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    ‘DAVANTI A NOI NON C’È UNA PRATERIA, C’È IL BURRONE’: LA MINORANZA PD SENZA PISAPIA RESTA SOLA CON RENZI. E IL PROBLEMA È PIÙ DI TATTICA CHE DI VOTI (CHE PISAPIA NON HA): SENZA UN ALLEATO A SINISTRA MATTEUCCIO NON POTRA' DIRE DI AVERE UN PIANO CREDIBILE PER VINCERE LE ELEZIONI - ORA RESTANO LE IPOTESI DI UNA LISTA DI EX-VENDOLIANI, UN’ALTRA CENTRISTA CON CASINI E UNA EUROPEISTA CON EMMA BONINO…


     
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    1. ‘DAVANTI A NOI NON C’È UNA PRATERIA, C’È IL BURRONE’

    Estratto dall’articolo di David Allegranti per www.ilfoglio.it

     

    matteo renzi giuliano pisapia a milano pranzo con la moda matteo renzi giuliano pisapia a milano pranzo con la moda

    Per il partito di Renzi il senso di isolamento oggettivamente aumenta. La sortita di Pisapia crea un problema non da poco (più di tattica che di voti: senza un alleato a sinistra per il Pd sarà difficile affermare in campagna elettorale di avere un credibile piano A per vincere le elezioni), perché se è vero che la sua presenza non avrebbe portato molto in termini di voti è altrettanto vero che senza di lui il Pd rimarrà scoperto a sinistra.

     

    Così, dicono i parlamentari della minoranza, davanti non c’è “una prateria” ma “un burrone”. Non un granché come risultato: l’ex sindaco di Firenze è stato costretto a fare una legge elettorale, il Rosatellum, che prevede le coalizioni, ma la coalizione il Pd non ce l’ha. Oltretutto, era chiaro fin dal primo momento che a sinistra le coalizioni sarebbero state impossibili. La linea coalizionista di Franceschini e di coloro che hanno sabotato il modello tedesco viene così sconfitta.

     

    Nel Pd non l’hanno presa bene. Lo dimostra anche una certa fretta con cui dal Nazareno gli spin sono stati recapitati alle agenzie. “Il Pd va avanti con il progetto di coalizione di centrosinistra”, scriveva ieri l’Ansa, riportando il pensiero di Largo del Nazareno. “Lo affermano fonti della segreteria Dem, dopo il passo indietro di Giuliano Pisapia”.

     

    Secondo queste fonti “ci saranno sicuramente, al fianco del Pd, una lista di sinistra con ex Sel come Zedda, Smeriglio, Uras, Ragosta, Stefàno. Ci sarà poi una lista centrista con Pier Ferdinando Casini e Beatrice Lorenzin. E la terza lista alleata, assicurano, sarà quella di +Europa di Emma Bonino”.

     

     

    2. PISAPIA: «NON REGGO PIÙ UN LIVELLO COSÌ ALTO DI TENSIONE»

    Monica Guerzoni per www.corriere.it

    RENZI MADIA LORENZIN RENZI MADIA LORENZIN

     

     

    «Non reggo più un livello così alto di tensione», si è sfogato Giuliano Pisapia prima di gettare la spugna. Per l’ex sindaco di Milano la partita è chiusa. Ai suoi parlamentari che lo ascoltavano sgomenti, l’avvocato ha annunciato un «passo indietro definitivo e senza ritorno». Stufo delle promesse del Pd e irritato dagli appelli fuori tempo massimo, il leader di Campo progressista ha pronunciato la frase che da settimane aleggiava sui destini del centrosinistra: «Ci abbiamo provato con tutta la nostra forza, ma non ci sono le condizioni politiche».

     

    A nulla è valsa la telefonata accorata di Piero Fassino, a nulla i tentativi di Luigi Zanda e Dario Franceschini e poi, in un crescendo di tensione con il Nazareno, la chiamata di Matteo Renzi che lo informava di aver convinto Angelino Alfano a non ricandidarsi. Ha tentato da ultimo anche Paolo Gentiloni, assicurando che il governo sta lavorando con convinzione per portare a casa lo ius soli. Ma niente da fare, tempo scaduto. «Sono stato sottoposto per mesi a uno stillicidio, non ne posso più — ha detto Pisapia nel vertice con i collaboratori più stretti, in un hotel nel centro di Roma —. Se credevano che avrei fatto da stampella al Pd, mi hanno sottovalutato. E perché tutte queste promesse non le hanno pronunciate in pubblico?».

     

    emma bonino emma bonino

    «Ci sentiamo presi in giro»

    Lo ius soli è stato, come raccontano gli uomini più vicini all’ex sindaco, «la goccia che ha fatto traboccare il vaso». La decisione di relegare in fondo alla clessidra della legislatura la legge sulla cittadinanza, bloccata dal veto degli alfaniani, ha letteralmente «atterrito» Pisapia. «Ci sentiamo presi in giro — si è infuriato con i dirigenti dem il fondatore di Cp —. Ma cosa pensate, di avere a che fare con dei cercatori di poltrone? Le nostre richieste non riguardano gli scranni, ma il profilo di una coalizione che rischia di nascere subalterna a chi ragiona come Salvini».

     

    Nelle stesse ore, sul telefono incandescente di Pisapia è arrivata una chiamata da Palazzo Madama. Questa volta non era Zanda, ma Pietro Grasso, pronto ad accoglierlo con tutti gli onori nella lista Liberi e uguali. «Inutile che ti dica, Giuliano, che le tue idee programmatiche sono più vicine alle nostre che a quelle del Pd», avrebbe sottolineato il presidente del Senato. Dietro alle parole di Grasso c’è chi accredita l’offerta di una candidatura nel maggioritario a Milano, ma Pisapia va dicendo a tutti che alle politiche non sarà in lista. Né con Grasso né con Renzi.

    renzi grasso mattarella renzi grasso mattarella

     

    «Sono molto pessimista sul futuro del centrosinistra»

    Chiudendo l’ultima, tormentata riunione con i collaboratori più stretti, da Ciccio Ferrara a Marco Furfaro, l’ex sindaco si è augurato che il suo addio «produca un terremoto». Un movimento tellurico virtuoso in grado di far rinsavire i vertici del Pd. Ma lo stesso Pisapia ha ammesso di essere «molto, molto pessimista sul futuro del centrosinistra». «Nel giorno del dolore», per dirla con Furfaro, il tema tra i reduci di Campo progressista è come collocarsi alle Politiche.

     

    La maggior parte dei parlamentari medita di entrare in Liberi e uguali al seguito di Laura Boldrini, Bruno Tabacci e altri guardano invece al Pd. «Calma e gesso, nulla è scontato — frena Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della Regione Lazio —. Il passo indietro di Alfano è un fatto nuovo, ci prenderemo il tempo di una profonda riflessione». Nel pomeriggio anche la presidente della Camera ha provato a mettersi in contatto con Pisapia, ma non è riuscita a parlarci.

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