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    CONCHITA WURST SOTTO RICATTO – ECCO PERCHE’ LA DRAG QUEEN AUSTRIACA HA RIVELATO DI ESSERE SIEROPOSITIVA DA MOLTI ANNI: “UN MIO EX FIDANZATO MINACCIAVA DI RENDERLO PUBBLICO, NON DARÒ A NESSUNO IL DIRITTO DI SPAVENTARMI”- VIDEO


     
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    Katia Ippaso per il Messaggero

     

    Conchita Wurst Conchita Wurst

    IL CASO Forse era struccata, senza parrucca, sguarnita di quelle magnifiche ciglia finte che ipnotizzano ogni volta i suoi fan. È probabile che non avesse addosso nessuno di quei vestiti luccicanti che aderiscono al corpo esile e giovane che non ha ancora compiuto 30 anni.

     

    Ci piace però immaginare che la leggendaria barba fosse al suo posto, nel momento in cui Conchita Wurst, la celebre cantante austriaca vincitrice nel 2014 dell' Eurovision Song Contest, ha voluto lanciare al mondo il suo più coraggioso messaggio: «Oggi è il giorno in cui ho deciso di liberarmi da una spada di Damocle per il resto della mia vita.

     

    Sono sieropositiva (all' Hiv) da molti anni. Un mio ex ragazzo minaccia di rendere pubbliche queste informazioni private, e non darò a nessuno il diritto di spaventarmi e influenzare la mia vita futura».

     

    Ieri mattina Thomas Neuwirth, in arte Conchita Wurst (l' artista ha cominciato a travestirsi nel 2011), ha scritto poche, sincere parole su Instagram. E chissà che dietro di lei non ci fosse in quel momento l' amata madre Helga, che ha sempre sostenuto Thomas/Conchita nelle scelte più ardite, al punto che per gratitudine l' artista austriaca si è tatuata sulla schiena il suo volto.

     

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    «Sì, è proprio il volto di mia madre» disse a Carlo Conti nel 2015, sul palcoscenico dell' Ariston di Sanremo. Oggi Conchita confessa ai suoi fan di voler risparmiare un dolore alla sua famiglia, e per questo racconta di essere sieropositiva. L' artista non ha voluto rivelare l' identità del suo ex ragazzo, si limita solo ad anticiparne le mosse. Tutto ciò va al di là del caso di Conchita Wurst, poiché tocca il sensibile tema della violazione della privacy e del ricatto sessuale.

     

    FENICE «Da quando ho ricevuto la diagnosi, sono in cura. Non voglio trasmettere il virus» scrive la cantante, rassicurando i fan rispetto al suo stato di salute: «Sto bene, e sono più forte e liberata che mai». Migliaia le risposte di sostegno da tutte le parti del mondo:

     

    concita wurst concita wurst

    «Ti supporto in ogni modo, non mi importa che tu sia positiva o no, il tuo talento ha portato gioia e felicità e continuerà a farlo. Tu sei una Fenice che vola alto e il tuo spirito non cadrà mai, non importa quello che dice la gente», commenta un fan su Instagram. L' immagine della Fenice è quella più giusta, che riporta a Rise like a Phoenix, il singolo con cui Conchita vinse l' Eurovision, scatenando non poche polemiche. «Abbiamo mostrato ai sostenitori dell' integrazione europea il loro futuro: una donna barbuta» dichiarò il vice premier russo Dmitry Rogozin.

     

    conchita wurst e jean paul gaultier conchita wurst e jean paul gaultier

    Nel 2015, la drag queen fu ospitata con tutti gli onori al festival di Sanremo e a un più che prudente Carlo Conti disse che senza barba si sarebbe sentita «incompleta». Spiegò anche il perché del suo nome d' arte: Conchita è sexy, mentre Wurst, anche se in fondo significa «non me ne importa niente», non è una scelta di menefreghismo, ma l' espressione della volontà di affermare liberamente «l' identità, la personalità, oltre l' aspetto».

     

    LA COLPA Da sempre portatrice di messaggi di pace, Conchita Wurst si è trovata oggi costretta a difendersi da uno spettro che ancora si aggira per l' Europa e il mondo.

     

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    Tutto ciò che riguarda la sieropositività porta con sé un indistinto, feroce, e ingiustificato terrore del contagio, che lascia ben poco spazio non solo al diritto di essere informati, ma anche a pensieri di cura e fratellanza. «Spero di acquisire maggiore coraggio e fare un altro passo ancora contro la stigmatizzazione delle persone contagiate dall' Hiv, che sono condannate per il loro comportamento, come se fosse soltanto colpa loro».

     

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    Forse inconsapevolmente, il messaggio della cantante austriaca accende una miccia di ribellione, ma è anche una limpida richiesta di aiuto da parte di una categoria che ha vissuto l' esclusione due volte: prima a causa della propria scelta sessuale, e poi per la scoperta della sieropositività. Come se fosse, appunto, una colpa.

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