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    IL CORPO DEL REATO: HACKERATO DI NUOVO IL PROFILO DELLA STRATOSFERICA EMILY RATAJKOWSKI - GIÀ NEL 2014 FOTO E VIDEO HOT FURONO RUBATI DAL SUO ICLOUD - SOSTENITRICE DI SANDERS, HA ATTACCATO TRUMP PER IL ‘BAN’ AI MUSULMANI MA DIFESO MELANIA DAGLI INSULTI DI UN CRONISTA DEL ‘NY TIMES’: ALTRO CHE MADONNA E I SUOI POMPINI, È LEI LA VERA DIVA DELLA POST-POLITICA - VIDEO: TUTTI I NUDI INTEGRALI DI EMILY


     
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    1. HACKERATO IL PROFILO ICLOUD DELLA MODELLA EMILY RATAJKOWSKI

    Rachele Nenzi per www.ilgiornale.it

     

    Emily Ratajkowski è senza dubbio una delle modelle più desiderate dello showbusiness.

     

    A dimostrarlo gli oltre 10 milioni di follower su Instagram. Ma proprio dal mondo del web arriva l'ennesimo hackeraggio del suo profilo iCloud. Già nel 2014, la bellezza classe 1991 fu colpita da un attacco hacker.

     

    Foto rubate e proposte ai giornali

    L'autore dell'intrusione nel database personale della modella, secondo quanto riporta il Daily Telegraph, avrebbe cercato di proporre 200 foto hot a Helen Wood, curatrice di una rubrica sulle celebrities per il Daily Star. Secondo quanto sostiene la Wood, un uomo le avrebbe inviato alcuni scatti della Ratajkowski. Ovviamente la giornalista si è rifiutato di pubblicarle e ha denunciato il tutto sulle pagine del tabloid su cui scrive.

     

    L'attacco alla modella

    Nel 2014 in un violento attacco hacker sono stati violati e derubati di tutti i contenuti migliaia di profili personali di star e celebrità. Tra queste c'era anche Emily Ratajkowski. Il Celebgate, questo il nome dato dai giornali all'accaduto, ha reso fruibili moltissimi scatti hot di modelle, attrici e conduttrici.

     

     

    2. LA POST POLITICA SI FECE CORPO: QUELLO DI EMILY - HA APPOGGIATO SANDERS CONTRO LA CLINTON, INSULTATO I REPUBBLICANI E MANIFESTATO CONTRO TRUMP. MA POI HA SOLIDARIZZATO CON MELANIA, ATTACCATA DAL «NEW YORK TIMES»

    Nicola Tiepolo per “la Verità

     

    Il corpo di Emily Ratajkowski è il più grande manuale di comunicazione politica in circolazione. Tutti i candidati degli establishment d' Occidente sperperano denaro assumendo qualche Jim Messina che promette calcoli complicati (e sbagliati) per coagulare il consenso, quelli antisistema agitano le piazze, elettrizzano il sottobosco dei media alternativi. Emily da sola muove le masse, rottama i partiti, manda in soffitta i bipolarismi. Passa da #escile alla lotta di classe in uno scatto di Instagram (dove qualcosa come 11 milioni di persone la seguono).

     

    CIAO, HILLARY

    E se fallisce perfino la promessa di Madonna, che offriva sesso orale in cambio di un voto per Hillary Clinton, la modella diventata attivista ottiene vittorie sonanti. Non è lei che si schiera sul versante giusto della contesa, è il versante giusto che corteggia il suo endorsement. È riuscita a superare non solo indenne ma anche ben tonificata la stagione che ha segnato la fine del meccani smo del testimonial politico.

     

    Hillary aveva al suo fianco tutti i volti, tutte le voci, tutti gli account che fanno sognare la gente, e ha perso contro uno sfidante -brand che ha faticato a trovare cantanti di terza categoria per la cerimonia di insediamento alla Casa Bianca. Non a caso Emily stava con Bernie Sanders, che nella vicenda elettorale americana è un vincitore morale. In un discorso a un comizio del candidato anti sistema ha spiegato che la politica dei simboli è sorpassata: «Ho visto il simbolismo nelle elezioni, un simbolismo che delude le persone che disperatamente hanno bisogno di cambiamenti. Voglio che la mia prima presidentessa sia più di un simbolo, voglio che abbia una politica che fa la rivoluzione».

     

    Hillary a quel punto si sentiva troppo sicura di sé per mandare qualcuno dei suoi a prendere appunti. Errore madornale e peccato di superbia.

     

    IL TWEET IN DIFESA

    L' altro giorno Emily è riuscita nell' impresa di difendere Melania Trump, first lady per lo più muta e lontana dall' azione politica, raccontando che a una festa era seduta accanto a un giornalista del New York Times, il quale lo ha detto come fosse ovvio: "Melania è una zoccola".

     

    Emily, femminista della terza ondata, non poteva tacere, doveva twittare: «Qualunque sia la vostra parte politi ca, è importante che una cosa del genere sia chiamata col suo nome: un insulto sessuale», ha scritto, incassando i complimenti di Melania, che a differenza del marito sui social cinguetta poco e dopo attenta riflessione: «Un applauso a tutte le donne del mondo che difendono e sostengono le altre donne!».

