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    FINE DEI GIOCHI - IN CORSA PER LE OLIMPIADI RESTANO SOLO PARIGI E LOS ANGELES, E IL CAPO DEL CIO HA PROVATO A RIFILARE IL PACCO: A UNA QUELLE DEL 2024, A L'ALTRA IL 2028. COSÌ LE PROSSIME CANDIDATURE SI DOVRANNO PRESENTARE NEL 2025, E CHI VIVRÀ VEDRÀ. MA I SINDACI LO HANNO SFANCULATO - L'OSTE FRANCO CARRARO, CHE DA 35 ANNI CAMPA NEL COMITATO OLIMPICO, CI FA SAPERE CHE IL VINO È BUONO: ''COI GIOCHI SI VA IN PERDITA, MA C'È UN RITORNO IMMENSO''. IN POLTRONE


     
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    1. LA GRANDE FUGA DA OLIMPIA NESSUNO VUOLE PIÙ I GIOCHI

    Gaia Piccardi per il ''Corriere della Sera''

    MALAGO' BACH PESCANTE MALAGO' BACH PESCANTE

     

    Dio è morto, Marx è morto e anche l' Olimpiade non si sente molto bene. Le due settimane di sport ed euforia che portarono nelle casse di Sydney 2000 ben 8 miliardi di dollari di indotto e 90 mila nuovi posti di lavoro, meno di vent' anni dopo si sono trasformate in una grande fuga dai Giochi.

     

    C' erano una volta cinque aspiranti al ballo del 2024: Roma, sgambettata dai 5 Stelle; Amburgo, ritirata dopo un referendum popolare (ma se la Germania ci avesse creduto davvero, avrebbe puntato da subito sulla capitale); Budapest, tramontata sotto il peso di una petizione da 250 mila firme. Nella penombra del congresso straordinario del Cio, a Montecarlo - era il dicembre 2014, pare un' era geologica fa -, il presidente Thomas Bach si era dato grandi pacche sulle spalle da solo: «O cambiamo noi o verremo cambiati: nascono i Giochi low cost, sostenibili e spalmabili».

    olimpiadi pechino abbandono olimpiadi pechino abbandono

     

    Ammesse alleanze tra città, stadi temporanei, il Cio come partner anziché padre-padrone. Roma si era tuffata di testa nell' opportunità scoprendo, ahilei, che la piscina era vuota.

     

    Oggi, a cinque mesi dall' appuntamento di Lima (confermata sede della 130esima sessione Cio: una donazione di 600 mila dollari, spiccioli per il budget di Bach, è bastata a consolare il Perù dei 101 morti e dei 900 mila sfollati per le inondazioni) e a 1.195 giorni da Tokyo 2020, a litigarsi l' Olimpiade 2024 sono rimaste appena in due: Parigi, che sogna di celebrare il centenario dei Giochi 1924, e Los Angeles, che vuole il tris dopo le edizioni '32 e '84. Non esattamente l' abbondanza che Bach, già alle prese con le ondate di doping postumo che stanno riscrivendo i medaglieri olimpici, si augurava.

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    Il piano nella testa del numero uno dello sport mondiale è chiaro: apparecchiare a Lima una doppia assegnazione (Parigi 2024 e Los Angeles 2028) per blindare le due orfanelle e spostare il problema dei cinque cerchi di Olimpia un po' più in là, al 2025, quando con i canonici sette anni d' anticipo andranno assegnati i Giochi 2032 e Bach, nel frattempo 71enne, non sarà più presidente.

     

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     Ma il diabolico progetto - peraltro sconsigliato dall' infausto precedente della doppia assegnazione del Mondiale di calcio (Russia 2018 e Qatar 2022) costato la poltrona all' ex reuccio della Fifa, Sepp Blatter -, rischia di scoppiare in faccia al Cio, oggetto di pesanti critiche. «Il processo di candidatura è diventato tossico - ha detto Michael Payne, ex direttore marketing del Comitato olimpico internazionale -. Bach è al centro della tempesta perfetta: dovrà cambiare di nuovo le regole». Uno smacco, per chi credeva di aver fatto la rivoluzione perfetta.

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    Annusato pacco, doppiopacco e contropaccotto, i sindaci di Parigi e Los Angeles si sono ribellati con forza: «Se non avremo l' Olimpiade 2024, di certo non ci ricandideremo per il 2028» hanno mandato a dire in coro Anne Hidalgo e Eric Garcetti a Bach. Che nei giorni della lite furibonda con la National Hockey League (Nhl), colpevole di aver negato i professionisti di disco e stecca ai Giochi invernali di Pyeongchang 2018 - altra grana non da poco -, si è affrettato ad avviare un' affannosa (e avventurosa) mediazione.

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    Subito frustrata da Juan Antonio Samaranch, figlio d' arte e vicepresidente Cio: «Io penso che per la doppia assegnazione si debba votare». Come a dire: il presidente da solo non decide nemmeno la carta da parati di Losanna. Ma una nuvola nera di incipienti grattacapi si sta addensando sulla scrivania di route de Vidy 9. Da qui a Lima, Bach rischia di perdere un fondamentale sodale: John Coates, presidente del Comitato olimpico australiano dal 1990 e potente vicepresidente Cio.

