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    “CI SIAMO INTASCATI 850 MILA EURO PER I POVERI” - BRUNO DELLAMOTTA, FINO A SEI MESI FA A CAPO DELLA FONDAZIONE ECCLESIASTICA “SANTA MARIA GORETTI”, È INDAGATO PER TRUFFA: PRENDEVANO I FONDI E LI USAVANO PER SPESE PERSONALI - PER LUI LA PROCURA HA SPICCATO UN ORDINE DI ARRESTO


     
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    Ilario Filippone per “il Messaggero”

     

    Nel 2016, il presidente di una fondazione dello Stato pontificio avrebbe fatto cassa con i finanziamenti comunitari erogati per le famiglie povere, sottraendoli ai legittimi assegnatari. Bruno Dellamotta, 69 anni, almeno fino a sei mesi fa a capo della fondazione ecclesiastica Santa Maria Goretti, con sede a Città del Vaticano, è indagato nell' ambito di un' inchiesta della procura distrettuale di Catanzaro.

    NICOLA GRATTERI NICOLA GRATTERI

     

    Per lui, è stato spiccato un ordine di arresto. Il magistrato antimafia Nicola Gratteri lo accusa di aver succhiato, «per dirottarli in investimenti a rischio», contributi pubblici destinati al «Credito sociale», una cassa pensata per sostenere le famiglie disagiate in Calabria. Dopo avere acquisito tutta la documentazione necessaria, i carabinieri e la guardia di finanza hanno captato la voce di in suo complice, Ortenzio Marano, amministratore delegato della Coperfin spa.

     

    LE INTERCETTAZIONI

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    L' uomo non sapeva di essere intercettato: «Io, tu e Bruno esordì al telefono con il fedelissimo imprenditore Giuseppe Castelli - ci siamo fottuti ottocentocinquantamila euro di finanziamenti pubblici, punto». Secondo gli investigatori, Bruno è Bruno Dellamotta. Il progetto giubilare: tutto comincia con la Regione Calabria che delega la gestione finanziaria del Credito sociale alla Coperfin spa. Da quel giorno, i contributi comunitari erogati per i più deboli iniziano a fare un giro strano, il manager della Coperfin spa foraggia se stesso.

     

    Ne danno conto gli accertamenti svolti dagli inquirenti: e' il caso dei bonifici accreditati sui conti della Wbt e della M&m, di cui è amministratore delegato proprio Ortenzio Marano. Qualche giorno dopo, le due società hanno siglato un accordo quadro con la Fondazione Santa Maria Goretti. Al centro dell' accordo, documentano le indagini, «la raccolta e la gestione di provviste finanziarie da investire sul mercato internazionale» e un fantomatico progetto giubilare. Il resto lo hanno fatto i dialoghi intercettati. Ascoltando in cuffia le conversazioni, i finanzieri e i militari dell' Arma hanno trovato i riscontri che cercavano.

     

    L' ACCORDO

    «Io, tu e Bruno ci siamo fottuti 850mila euro, punto. Con i fondi pubblici non si scherza, abbiamo fatto una truffa internazionale», spiegò l' intercettato Marano al suo fidato manager, Giuseppe Castelli. Era stato appena convocato dai magistrati: «Se prendono me chiosò poi prendono anche te e Bruno. O ho i soldi per ricostruire il fondo o devo denunciare tutti».

    FONDAZIONE SANTA MARIA GORETTI FONDAZIONE SANTA MARIA GORETTI

     

    Per il gip in realtà, stando agli accertamenti bancari, l' importo sottratto agli indigenti non sarebbe pari a 850mila euro. La somma è di poco inferiore. Scrive il giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Perri: «La documentazione acquisita, confermata dagli univoci esiti dell' attività captativa, comprovano come Marano, Castelli e Dellamotta si siano appropriati di parte dei fondi vincolati del progetto Credito sociale, nella misura di euro 825mila, distraendo tale somma dalla sua destinazione e utilizzandola per scopi personali, investimenti sul mercato a rischio».

     

    Gli investigatori hanno agganciato anche la voce del presidente della fondazione ecclesiastica. «La Bg disse - deve essere emessa nel nome del monetizzatore, ma i profitti in cash andranno a Goretti». L' inchiesta ora mira a fare chiarezza su alcune somme trasferite su conti aperti in una banca a Losanna.

    L' istituto di credito è saltato fuori dai colloqui captati.

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