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    FAR WEST IN SENATO: LA FEDELI FINISCE IN INFERMERIA, IL LEGHISTA CENTINAIO: "NON L'HO NEANCHE TOCCATA, HO SOLO RESISTITO FINO ALL' ULTIMO COME A FORT ALAMO" – LA DEM FINOCCHIARO ATTACCA: "INDECENTE BAGARRE LEGHISTA, M5S COMPLICE" – ANCHE SALVINI CONCEDE: "GLI ECCESSI NON VANNO MAI BENE" - VIDEO


     
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    Francesca Schianchi per La Stampa

     

    CENTINAIO FEDELI CENTINAIO FEDELI

    L' approdo nell' aula del Senato della legge sullo ius soli è segnato da urla, proteste, banchi del governo occupati dalla Lega con conseguente parapiglia e, alla fine, due persone in infermeria: la ministra Fedeli che accusa dolori a un gomito e il capogruppo del Carroccio Gianmarco Centinaio con due dita steccate.

     

    Provvedimento incardinato ma voti rinviati prudentemente alla settimana dopo il ballottaggio, con buone probabilità che il governo accontenti la richiesta avanzata dal presidente del Pd Matteo Orfini e metta la fiducia al testo. Ammesso che questo sia sufficiente a sbloccare l' impasse di una legge ferma in Senato dall' ottobre 2015.

     

    «La riforma della cittadinanza sarà legge», promette il capogruppo alla Camera del Pd, Ettore Rosato, al termine di una giornata concitata in Senato ma anche fuori, nelle manifestazioni di Forza Nuova e Casapound contro la legge, dove ci sono stati momenti di tensione.

    LEGA PROTESTA SENATO LEGA PROTESTA SENATO

     

    Dentro Palazzo Madama è la Lega, contrarissima al testo contro cui ha presentato oltre 48mila emendamenti, a scatenare il caos quando non viene concessa la parola al capogruppo Centinaio che vorrebbe chiedere il rinvio in commissione.

     

    Prima un sonoro «vaffa» verso il presidente Grasso da parte del senatore Raffaele Volpi che gli costa l' espulsione (poi revocata per non interrompere i lavori), poi una piccola pattuglia guidata dal capogruppo Centinaio che, armata di cartelli "No ius soli" occupa i banchi del governo con l' obiettivo di sospendere la seduta e dilatare i tempi.

     

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    Lì dove siede la ministra dell' istruzione Valeria Fedeli che, alla fine, va a farsi applicare cerotti antidolorifici a un gomito e riceve varie solidarietà, inclusa una telefonata di Renzi: «Mi dispiace ma io non l' ho neanche toccata - giura Centinaio - ho solo resistito fino all' ultimo come a Fort Alamo. Comunque le manderò delle margherite». Lei rassicura via Twitter: «Sto bene, grazie a tutte e a tutti. Non saranno i tentativi di sopraffazione a fermare una battaglia di civiltà come lo ius soli».

     

    «Indecente bagarre Lega e silenzio complice di M5S mentre incardiniamo lo ius soli. Che tristezza anteporre ricerca del consenso a civiltà», interviene la ministra dei rapporti col Parlamento Anna Finocchiaro, tirando in ballo i Cinque stelle che si asterranno (in Senato vale come voto contrario). E, come lei, è un coro di condanna dem alle intemperanze leghiste, mentre il segretario del Carroccio Matteo Salvini concede che «gli eccessi non vanno mai bene» ma «in un momento di emergenza economica e sociale come questa la priorità del Parlamento non è lo ius soli».

     

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    Inaccettabile per loro la legge che supera lo ius sanguinis e concede la cittadinanza italiana ai bimbi nati da genitori stranieri con permesso di soggiorno di lungo periodo, o che abbiano concluso un ciclo di studi in Italia. Tanto che dalla Commissione non sono riusciti a licenziare un testo per l' aula.

     

    Proprio l' ostruzionismo padano, con le sue migliaia di emendamenti e la gazzarra scoppiata ieri, spinge Orfini ad annunciare che il Pd probabilmente chiederà la fiducia al governo sul testo. «Ma o fanno un maxiemendamento che poi per forza deve tornare alla Camera, o devono mettere quattro fiducie», gongola Roberto Calderoli, conoscitore astuto dei regolamenti parlamentari. «È già dura che la maggioranza ottenga una fiducia in Senato, figuriamoci quattro Il governo cade sullo ius soli», ride. Vero è che il tema è delicato, soprattutto in campagna elettorale.

     

    Nella maggioranza c' è chi tira un sospiro di sollievo all' idea che di ius soli si torni a parlare solo dopo le amministrative: la settimana prossima in calendario ci sono altri appuntamenti, dalla discussione delle mozioni su Consip alla relazione del premier Gentiloni sul Consiglio europeo.

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