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    IL DUCETTO CONTINUA A BLOCCARE PADOAN SULL’AUMENTO DELL’IVA. ALMENO FINQUANDO QUALCUNO GLI SPIEGHERA’ CHE CORRISPONDE AD UNA MINI SVALUTAZIONE – MATTEO: “ABBIAMO ROTTAMATO DRACULA” - PIERCARLO: “CREEREBBE INFLAZIONE FISCALE. MA QUALE TESORETTO, COME DICE IL MIO GIOVANE EX CAPO"...


     
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    Francesco Verderami per il Corriere della Sera

     

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    Padoan non poteva non sapere che la sua proposta per uno scambio tra l' aumento dell' Iva e una riduzione delle tasse sul lavoro avrebbe incontrato pochi sostenitori. In Parlamento nessuno e in Consiglio dei ministri il solo Calenda, che al pari di Confindustria considera l' idea «positiva sul piano economico», perché «creerebbe inflazione fiscale, ridurrebbe la pressione del debito e sarebbe da stimolo alla crescita»: «Ma dal punto di vista politico mi sembra un' operazione impraticabile».

     

    Infatti Renzi - senza nemmeno prendere in esame le simulazioni del Centro studi degli imprenditori - ha provveduto prontamente a bocciarla: «Il Pd le tasse non le aumenta. Abbiamo rottamato Dracula».

     

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    Ora, siccome la sortita dell' ex premier era da mettere in preventivo, resta da capire quale motivo abbia spinto il titolare dell' Economia ad una simile sortita. La tesi più scontata, che pure circola nella maggioranza, è che - dopo aver perso il braccio di ferro su Def e manovrina - Padoan si sia «rotto». E che, come ogni tecnico quando si approssima la fine del mandato politico, abbia sentito il richiamo della foresta, di quel mondo cioè da cui proviene e che aveva criticato la sua scelta di assecondare la stagione renziana dei «bonus».

     

    Sono supposizioni che trovano qualche fondamento nell' intervista al Messaggero , quando dinnanzi alla domanda sui «due fuochi» tra i quali è stretto - quello europeo e quello interno - Padoan ne ha aggiunto un terzo: «Il metodo del fuoco amico. Ma su questo non faccio commenti».

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    Li avesse fatti, avrebbe fatto scoppiare la crisi di governo, perché avrebbe dovuto raccontare l' attacco in Consiglio dei ministri della Boschi e di Martina, l' accusa - ultima in ordine di tempo - di aver presentato una stima di crescita «troppo bassa». Oppure avrebbe dovuto rivelare di quando gli sconsigliarono di recarsi alla convention del Lingotto, «perché è una riunione di corrente», ma lui decise di presenziare «perché voglio tenere buoni rapporti con Renzi». Tranne poi pentirsene e darsi dell'«ingenuo», dopo aver ascoltato una salva di critiche.

     

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    Insomma, meglio non aprire il vaso di Pandora, anche se - citando l' Iva - quel coperchio un po' l' ha sollevato. E una ragione, se l' ha fatto, c' è. Forse è stato un modo - questa la tesi accreditata dai renziani - per far capire all' ex premier che da qualche parte i soldi per la legge di Stabilità andranno trovati. Nel Pd c' è chi teme che Padoan si prepari così a tornare all' assalto per un' altra tranche di privatizzazioni (Poste comprese), magari anche con la riforma del catasto.

     

    Per evitare un patatrac, il capogruppo di Ap Lupi invita il ministro a prendere un' altra strada: «Privatizzazioni a parte, per ridurre il cuneo fiscale potrebbe intanto recuperare 10 miliardi usando gli 80 euro di bonus, che spesso i lavoratori devono restituire dopo averli presi. In questo modo non solo se ne gioverebbero ma gliene tornerebbero in tasca 130».

     

    Ma l' Iva no. «L' Iva non aumenterà», dice Renzi: «Anche perché il mio governo ha lasciato un tesoretto». A Padoan viene da sorridere: «Tesoretto... Così lo chiama il mio giovane ex capo». L' Iva funesta potrebbe arrecare lutti alla legislatura, se Berlusconi si accordasse a staccarle la spina. Siccome non lo farà, qualcun altro si farà male.

     

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