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    IL CINEMA DEI GIUSTI - “LA TENEREZZA” DI GIANNI AMELIO E’ COSTRUITO SULLA RICERCA DELLA FELICITÀ O, ALMENO, DEL RITROVAMENTO DI UN’IDEA DI FAMIGLIA E DI AMORE - PESA SUL FILM LA SECONDA PARTE DELLA STORIA, MENO COMPATTA E TENUTA


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    LA TENEREZZA - GIANNI AMELIO LA TENEREZZA - GIANNI AMELIO

    “La felicità non è una meta, ma una casa dove tornare”. Ecco attorno a questa ricerca della felicità, o, almeno, del ritrovamento di un’idea di famiglia e di amore, è largamente costruito La tenerezza, ultimo film di Gianni Amelio, che lo ha scritto assieme a Alberto Taraglio e Chiara Valerio ispirandosi al romanzo di Lorenzo Marone “La tentazione di essere felici”, prodotto da Agostino Saccà per Pepito Produzioni assieme a Rai Cinema.

     

    Nella prima parte, quando seguiamo il vecchio avvocato Lorenzo, uno spettacolare Renato Carpentieri, per le strade di Napoli, appena uscito da un brutto infarto dal quale si pensava non si sarebbe ripreso, pronto a riprendersi la propria vita, pensiamo proprio che anche Gianni Amelio stia tornando a casa verso territori più suoi. Territori dove lo sguardo del regista e del direttore della fotografia Luca Bigazzi possano condurci dove il cinema di oggi difficilmente ci porta.

     

    LA TENEREZZA - GIANNI AMELIO LA TENEREZZA - GIANNI AMELIO

    Fatti di grandi movimenti di macchina, inquadrature perfette e rivelatrici che contano molto più dei dialoghi. O forse seguiamo solo il passo lento di Carpinteri, qui protagonista in uno dei ruoli migliori della sua carriera, nata proprio col cinema di Amelio, Porte aperte, Ladro di bambini, ci adattiamo anzi al suo passo che ci porta per le strade di Napoli e con lui, col suo tempo, veniamo introdotti a una città favolosa, coi suoi vicoli e i suoi palazzi misteriosi, e entriamo nella vita di Lorenzo.

     

    In quella della sua famiglia scomposta, due figli che ha forse perduto, che dice di non amare più, Giovanna Mezzogiorno e Arturo Muselli, e in quella dei suoi vicini di casa, Elena, Micaela Ramazzotti, una moglie vitale e romana con cui Lorenzo lega subito, Fabio, Elio Germano, un marito nordico strano e turbato non si da cosa, due figli amorevoli.

    LA TENEREZZA - GIANNI AMELIO LA TENEREZZA - GIANNI AMELIO

     

    Lorenzo, vecchio avvocato trafficone, “ma essere onesto e essere avvocato sono due cose che non tornano”, ci spiegherà più tardi un personaggio minore, cerca nella famiglia di Elena e Fabio quella famiglia che pensa di non avere più. La moglie si è lasciata morire quando ha scoperto che lui aveva un’amante, Maria Nazionale, i figli sono distanti da allora. Nella rinascita dal dopo-infarto, Lorenzo recupera con la famiglia dei vicini qualcosa che pensava di avere perduto.

     

    Le cose non andranno come pensava lui, perché qualcosa di terribile cambierà completamente il panorama dei sentimenti. E Lorenzo si troverà a dover afferarsi a quel che gli resta per “tornare a casa” verso una felicità che ha perduto un’altra volta.

     

    LA TENEREZZA - GIANNI AMELIO LA TENEREZZA - GIANNI AMELIO

    Pesa sul film, lo diciamo per i felliniani ristretti che capiranno ciò che dico, l’effetto Steiner, che turberà la seconda parte della storia, meno compatta e tenuta, ma grazie alla recitazione di Carpentieri che domina la scena in ogni momento, a una regia attenta e sempre protagonista, a movimenti di macchina meravigliosi, La tenerezza si rivela largamente un bel ritorno a casa per Amelio e non possiamo che esserne contenti.

     

    Certo, la sua è una regia un po’ fuori moda per questi tempi di macchine da presa piazzate sulla nuca dei protagonisti, di film girati con gli I-phone, ma si rimane piuttosto colpiti, oggi come ai tempi dei suoi maggiori successi, dalla sua messa in scena e da come riesca a lavorare sugli attori.

     

    LA TENEREZZA - GIANNI AMELIO LA TENEREZZA - GIANNI AMELIO

    Inserendosi, inoltre, in una stagione che ha visto Napoli diventare una Bollywood, cosa che si sente anche qui, grazie soprattutto alla presenza di una serie di attori perfetti anche in ruoli piccolissimi, e penso a Giovanni Esposito e a Salvatore Cantalupo, alla new entry Arturo Muselli, a una Maria Nazionale che si muove ormai nel cinema di serie A come una Pupella Maggio. Le cose funzionano meno quando Amelio cerca di fornirci delle indicazioni sui perché della tragedia che colpirà i protagonisti. Ma questo non ve lo posso dire. Presentato stasera alla serata inaugurale del Bari Fil Festival e in sala da lunedì 24 aprile.

     

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