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    GNAM! FERRERO È PRONTA A MANGIARSI I BISCOTTINI ARNOTT'S, UNA SPECIE DI MULINO BIANCO AUSTRALIANA, UN'OPERAZIONE DA 2 MILIARDI CHE PORTEREBBE L'IMPERO DI ALBA FINO ALL'OCEANIA. MA NON È L’UNICO SOGGETTO IN LIZZA - NEGLI ULTIMI ANNI L'AZIENDA SI È ALLARGATA ALL'ESTERO, DIVENTANDO IL TERZO COLOSSO DOLCIARIO IN AMERICA


     
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    Carlo Festa per https://carlofesta.blog.ilsole24ore.com

     

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    Il colosso di Alba Ferrero è in corsa per acquistare i più famosi biscotti australiani, cioè gli storici Arnott’s Biscuits, attualmente posseduti dalla multinazionale statunitense Campbell Soup. Nell’operazione la banca d’affari Rothschild sarebbe a fianco di Ferrero come advisor. Il gruppo di Alba, famoso in tutto il mondo per la Nutella, avrebbe sottoscritto nelle ultime settimane un «confidentiality agreement» ed è in data room per rilevare Campbell International, il veicolo che controlla Arnott’s e che potrebbe essere valutato oltre 2 miliardi di dollari australiani, cioè 1,44 miliardi di dollari americani. Il gruppo australiano fa oltre un miliardo di dollari australiani di giro d’affari.

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    La banca d’affari Goldman Sachs sta gestendo da alcuni mesi un processo sugli asset australiani di Campbell Soup, che stretta tra la scalata del fondo speculativo Third Point di Daniel Loeb e divergenze familiari, ha deciso di cedere alcune attività internazionali.

    Il primo round di offerte è atteso prima di Natale. Ma Ferrero non è l’unico soggetto in lizza: altri potenziali acquirenti includono la multinazionale Kraft Heinz, affiancata da Ubs, e il gruppo Mondelez, che ha come consulenti finanziari i banker di Morgan Stanley. Anche il colosso dei soft drink, Pepsi potrebbe poi essere interessata.

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    In campo, come possibili concorrenti dei gruppi industriali, ci sarebbero anche diversi private equity. In particolare il fondo Pacific Equity Partners, affiancato dalla banca d’affari statunitense Citi, sta considerando un’offerta per Arnott’s Biscuits.

    Quest’ultimo è il maggiore produttore di biscotti in Australia con una storia centenaria: fondato nel lontano 1847 da un immigrato scozzese, William Arnott, nel sobborgo di Morpeth nella regione del New South Wales, l’azienda da panetteria di famiglia diventa uno dei maggiori gruppi dolciari australiani.

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    Un secolo e mezzo dopo la società, uno dei simboli dei dolci australiani, diventa americana: infatti nel 1980 il colosso quotato a Wall Street Campbell Soup prima entra nel capitale per poi passare progressivamente al controllo negli anni 90. Il passaggio di proprietà causa grandi proteste per il timore che una delle icone alimentari australiane possa essere americanizzata.

     

    Ora è possibile un nuovo riassetto per il gruppo australiano. Del resto, Ferrero negli ultimi 3 anni sta crescendo per linee esterne a livello internazionale su tutti i continenti. Nel 2015 c’era stata la svolta epocale per il colosso italiano, dopo che per decenni l’azienda era cresciuta solo per linee interne. Il fondatore, il patriarca Michele, geniale inventore del fenomeno Nutella, aveva infatti sempre preferito la crescita interna e non per acquisizioni.

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    L’acquisizione, con Opa, della britannica Thorntons per 156 milioni di sterline aveva testimoniato il cambiamento di strategia del colosso alimentare italiano. Il gruppo di Alba aveva provato nel 2010 ad acquisire Cadbury, ma senza riuscirci. Con Giovanni Ferrero, restato unico capoazienda dopo la prematura scomparsa di Pietro, la strategia pare indirizzarsi anche verso la crescita per acquisizioni, soprattutto alla luce dei mercati globali.

     

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    Dopo il Regno Unito e l’Europa, i riflettori ad inizio anno sono finiti Oltreoceano. La maggiore acquisizione nella storia dell’azienda c’è stata infatti a gennaio, quando Ferrero ha rilevato il business dolciario statunitense di Nestlé per 2,8 miliardi dollari. Con questa operazione, Ferrero è diventata la terza più grande azienda dolciaria nel mercato statunitense dove è meglio conosciuta per i Tic Tac, i Ferrero Rocher e la Nutella.

     

    Ferrero negli Usa ha acquistato una ventina di brand che fatturano circa 900 milioni di dollari: marchi “iconici” del cioccolato come Butterfinger, BabyRuth, 100Grand, Raisinets e Wonka, ma anche le caramelle weeTarts, LaffyTaffy e Nerds. Ora i fari sono puntati su un altro Continente ancora, cioè l’Australia.

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