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    FEBBRE CHIKUNGUNYA: A ROMA STOP ALLE DONAZIONI PER EVITARE IL DIFFONDERSI DEL VIRUS, A RISCHIO LE SCORTE DI SANGUE - EMERGENZA NEGLI OSPEDALI PER 1,3 MILIONI DI CITTADINI – LA RAGGI NELLA BUFERA: PER LA REGIONE L’ORDINANZA PER LA DISINFESTAZIONE E’ARRIVATA IN RITARDO


     
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    Francesca Angeli per il Giornale

     

    CHIKUNGUNYA - STOP ALLE DONAZIONI CHIKUNGUNYA - STOP ALLE DONAZIONI

    Scorte ematiche a rischio.

    É scattato il blocco delle donazioni anche per Roma. Il Centro Nazionale Sangue ha diramato una circolare che sospende le donazioni di sangue ed emocomponenti nella Asl 2 del Comune di Roma, ovvero per 1.295.212 abitanti. Stop che coinvolge anche i donatori che hanno soggiornato in quella zona della capitale per 28 giorni. Un provvedimento reso necessario dall' incremento dei casi di infezione da Chikungunya, virus simile all' influenza che può essere trasmesso dalla zanzara tigre, specie oramai autoctona anche in Italia.

     

    La sospensione totale delle donazioni riguarda solo i comuni di Roma e di Anzio. Ma purtroppo sono a rischio anche le scorte. Le sacche raccolte al di fuori dell' area interessata dall' infezione devono essere messe in «quarantena» come spiegano dal CNS.

     

    «In tutte le altre aree della Regione, in base all' assunzione di un minor livello di rischio di infezione, al sangue raccolto verrà applicata una quarantena di 5 giorni se il donatore ha soggiornato in una delle due città colpite», si spiega in una nota mentre il direttore del CNS, Giancarlo Maria Liumbruno, precisa di aver attivato «tutte le misure possibili per evitare eventuali carenze a Roma a partire dalla mobilitazione delle scorte accantonate per le maxiemergenze».

     

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    I casi di Chikungunya registrati fino ad ora sono 17, di cui 6 a Roma. Gli altri casi monitorati nel comune di Anzio riguardano residenti o persone che hanno soggiornato nella cittadina nelle scorse settimane. La Chikungunya si presenta come un' influenza con febbre alta ma caratterizzata da forti dolori articolari. Nella maggioranza dei casi la malattia ha esito benigno.

     

    I casi gravi sono rari e di solito coinvolgono soggetti con patologie pregresse. Allora perché il diffondersi del virus desta tanta preoccupazione? Purtroppo per la Chikungunya non esiste un test di riconoscimento.

    Dunque in caso di un prelievo del sangue finalizzato alla donazione non è possibile verificare se il donatore sia infetto.

     

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    L' unica scelta in caso di presenza del virus nella zona interessata alle donazioni è quella di bloccarle. Lo stop era già stato imposto nella zona di Anzio ma ovviamente le conseguenze di un blocco che riguarda Roma sono molto più pesanti.

     

    Una situazione molto più grave rispetto a quella provocata dallo stop imposto qualche settimana fa alle donazioni a causa della diffusione del virus del West Nilo, per il quale invece esiste un test di riconoscimento e dunque è molto più facilmente contenibile.

     

    E ovviamente anche su questo fronte è scattata la polemica politica. Al centro della bufera ancora una volta la prima cittadina della capitale, Virginia Raggi. La Regione Lazio fa notare di aver sollecitato il Campidoglio una settimana fa affinché procedesse alla disinfestazione delle aree interessate dal virus. L' unico modo per fermare la diffusione infatti è eliminare il vettore attraverso il quale si propaga, ovvero le zanzare. E anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, si era detta molto preoccupata per la situazione conseguente alla Chikungunya esortando il Comune di Roma a procedere alla disinfestazione. «È passato troppo tempo dalla prima richiesta di intervento da parte della Asl che risale al 7 settembre», aveva detto la Lorenzin.

     

    Ma la Raggi ha respinto le accuse e ieri ha firmato l' ordinanza di disinfestazione per contrastare l' emergenza sanitaria causata dalla Chikungunya in tutte le aree «dove si sono verificati i casi clinici notificati dalle Asl».

     

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