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    VIA DA VEGAS! – LA CONSOB ERA A CONOSCENZA DAL 2013 DELLA SITUAZIONE ECONOMICA DI BANCA ETRURIA: LA CORTE D’APPELLO DI FIRENZE DÀ RAGIONE A BANKITALIA E SMASCHERA L’OPERATO DELL’AUTORITÀ SOTTO LA PRESIDENZA VEGAS – ANNULLATE LE SANZIONI A EX SINDACI E CONSIGLIERI: LA TESI DIFENSIVA DELLA CONSOB SBUGIARDATA DAI DOCUMENTI DI VIA NAZIONALE


     
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    Francesco Spini per “la Stampa”

     

    vegas vegas

    La Corte d' Appello smaschera la Consob dell' era Giuseppe Vegas, annulla le sanzioni inflitte un anno fa a ex sindaci e consiglieri di Banca Etruria e dà indirettamente ragione a Banca d' Italia.

     

    In nove pagine di sentenza la Corte d' Appello di Firenze dimostra come l' assunto della Consob con cui aveva giustificato il ritardo dell' avvio del procedimento sanzionatorio per le carenze informative nel prospetto informativo dell' aumento di capitale del 2013, non avesse fondamento. L' inchiesta era partita solo nel 2016, ben oltre quindi i 180 giorni previsti dalla legge, a quasi tre anni dai fatti.

     

    STS HITACHI CONSOB STS HITACHI CONSOB

    Consob ha sempre sostenuto che «la constatazione delle ipotesi di violazione contestata è stata possibile solo in base agli elementi informativi scaturiti e documentati negli atti che sono stati acquisiti in data 12 maggio 2016».

     

    Si tratta di tre documenti della Banca d' Italia che illustravano lo stato di sostanziale dissesto della banca. Ma la Corte scrive che «la tesi difensiva della Consob», peraltro sostenuta a tutti i livelli, perfino nelle audizioni parlamentari nella commissione Casini (Vegas disse che le sintesi trasmesse da Via Nazionale erano incomplete), «non trova riscontro nei documenti».

    protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 7 protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 7

     

    È dimostrato, secondo i giudici, che «ben prima» del 12 maggio 2016 «Consob era sicuramente venuta a conoscenza di documenti di Banca d' Italia inerenti la situazione economico-patrimoniale» di Banca Etruria.

     

    Due dei tre documenti di Bankitalia, i più importanti - secondo la tesi difensiva del' avvocato Renzo Ristuccia e accolta dai magistrati - erano a conoscenza di Consob fin dalla fine del 2013.

     

    VEGAS E CASINI VEGAS E CASINI

    Una prima nota di via Nazionale che lamentava tra l' altro «la carente funzionalità dell' organo amministrativo, privo di competenze specifiche, l' inadeguata azione della direzione generale, la limitata incisività ed indipendenza delle unità di controllo interno hanno determinato l' insufficiente reattività strategica della banca...» è stata ricevuta il 6 dicembre del 2013: lo dimostra il timbro di ricezione e la richiesta, del medesimo giorno, che Consob invia a Banca Etruria di «emettere un comunicato stampa per dare notizia al pubblico dei profili di criticità emersi dalla verifica ispettiva della Banca d' Italia». Comunicato poi emesso il giorno successivo.

    protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 11 protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 11

     

    Un altro timbro, sempre del 6 dicembre 2013, certifica la ricezione di una nota riservata di Via Nazionale in cui si specifica con chiarezza che la banca «non è più in grado di percorrere in via autonoma la strada del risanamento».

     

    maria elena boschi banca etruria maria elena boschi banca etruria

    L' autorità di mercato, insomma, sapeva fin da fine 2013 l' ex banca popolare era sull' orlo del commissariamento a meno che non si fondesse con una banca più grande. E sapendo questo «delle due l' una- notano i giudici- : o si riteneva (o quantomeno si sospettava) che il prospetto pubblicato pochi mesi prima non avesse dato contezza di ciò e quindi sarebbe stato falso e fuorviante», come poi Consob contesterà nel 2016, «ma allora Consob doveva cominciar subito l' indagine; oppure si accertava che il prospetto aveva rappresentato correttamente al pubblico degli investitori la situazione economica della banca emittente, ma allora non si poteva irrogare alcuna sanzione».

     

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    Fatto sta che di fronte alla richiesta dei cinque ricorrenti (l' ex presidente dei sindaci, Massimo Tezzon, gli ex sindaci Paolo Cerini, Gianfranco Neri, Carlo Polci e il consigliere Andrea Orlandi) la Corte d' Appello annulla la delibera della Consob e le conseguenti sanzioni. Condanna l' autorità al pagamento delle spese processuali e a una discreta figuraccia.

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