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    COME NASCE LA NOMINA DI FABRIZIO PALERMO ALLA GUIDA DI CDP? – IL SUPER MANAGER, CALDEGGIATO DA DI MAIO, E’ ENTRATO NELL’ORBITA M5s GRAZIE AL SODALIZIO CON STEFANO DONNARUMMA, IL MANAGER CHE DIVENTERÀ NUMERO UNO DELL' ACEA NELL' ERA RAGGI. FU PROPRIO LUI A PRESENTARLO A 'GIGGINO'...


     
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    Alessandro Barbera per la Stampa

    fabrizio palermo fabrizio palermo

     

    Della politica è buona cosa tralasciare la propaganda e guardare la sostanza delle scelte. Prendiamo il rapporto fra il Movimento Cinque Stelle e il mondo della finanza.

     

    Ad ascoltare Luigi Di Maio che grida contro «l' arroganza delle banche» si potrebbe immaginare una distanza siderale. E invece la nomina di Fabrizio Palermo alla guida della Cassa depositi e prestiti dimostra che non è così. Il Movimento rivendica la scelta del manager contro chi - il ministro Tria - puntava a Dario Scannapieco. E in effetti Palermo è stato caldeggiato dal leader pentastellato nonostante le forti pressioni perché avesse la meglio il numero due della Banca europea degli investimenti.

    Ma attenzione: Palermo non è un militante.

     

    fabrizio palermo fabrizio palermo

    La sua carriera si è snodata per anni lontano dai palazzi romani. Analista finanziario prima alla Morgan Stanley di Londra, ha lavorato sette anni a McKinsey, una di quelle scuole frequentate da futuri banchieri come Passera e Profumo. È lì che ha imparato l' arte di fusioni e acquisizioni prima di approdare nella pubblica Fincantieri. È in quel momento - a McKinsey - che il destino di Palermo prende forma.

     

    In quegli anni stringe il sodalizio con Stefano Donnarumma, il manager che diventerà numero uno dell' Acea nell' era Raggi. È proprio Donnarumma a presentare Palermo a Di Maio. Accade nei mesi in cui l' azienda romana firma un grosso accordo con Open Fiber, la creatura voluta da Matteo Renzi per far concorrenza all'(allora) pigra Telecom nel cablaggio in fibra ottica della penisola. «La mia è una storia professionale che non ha nulla a che vedere con la politica», precisa in queste ore Palermo a chi lo incontra. E però la benedizione pentastellata ora lo costringerà a fare i conti con le mille idee elaborate dal Movimento per rafforzare keynesianamente la politica economica del governo.

     

    stefano donnarumma stefano donnarumma

    Alitalia, Ilva, l' investimento (per ora fallimentare) in Tim, già svalutato per 150 milioni.

    Negli ultimi mesi i dossier sul tavolo dei vertici di Cassa si affollano come non accadeva ai tempi dell' Iri.

     

    Di Maio ora vuole di più. In un articolo apparso poche settimane fa sul Blog delle Stelle, uno degli ideologi del Movimento, l' economista Andrea Roventini, scriveva che Cassa dovrà occuparsi meno di alberghi (una controllata di Cdp è azionista del gruppo Forte) e piuttosto di «stimolare l' innovazione, lo sviluppo tecnologico, aiutare le imprese sui mercati nazionali ed esteri». Tra il dire e il dissipare il confine è però breve. I ben informati sono convinti che Palermo farà da argine alle operazioni spericolate con tre certezze.

     

    La prima è lo Statuto della Cassa, che pone regole e procedure precise sul tipo di investimenti che la Cassa stessa può intraprendere. La seconda sono le Fondazioni bancarie: conscio dello Zeitgeist, il gran capo Giuseppe Guzzetti - unico azionista privato con il 16 per cento delle quote - ha fin dal primo giorno del governo preparato il terreno per la nomina di un presidente di garanzia, Massimo Tonon i. La terza certezza sono le fonti di finanziamento della cassa: trattandosi della società che custodisce il risparmio postale, avrà buon gioco a spiegare che Cdp non potrà trasformarsi in un bancomat della politica.

     

    LUIGI DI MAIO E VIRGINIA RAGGI LUIGI DI MAIO E VIRGINIA RAGGI

    «Palermo metterà a frutto l' arte creativa della finanza imparata in questi anni», racconta un anonimo mentore. Il salvataggio di Alitalia sarà possibile, ma non potrà prescindere da un partner industriale, che molto probabilmente sarà Lufthansa. Il ritorno dello Stato in Tim con il cinque per cento delle quote da parte del governo Gentiloni è stato avallato anche da Lega e Cinque Stelle, e sarà propedeutico all' operazione che riporterà verso lo Stato la rete telefonica, tuttora in mano ai privati.

     

    La qualità delle scelte della nuova Cassa dipenderà però anche dai consiglieri di amministrazione che affiancheranno Tononi e Palermo negli anni a venire. Entro martedì, il giorno in cui l' Asssemblea ratificherà la scelta, devono esserne indicati cinque. E non è un caso se nella complicata trattativa sulle nomine, Tria ha chiesto e ottenuto che fra i consiglieri resti il neo direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera.

    DI MAIO RAGGI DI MAIO RAGGI ALESSANDRO RIVERA ALESSANDRO RIVERA

    Twitter @alexbarbera

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