO UNA SUA SOCIETÀ DI INVESTIMENTI - ERA A CAPO DELLA SOCIETA’ CHE CONTROLLAVA IL WORLD TRADE CENTER


     
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    Paolo Mastrolilli per www.lastampa.it

     

    LEW EISENBERG LEW EISENBERG

    Il nuovo ambasciatore americano in Italia è Lew Eisenberg, già Financial Chairman del Repubblican National Committee, e quindi tesoriere del Partito repubblicano. La nomina, anticipata a gennaio da La Stampa, è stata ufficializzata ieri dalla Casa Bianca. Eisenberg è un leader del Grand Old Party, ma anche un amico personale del nuovo capo della Casa Bianca, capace quindi di attirare l’attenzione di Washington su Roma.

     

    Lewis Eisenberg è nato in Illinois nel 1942 da una famiglia ebraica, ma durante gli studi di economia alla Cornell University si era trasferito a New York, dove dal 1966 al 1989 aveva lavorato per Goldman Sachs, diventando partner e capo della Equity Division. Nel 1990 aveva fondato la sua compagnia di investimenti, Granite Capital International, e poi era entrato come senior advisor nella Kohlberg Kravis & Roberts & Co.

     

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    Nel frattempo si era avvicinato alla politica attiva, in particolare con la governatrice del New Jersey Christine Todd Whitman. Era stato nominato presidente della Port Authority of New York e New Jersey, cioè l’agenzia pubblica che controllava il World Trade Center, e in questa posizione aveva vissuto il dramma dell’attacco alle Torri Gemelle. Nel gennaio del 2002 il governatore Pataki lo aveva scelto come direttore della Lower Manhattan Development Corporation, l’agenzia che aveva gestito la ricostruzione.

     

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    Oltre a raccogliere finanziamenti, nel Gop ha fondato il Republican Leadership Council, un gruppo politico che si definisce «fiscalmente conservatore e socialmente inclusivo». In altre parole l’ala più moderata del partito, impegnata a bilanciare l’influenza della destra religiosa. Questo gruppo infatti era aperto alle posizioni “pro choice” sull’aborto, e Eisenberg aveva inizialmente firmato la petizione promossa da Ken Mehlman, ex consigliere di George Bush, che invitava la Corte Suprema a legalizzare i matrimoni gay. Il nuovo ambasciatore ha poi rivisto alcune di queste posizioni, ma resta un esponente moderato del Gop, e ciò aggiunge significato alla sua scelta.

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    Secondo fonti che lo conoscono bene, è insieme un operativo molto efficace del partito, e un amico personale di Trump. In sostanza ha gestito sul piano finanziario l’evoluzione dell’establishment repubblicano, dall’iniziale scetticismo verso Donald all’abbraccio, raccogliendo per lui e per il Gop decine di milioni di dollari. Questo rende il suo rapporto diretto col nuovo presidente più importante dello stesso mandato ufficiale che riceverà, se otterrà la conferma del Senato. 

     

    LEWIS EISENBERG JON BON JOVI LEWIS EISENBERG JON BON JOVI

    La linea bipartisan degli Stati Uniti verso l’Italia, rimasta costante attraverso le amministrazioni Clinton, Bush e Obama, è favorire le riforme. Quelle economiche e del lavoro, necessarie per liberare le potenzialità del Paese, e quelle della giustizia civile, per costruire un sistema più rapido e accogliente verso gli investitori. Queste posizioni non cambieranno, e semmai verranno accentuate dall’amministrazione Trump. La Casa Bianca fa affidamento sull’Italia per stabilizzare la Libia, come alleato nella lotta al terrorismo, per la presenza in Iraq e Afghanistan, e la gestione dell’emergenza migranti. La scelta di Eisenberg darà forza alle relazioni bilaterali e allo sviluppo di questi dossier, anche grazie al rapporto diretto col presidente.

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