Salvatore Dama per “Libero Quotidiano”
carlo calenda tessera pd con maurizio martina
Braccia mai strappate all' agricoltura, in un certo senso. Perché Maurizio Martina era uno dei pochi ministri del governo Gentiloni che poteva vantare competenze tecniche sulla delega di propria pertinenza. Non che il vicesegretario del Pd abbia mai zappato la terra. Da ragazzo ha frequentato l'istituto agrario. A livello teorico, perciò, ne sapeva di semine, maggese e allevamenti. Ora, però, tutta questa scienza non gli basterà nella gestione del bestiario democratico.
Con le dimissioni di Matteo Renzi, toccherà a Martina traghettare il partito verso nuove primarie. E non sarà un affare da poco. In questo frangente il quarantenne bergamasco prende a mezzadria un movimento spompato, conflittuale, indeciso sulla strategia delle alleanze o dell'isolamento. Saranno cachi amari. Fortuna che Maurizio ha una dote che in politica lo ha sempre aiutato: l'invisibilità.
maurizio martina carlo cracco
GIOVANE VECCHIO
Nella sua carriera oramai quasi ventennale, Martina è stato capace di grandi insuccessi senza che mai nessuno gliene abbia chiesto conto. Ma anche di tradimenti mai imputati. Passa per uno serio, un lavoratore. Probabilmente è entrambe le cose. E questo suo profilo così composto lo rende impermeabile alle risse e agli agguati. Le avanguardie si scannano. Poi, quando saltano le teste, arriva lui, dalle retrovie. È sopravvissuto alla caduta di Walter Veltroni, di Pier Luigi Bersani, di Enrico Letta.
MAURIZIO MARTINA
Ora si lascia alle spalle anche il renzismo. Una spoon river dalla quale ha sempre tratto vantaggi. Adesso, per esempio, si trova alla guida del partito. Martina l' introverso. È sempre stato così fin da ragazzo. Matteo Pandini, bergamasco come lui, ha raccontato su Libero gli anni delle superiori.
Quando gli altri andavano a tacchinare le ragazze della scuola per parrucchiere ed estetiste e Maurizio alternava riunioni politiche e il lavoro in pizzeria. Alla foto di fine anno, i compagni di corso mostravano goliardicamente le chiappe, lui si faceva immortalare con il pugno chiuso. Un secchione. L'unico ad avere 9 in agraria. Prendeva la parola alle riunioni di istituto e ben presto è diventato il leaderino della locale Sinistra giovanile.
maurizio martina e renzi al lingotto
La prima candidatura risale al 1999 quando viene eletto consigliere a Mornico al Serio.
Nel frattempo finisce gli studi e si laurea in scienze politiche. I vertici dell'allora Ds lo notano e iniziato a puntare su di lui. Ma Bergamo è una piazza difficile, fortemente egemonizzata dalla Lega. Così come la Lombardia è terreno di caccia del centrodestra.
BERSANI E MAURIZIO MARTINA ALLA FESTA DELL UNITA
La carriera di Martina procede rapida, però è costellata di flop. Nel 2002 diventa il responsabile regionale della gioventù gauchista, due anni dopo il capo del partito bergamasco. Nel 2007 è il leader lombardo del Pd. Nel 2010 sbatte il muso contro la sconfitta alle Regionali. Vince Roberto Formigoni. Filippo Penati, suo mentore, si ferma al 30 per cento. A Milano Martina sostiene la candidatura di Stefano Boeri alle primarie per il sindaco. Primeggia Giuliano Pisapia. Gran figuraccia del Pd, che organizza i gazebo e poi non riesce a far eleggere i suoi uomini. Ciononostante il nostro agronomo schiva il cetriolo. Non paga dazio. Anzi: Bersani lo chiama a Roma, entra a far parte della segreteria nazionale.
michelle obama maurizio martina a milano 4
SOPRAVVISSUTO
Nei palazzi capitolini riesce a mimetizzarsi altrettanto bene. Sopravvive alla caduta del governo Letta. Di più: viene promosso. Da sottosegretario a ministro delle Politiche Agricole. Inizia l' opera di seduzione renziana. Martina, come altri giovani turchi, molla Bersani e si allea con il presidente del Consiglio. In un empito di esuberanza fonda i comitati di sinistra per il sì al referendum. Finisce malissimo. Ma per Renzi.
Maurizio torna a fare pendant con gli arazzi del ministero e si garantisce la conferma del mandato anche con Paolo Gentiloni. Il resto è storia recente. Matteo lo indica come suo vice alle primarie. Scelta situazionista. In passato il fiorentino si era accompagnato con Civati, Delrio, Richetti.
MAURIZIO MARTINA
Ma solo per accerchiare meglio l' avversario, che in questo caso è un altro "giovane turco", Andrea Orlando. Il ticket vince. Ma dura poco. In seguito alla disfatta del 4 marzo, il segretario dem si dimette, lasciando a Martina l' onere di riportare ordine in un partito devastato. Stavolta il cetriolo ha centrato il bersaglio.