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    GUERRE STELLARI DELLA NEW ECONOMY! GOOGLE FA CAUSA A UBER PER IL FURTO DI 14MILA FILE COPERTI DA SEGRETO INDUSTRIALE - L’AZIENDA DI TRASPORTO PERSONE PIU’ ODIATA DAI TASSISTI ITALIANI AVREBBE RUBATO IL PROGETTO DELL’AUTO SENZA PILOTA - IN BALLO C’E’ IL BUSINESS DEI PROSSIMI ANNI


     
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    Giorgio Arnaboldi per la Verità

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    Cosa non si fa per togliere di mezzo l' uomo anche dalle automobili. Ai confini del pianeta, dove gli algoritmi dettano legge, sono cominciate le guerre stellari fra due colossi californiani della new economy, Google e Uber, impegnate nella corsa ormai parossistica alla commercializzazione della prima, orribile vettura senza conducente. Il motore di ricerca con le lettere colorate e l' azienda di trasporto persone più odiata dai tassisti italiani sono di fronte, sulla main street fra San Francisco e Palo Alto, per un duello western: il primo accusa la seconda di avergli rubato i segreti di Lidar, il radar che permette all' auto di rilevare l' ambiente e gli ostacoli nei dintorni. Praticamente il cuore del progetto.

     

    Al centro della guerra di mail, dischetti trafugati e avvocati c' è un uomo-chiave: Anthony Levandowski, 36 anni, il webmaster di turno, il mago dell' auto che si guida da sola, alto dirigente di Google che un anno fa ha deciso di andarsene in disaccordo con le politiche aziendali.

     

    E come spesso accade nell' epica dei geni in bermuda, è ripartito da zero (o così ha fatto credere) fondando Otto, una startup per la guida automatica giunta in poco tempo a tali risultati da essere acquisita da Uber per 680 milioni di dollari. Secondo i legali di Google, quella crescita esponenziale in tecnologia e ricerca ha una ragione truffaldina: Levandowski, andandosene, avrebbe trafugato dall' azienda 14.000 files coperti da segreto industriale.

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    La faccenda è molto cinematografica già così, perché ce lo immaginiamo, il Levandowski, mentre scarica i dati dal cervellone centrale mentre tutti sono in pausa pranzo e il poliziotto della sicurezza sta arrivando con passo pesante dal corridoio. Sta di fatto che Google, attraverso Waymo (la società costituita nel 2016 proprio per sviluppare l' auto senza conducente), ha fatto causa a Uber e che squadre di legali sono state messe al lavoro per scoprire come mai «quei due orsi hanno così sorprendenti somiglianze». Il Lidar di Google sembra proprio il medesimo di quello di Uber e la successione degli eventi non lascia spazio alla fantasia.

     

    Levandowski, che era entrato in azienda nel 2007 grazie a un' applicazione per migliorare il programma Street View, se ne va da Google nel gennaio 2016, subito dopo aver visitato la sede di Uber. In quelle settimane fonda Otto, la sviluppa per alcuni mesi e in agosto la cede a Uber. Ad aumentare il malumore di Eric Schmidt, presidente di Google, c' è un curioso dettaglio: Uber annuncia l' acquisizione di Otto quando Levandowski incassa la liquidazione milionaria.

     

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    La guerra fra titani dell' hi-tech tiene banco sulla stampa americana. Qualche giorno fa è stato reso noto l' indizio cardine: una mail inviata da un fornitore di componenti del magico radar alla base dell' auto senza conducente a tecnici di Otto (quindi di Uber) con i circuiti stampati del progetto.

    E finita per sbaglio anche nella casella di un ingegnere di Google, che ha impiegato pochi minuti ad accorgersi che quei circuiti erano identici ai loro. A quel punto la Sicurezza di Google ha aperto il computer sul quale aveva lavorato Levandowski, analizzando cronologia, files, mail inviate e ricevute, memoria e registri. Il rapporto ha indotto il consiglio d' amministrazione ad aprire le ostilità. Si legge nell' accusa a Uber: «Il circuito stampato copiato rispecchia la tecnologia Lidar altamente confidenziale di proprietà di Waymo e segreti industriali della stessa Waymo. Inoltre, il circuito stampato copiato è specificamente progettato per essere utilizzato insieme a molti altri segreti industriali di Waymo e nel contesto dei sistemi Lidar coperti da brevetti di Waymo».

     

    La battaglia è appena cominciata e già si annuncia epocale fra due aziende che cavalcano la new economy, ma hanno molte caratteristiche da old economy, come la legittima gelosia dei brevetti (altro che condivisione in nome del progresso) e una certa propensione allo spionaggio industriale senza quartiere.

     

    La sensazione è che Uber questa volta abbia un competitore un po' più ostico del nostro ministro Cristiano Delrio, in grado di ingaggiare squadre di avvocati da Superbowl solo con le tasse eluse in Europa. Google ha il dente avvelenato come una fidanzata tradita, poiché lo scandalo dei 14.000 files arriva dopo che il colosso di Mountain View aveva creduto in Umberto e finanziato con l' investimento più grande messo finora a bilancio: 258 milioni di dollari.

     

    soldi per fare soldiNessun romanticismo in questa storia. Anthony Levandowski non è Alan Turing, che inventando il codice Enigma capace di decrittare i messaggi dei comandi tedeschi, diede agli Alleati l' arma decisiva per vincere la Seconda guerra mondiale e comunque accorciarla di due anni.

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    La California degli algoritmi è come la Vigevano degli scarpari descritta da Giorgio Bocca negli anni Sessanta: «Soldi, per fare soldi, per fare soldi». L' auto senza conducente è un business immenso e si arriverebbe a uccidere per essere i primi sul traguardo. Per ora ci si limita ai colpi bassi e a un singolare reato: il bracconaggio dei dipendenti. È l' accusa con cui la casa automobilistica Tesla ha portato in tribunale il top manager Sterling Anderson (titolare del progetto Autopilot, neanche a farlo apposta quello della guida senza pilota), che una volta uscito da Tesla avrebbe ingaggiato 12 ex colleghi per allestire la startup Aurora Innovation.

     

    Lui si è difeso parlando di «paranoia industriale», ma all' avventura partecipa anche Chris Urmson, altro fuoriuscito da Google. Dalle parti del Golden Gate è chiaro a tutti che la prossima miniera d' oro sarà la diabolica automobilina. Non più tardi di dieci giorni fa la Ford ha annunciato di avere stanziato un investimento di 1 miliardo di dollari nel settore.

     

    «Il prossimo decennio sarà caratterizzato dall' automazione dell' automobile», ha commentato Mark Fields, presidente di Ford motor company. «E i veicoli a guida autonoma avranno un impatto notevole sulla società, proprio come lo ebbe la catena di montaggio introdotta da Henry Ford oltre 100 anni fa».

     

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    È necessario aggiungere che la società che riceverà questo fiume di denaro è Argo Al, molto avanti nella sperimentazione. Fondata due anni fa da una joint venture fra Google e Uber. Questi scenari da guerre stellari sembrano fantascienza se visti dall' Italia. Dove tutta la vicenda è stata sintetizzata da un geniale commento su Facebook: «Immaginate la causa in Italia. Sentenza definitiva nel 2030 quando saremo alle auto volanti».

     

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