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    IL CINEMA DEI GIUSTI - QUESTO STRAVAGANTE “CRAZY RICH ASIANS”, RIBATTEZZATO DA NOI CRAZY & RICH, NON SOLO È IL FILM DA VEDERE ASSOLUTAMENTE IN QUESTI GIORNI, MA, APPENA USCITO IN AMERICA, STA MASSACRANDO IL POVERO MEGALODONTE DI “SHARK – IL PRIMO SQUALO”, CON UN INCASSO SETTIMANALE DI 22 MILIONI DI DOLLARI


     
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    CRAZY & RICH CRAZY & RICH

    Marco Giusti per Dagospia

     

    Lo so che è cominciato il campionato, e infatti ieri alla sala 1 del Cinema Adriano di Roma eravano in cinque spettatori a vederlo, ma questo stravagante Crazy Rich Asians diretto da Jon M. Chu, ribattezzato da noi Crazy & Rich, non solo è il film da vedere assolutamente in questi giorni, ma, appena uscito in America, sta massacrando il povero megalodonte di Shark – Il primo squalo, con un incasso settimanale di 22 milioni di dollari contro i 19 dello squalone alla sua seconda settimana.

     

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    Primo negli incassi, adorato dai critici americani, anche se il regista, Jon M. Chun, aveva realizzato solo film terribili, come i musicarelli Step Up II e III, G.I.Joe, e salutato in poco tempo non solo come uno di quei guilty pleaures imperdibili della stagione, ma anche come un serioso ritratto della gioventù cino-americana. Tratto da un romanzo del 2013 di grande successo di Kevin Kwan, seguito da ben due sequel, Crazy Rich Asians ci presenta lo scontro di classe e di mentalità tra i giovani cino-americani newyorkesi e i ricchi cinesi di Singapore.

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    La bella Rachel Chu, interpretata da Constance Wu, professoressa alla NYU, è invitata dal suo fidanzato Nick Young, cioè Henry Golding, al matrimonio del suo miglior amico in quel di Singapore, dove incontrerà i suoi parenti. Rachel non sa, però, che Nick è il rampollo della più ricca famiglia di Singapore. Una famiglia che ha regole e tradizioni molto rigide, dominata dalla freddissima madre Eleonor, una Michelle Yeoh in gran forma, e dalla nonna, Lisa Lu, star cinese ormai novantenne che vedemmo in L’ultimo imperatore e Saint Jack.

     

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    Mettiamoci anche la bellissima sorella Astrid, Gemma Chan, mal sposata, un cugino gay ovviamente stilista, e l’amica del cuore di Rachel, Peik Lin, interpretata da Awkwafina, che funziona come parte comica. Al di là della storia molto classica della Cenerentola che si ritrova in un covo di ricche vipere, ma sappiamo da subito che l’amore deve trionfare e mandare avanti i due sequel già previsti, quello che intrattiene gli americani è questo scontro tra i cino-americani e i cinesi, ma quello che intrattiene tutti è il delirio di questa città di miliardari cinesi costruita come una Disneyland fatta di grattacieli e luci colorate.

     

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    Tutti i personaggi sono stravestiti e firmati, mentre si mangiano in continuazione piatti locali elaboratissimi e si ascoltano cover occidentali in cinese, “Can’t Help Falling in Love” cantata da Kina Grannys, “Material Girl” cantata da Sally Yeh. Il matrimonio del miglior amico del protagonista è una follia di messa in scena da cinesi ricchi e metodisti, praticamente in una chiesa-serra.

     

    Del resto il budget è molto alto, 30 milioni di dollari. Anche se il doppiaggio italiano appiattisce inevitabilmente le differenze di dialetti cinesi e i giochi linguistici dei personaggi, il film non perde il suo smalto nella descrizione di questa Singapore per miliardari con i suoi riti e le sue ossessioni, che ha un occhio ben attento verso l’occidente.

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    Molti hanno contestato il fatto che alcuni attori non sono veri cinesi o veri cino-americani, addirittura c’è una anglo-cinese, Gemma Chan, e una giapponese, Somoya Mizuno, a interpretare ruoli di cinesi, ma sembra che una delle carte importanti del successo del film sia proprio il fatto che il pubblico senta così forte l’orgoglio dei cino-americani. E si diverta a battute del tipo “Sono molto cinese. Insegno economia all’università e sono allergica al lattosio”. In sala.

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