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    IL BUCO NERO DEL MONTEPASCHI - RISCHIA DI AUMENTARE IL COSTO DEL SALVATAGGIO. GLI EX SOCI CHIEDONO RIMBORSI PER 280 MILIONI - MPS STIMA IN 2 MILIARDI I RISCHI LEGALI - SONO 1243 LE PARTI CIVILI CONTRO SIENA NEL PROCESSO MILANESE SU “ALEXANDRIA” 


     
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    Cinzia Meoni per “il Giornale”

     

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    Rischia di aumentare il costo per lo Stato del default Mps. Sarà infatti il Tesoro, azionista di riferimento del gruppo (al 53,4% destinato, presumibilmente, a oltrepassare il 70% a breve), a dover mettere mano al portafoglio per rimborsare grandi e piccoli azionisti rimasti scottati dagli investimenti in Rocca Salimbeni, qualora i Tribunali dovessero riconoscere la responsabilità della banca nel fornire al mercato una falsa rappresentazione della realtà, tale da indurre i risparmiatori a investire nel gruppo quando già Mps era a un passo dal baratro.

     

    Per ora infatti sono «solo» 141 gli ex soci che reclamano da Rocca Salimbeni 280 milioni di danni. Ma il conto, già più che raddoppiato rispetto a un anno fa, è destinato a salire rapidamente anche in relazione alla definizione delle numerose cause che vedono coinvolta proprio Mps e la sua precedente gestione legata alla malaugurata acquisizione di Antonveneta del 2007, considerata origine di tutti i mali, e alle quattro ricapitalizzazioni succedute tra il 2008 e il 2015 per 15 miliardi complessivi. Si consideri che, solo in riferimento al cosiddetto procedimento «Alexandria» (dal nome dell' emissione), pendente a Milano, si sono costituite 1243 parti civili contro l' istituto senese.

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    Non solo. La stessa Mps avvisa che sono pervenute a Siena ben 729 richieste «stragiudiziali» di restituzione di somme legati a investimenti bruciati a causa di false informazioni sociali, patrimoniali e reddituali del gruppo, per un totale di 650 milioni. Per ora solo il 10% circa di queste richieste è approdata in Tribunale e, dal canto suo, Mps ha respinto tutte le richieste ritenendole «generiche, infondate, non supportate da idonei riscontri documentatali e in taluni casi prescritte». Ma i giudici, se interpellati, potrebbero avere opinioni difformi rispetto alla banca.

     

    Nella relazione semestrale appena resa pubblica, i rischi legali pendenti su Mps sfiorano i due miliardi, comprendendo, tra l' altro i 572 milioni di danni ambientali legati alla gestione di Snia di cui Rocca Salimbeni era socia. Ma, nonostante l' ammontare ancora «modesto», a destare clamore, sono le azioni avviate da chi ha visto polverizzarsi la propria partecipazione anche perché potrebbero trasformarsi in un precedente per i più recenti casi di default bancari.

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    A spiccare sono gli 85,5 milioni chiesti da Coop Centro Italia e gli 51,6 reclamati dalla sua controllata Coofin come danni derivanti «dalla falsità dei prospetti informativi relativi agli aumenti di capitale del 2008, 2011 e del 2014», oltre alla maxi causa intentata da Arnaldo Marangoni nel luglio del 2015 e in cui sono intervenuti altri 124 azionisti che lamentano danni per 97 milioni derivanti «dalle informazioni non corrette contenute nei prospetti informativi, nei bilanci e in tutte le comunicazioni price sensitive diffuse dalla capogruppo che avrebbero avuto l' effetto di trarre in inganno e indurre in errore gli intervenuti».

     

    BCE FRANCOFORTE BCE FRANCOFORTE

    Mps avvisa poi che sono pendenti altre 14 cause per 46 milioni promosse da ex azionisti rimasti con il cerino in mano. Un numero che potrebbe lievitare «anche significativamente», come attesta Mps, «dal punto di vista del numero e delle richieste risarcitorie» in seguito all' evoluzione dei procedimenti in corso. Ma le cattive notizie per Mps non sono finite: la Bce infatti ha chiesto altri 250 milioni di rettifiche sul portafoglio crediti e che la consistenza di ulteriori 185 milioni sia «adeguatamente valutata».

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