     

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    A sfidarlo alle elezioni di maggio sarà Danielle Roche, ex oro olimpico nell' hockey prato, una tipa tosta che ha promesso di lavorare gratis, altro che i 700 mila dollari all' anno di Coates che, se perderà, decadrà anche dallo status di membro Cio (Bach sta studiando una forzatura per nominarlo vicepresidente onorario, ma non è detto che passi). L' inchiesta sulle malefatte di Lamine Diack, ex capo della Iaaf, inoltre, oltre a Frank Fredericks dovrebbe inguaiare pesantemente altri due membri Cio.

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    E poi. Se alle presidenziali in Francia (23 aprile) vincesse il Fronte Nazionale di Marine Le Pen? E se Donald Trump, impegnato a fare la guerra, non avesse più voglia di fare i Giochi? In una situazione socio-politica così fluida, il tempo scarseggia. E l' Olimpiade sembra sempre più una mano di tressette. A ciapanò.

     

     

    2. «SI VA IN ROSSO MA C' È UN RITORNO IMMENSO» - CARRARO: «L' IDEA DI DE COUBERTIN, GENIALE, RESTA ATTUALE: RIO LO DIMOSTRA»

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    Flavio Vanetti per il ''Corriere della Sera''

     

    Franco Carraro, il modello dei Giochi olimpici è irrimediabilmente in crisi?

    «No, resta di successo: è stato dimostrato a Rio. De Coubertin è stato geniale: non c' è cosa pensata cento e più anni fa che funzioni ancora oggi con tanto successo».

     

    La crisi, tuttavia, morde.

    «Il mondo è in crisi dal 2008. È l' impasse più lunga a livello internazionale e poi c' è il terrorismo che complica tutto. Ma non è una crisi del modello olimpico».

     

    Però potenziali candidate forse frenano proprio di fronte al terrorismo e ai costi necessari per la sicurezza.

    «Ci sta: se avessimo minori tensioni, avremmo meno spese. Ma il tema della sicurezza dei Giochi è centrale da Monaco 1972. E il mondo è da tempo in preda al terrorismo. È un cruccio dell' intera società civile: nessuno è garantito».

     

    Finirà questa precarietà?

    franco carraro franco carraro

    «Lo spero. La pace è bella, è come la salute... Serve la fiducia nell' uomo: il mondo vada avanti, è la regola della vita».

     

    L' idea del Cio di spalmare i Giochi su un' area legata alla città organizzatrice pare stia perdendo appeal. Lo dimostrano i ritiri di Amburgo e Budapest, a parte quello di Roma che fa storia a sé.

    «Se uno vuole vincere, candida il "top": quindi Berlino e non Amburgo, nel caso tedesco. Quanto a Budapest, nessuno pensava che ce la facesse. Solo Roma poteva sfidare Parigi e Los Angeles. Infine, va detto che il Cio non pensa a Giochi in ordine sparso, perché più li sparpagli e più si perde lo spirito dell' evento. Il senso è un altro: in certi casi gli impianti sono costosi, quindi usiamo quelli di chi li ha già».

    Lo diceva Valentino Castellani per la pista di bob 2006: sfruttiamo quella costruita nel 1992 ad Albertville. Non è stato ascoltato: e ora Cesana è l' icona dello spreco.

    «Ammetto che aveva visto giusto e un bel po' avanti».

     

    Milano sembra essere sedotta dall' idea olimpica.

    «Le scelte del sindaco Albertini sul Portello e Porta Nuova le hanno dato un respiro mondiale, esaltato dall' Expo. Occorre avere le idee chiare: i Giochi lasciano un "rosso" nei conti, ma danno ritorni straordinari. Il problema di Milano sta negli impianti: va risolto a prescindere».

     

    Qual è una buona idea per i Giochi del futuro?

    mario pescante franco carraro mario pescante franco carraro

    «Garantire la trasparenza delle candidature e semplificare l' iter: 3 anni sono troppi».

     

    Si invoca la sede unica.

    «L' idea a volte rispunta. Lo si disse già all' epoca dei boicottaggi: torniamo a Olimpia! Ma il bello dei Giochi sta nell' universalità».

     

    L' hockey «pro» Usa non si fermerà per i Giochi 2018.

    «Non è la prima volta che il professionismo americano va in conflitto con l' altro sport. La cultura olimpica si forma, non si inventa: il tennis a suo tempo lo afferrò dopo aver inizialmente snobbato i Giochi. Il golf nel 2016 ha usato scuse barbine per giustificare assenze illustri, ma scommetto che si ricrederà».

     

    Idea: via dal programma sport quasi da circo.

    «Sarebbe ingiusto. Le discipline fulcro restano 10-12, ma io sono per la flessibilità: nel 2002 lo snowboard ci aprì ai giovani e sono sicuro che nel 2020 lo skateboard sarà un successo. Se andate in un parco, quelli oltre gli "anta" corrono o camminano, ma i ragazzi sono sulle tavole».

     

    La convince la pensata di Bach di assegnare contemporaneamente i Giochi del 2024 e del 2028?

    «In epoche di crisi, anche le idee eccezionali possono avere capo e coda».

     

     

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