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    LE MOGLI ROMPONO LE PALLE ANCHE DA JIHADISTE - FRANCESCO CASCIO NON VOLEVA ANDARE A FARE IL TERRORISTA IN SIRIA ("NON VADO IN GUERRA") MA CI E’ ANDATO ED E' MORTO COME GLI INTIMAVA LA MOGLIE, LARA BAMBONATI: "SPARA, È TUO DOVERE" - I DUE SI ERANO CONVERTITI ALL’ISLAM E TRASFERITI IN TURCHIA PER STUDIARE IL CORANO 


     
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    Alessandra Ziniti per “la Repubblica”

     

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    In paese se la ricordano tutti quella strana coppia che, cinque anni fa, uscì dal portone di casa, una bella palazzina signorile in Corso Garibaldi, per andarsi a sposare in municipio. Lei in abito lungo bianco in stile arabo con il capo interamente coperto, lui in nero con quella barba scura sempre più lunga che portava già al liceo quando diceva di odiare le donne e disegnava ossessivamente sui banchi del classico Vivona una scimitarra saracena.

     

    Barricato dentro l' appartamento buio al primo piano di quella stessa palazzina, al medico che lo mette a letto con un tranquillante, un padre disperato sussurra in lacrime: «Sono un uomo distrutto, me lo hanno ammazzato, ma mio figlio non era un terrorista. Diceva di essere musulmano ma non avrebbe fatto male a nessuno». Ma Francesco Cascio a 26 anni è morto da terrorista in Siria, trovando alla fine il coraggio di fare quello che sua moglie Lara gli ordinava di fare: «Non vado in guerra, non l' ho mai fatto». E lei: «Non importa. Fai il tuo dovere e vai a sparare».

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    Che suo figlio Francesco era morto in un campo di addestramento in Siria il 26 dicembre scorso, Giovanni Cascio, impiegato civile al commissariato di Castellammare del Golfo, lo ha saputo solo quindici giorni fa proprio da Lara Bombonati, quella sua singolare nuora che - dopo essersi volatilizzata nel nulla a Istanbul a settembre scorso insieme al marito - si era rifatta sentire al telefono per comunicare alla famiglia siciliana che "Muhammad" (questo il nome musulmano di Francesco) «era morto in Siria da martire». Altro che quel misterioso "bombardamento" in Turchia al quale - a detta dei parenti - i funzionari della Farnesina a dicembre avevano attribuito la morte di Francesco Cascio.

    francesco cascio e lara bambonati francesco cascio e lara bambonati

     

    Due mesi prima, a settembre, di ritorno dall' ultimo viaggio in Turchia dove si era stabilita la coppia, i genitori avevano presentato alla questura di Trapani una denuncia di scomparsa: i telefoni di Francesco e di Lara erano improvvisamente diventati muti.

    Nella passeggiata del sabato pomeriggio lungo il corso principale del paese, la gente non parla d' altro che di quello strano ragazzo cupo e solitario sin dai tempi della scuola che oggi si scopre essere diventato un «martire in Siria », forse trascinato dall' irruenza di quella giovane moglie che invece, in Piemonte descrivono come "fuorviata" da quello strano siciliano, conosciuto sei anni fa a Como, che a Tortona in molti scambiavano per marocchino per quel suo vestire sempre con una tunica lunga, i sandali, un copricapo e naturalmente per la sua lunga barba nera.

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    Si dispera Melchiorre Sabella, lo psichiatra che seguiva Francesco sin da quando era ragazzo. «Il suo era un disagio che aveva manifestato sin dai tempi del liceo - ricorda - viveva in un mondo tutto suo, era isolato, senza amici, odiava le donne, manifestava queste sue simpatie per l' islam».Famiglia all' antica, tradizionale quella di Francesco Cascio, padre impiegato civile dello Stato, madre, impiegata amministrativa nell' esercito (poi separatisi), una sorella più piccola studentessa di psicologia a Palermo.

     

    Due volte bocciato, preso finalmente il diploma a 20 anni, è proprio lo psichiatra a consigliare alla famiglia di allontanare il ragazzo e mandarlo a cercare lavoro al nord. Ed è proprio il medico pochi mesi dopo a ricevere la chiamata di Francesco. «Il ragazzo che odiava le donne mi disse: "Dottore, ho conosciuto una ragazza. Me la sposo"».

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    Matrimonio civile in Sicilia, i genitori e la gemella di lei che volano giù a conoscere la famiglia di lui, nel 2012 quando si sposano con quegli abiti un po' stravaganti sono ancora Francesco e Lara.

     

    Una coppia che alterna momenti di depressione a momenti di esaltazione e che sembra voler affogare la frustrazione per la mancanza di lavoro e la vana ricerca di un' identità e di una socialità totalmente assente in una cavalcata verso l' Islam più radicale. Lara passa dall' hijab al burqa e diventa Khadija, Francesco abbandona i suoi calzoni occidentali per la tunica e si fa chiamare Muhammad. Quando nel 2014 decidono di trasferirsi ad Istanbul, dicono ai genitori che vanno «a studiare il Corano e a cercare lavoro».

     

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    Le famiglie si allarmano e partono le prime denunce di scomparsa. Ma i ragazzi hanno bisogno di soldi e tornano a bussare alle porte di casa. I soldi per tirare avanti arrivano dal Piemonte e dalla Sicilia. E con loro, ogni tanto, anche i genitori in visita sempre più sconcertati dalla deriva presa da quei due giovani che sembrano vivere solo per l'-I-slam. Quando a settembre scorso, Francesco saluta per l' ultima volta suo padre e sua madre, stava già cercando la sua "jihad".

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