     

    Protetta dall' invincibile solidarietà di Emily, anche lei, mediatamente percepita con un misto di disprezzo e invidia, ha suscitato un moto di simpatia collettiva. Tutto merito del «girl power», si dirà, ma se c' è una cosa che le elezioni americane hanno insegnato è che la solidarietà di genere conta fino a un certo punto. Gloria Steinem, icona del veterofemminismo americano, aveva messo in guardia le giovani che disertavano l' obbligatoria adesione a Hillary per andare a caccia di maschietti con il beanie ai comizi di Bernie. Emily l' ha sfottuta con voluttà.

     

    Una venticinquenne in perizoma si fa beffe di una mamm a s a nt i s s ima del femminismo? Basta guardarsi intorno per capire chi vince. E fra i giornalisti del New York Times che poteva incontrare a una festa, chi è inciampato nel sessismo su Melania?

     

    Jacob Bernstein, il figlio di Nora Ephron e Carl Bernstein, ovvero un pezzo della coscienza americana e il simbolo del giornalismo a schiena dritta, uno dei purissimi eroi del Watergate che ha fatto rotolare la testa di Nixon. Per mettere in fuorigioco il figliuolo imprudente di cotanta passione civile bastava una modella -pronta per -Hollywood.

     

    FRIVOLEZZE

    Ma Emily è più di un coacervo di frivolezze. È il corpo perfetto di questi tempi ambigui e irrisolti, una profetessa di quel che sarà. La Juventus, mirabile esempio di un vecchio establishment abbastanza accorto da afferrare la necessità del rinnovamento, l' ha assoldata per la presentazione del nuovo logo, ottenendo il successo naturale di questa musa che ha decifrato l' oggi.

     

    Zygmunt Bauman ha spiegato la modernità no detto che quella foto le ha rovinato la candidatura. Emily invece ha fatto il salto di paradigma: non deve dire che il suo corpo è lo specchietto che fa risaltare il messaggio politico. Il suo corpo è il messaggio. Tutto si tiene e si ricompone nell' universo Ratajkowski, i balletti in topless e i comizi, le dissertazioni femministe e le birrette sulla spiaggia con Bella Ha did, la spilletta «fuck Paul Ryan» e le divagazioni pittoriche. Il vecchio mito della donna -oggetto come prodotto del patriarcato è superato, sepolto, e lei non ha mai avuto ripensamenti sul video di «Blurred Lines» di Robin Thicke, dove s' agitava e agitava gli spettatori. Giusto quando l' ha visto la prima volta ha fatto un balzo: «Sono così nuda!».

     

    Ora, piuttosto, il problema è trovare vere amiche donne «perché ci insegnano ad essere così competitive che la prima cosa che pensiamo, in pratica, è: è scopabile quanto me?». La sua battaglia per essere allo stesso tempo seria e sexy è iniziata grazie all' alchimia famiglia re. La madre, Kathleen Balgley, è una scrittrice e critica di origini britanniche, lei la definisce una «intellettuale femminista», che quando si fa i sel fie con la figlia in bikini si capisce che la mela non cade mai troppo lontano dall' albero.

     

    Il padre, John, è un pittore. Alla fine degli anni Novanta andavano in giro per le spiagge di nudisti dell' Europa: nello studio casalingo di San Diego, dove Emily è cresciuta, era normale la vicinanza con i corpi nudi dei modelli, e così a lei non è mai sembrato innaturale posare senza vestiti in nome dell' arte. Ha avuto un' infanzia bohémien ma con tutti i comfort della classe medio -alta californiana. Nelle vene ha sangue polacco e irlandese, con un' educazione religiosa divisa fra il cattolicesimo del padre e la fede ebraica della madre.

     

    TALENTO PRECOCE

    A 13 anni aveva già un fisico formato, molto simile a quello che ci è dato esplorare oggi grazie alla sua magnanimità e alla pervasività dei social. I parenti le dicevano di vestirsi in modo meno appariscente, ma lei voleva essere provocante e seria allo stesso tempo. Occorreva insomma una terza via: «La maggior parte delle adolescenti è introdotta alle donne "sexy" dal porno o da immagini photoshoppate delle celebrità. Sono questi gli unici esempi di donna sessuale che diamo alle giovani nella nostra cultura?

     

    Anche se essere sessualizzate dallo sguardo della società è umiliante, ci deve essere uno spazio in cui le donne possono essere sessuali quando lo vogliono», scrive ora in uno dei suoi molti interventi impegnati. Dice che si è innamorata del suo fidanzato, il musicista Jeff Magid, perché è stato tirato su soltanto dalla madre e ha studiato filosofia, e quindi certe cose le capisce.

     

    Queste cose le hanno capite, in altri contesti, quelli che beneficiano indirettamente del corpo della post politica, espressione leggendaria e cristallina di una bellezza che non è costretta a scegliere fra cervello e corpo, fra arte e intrattenimento, fra destra e sinistra, fra globalizzazione e nazionalismo, fra Sanders e Trump.

     

    L' appoggio di Emily è più potente di quello di cordate e giornali, che ormai sono ridotti a sospetti contenitori di fake news. Chi va alle urne quest' anno dovrebbe aprire il manuale Ratajkowski. Angela Merkel potrebbe assoldarla per la rielezione, a settembre, o farla correre al suo posto. Anche Berlusconi, in quel caso, sarebbe costretto a rivedere certi suoi giudizi.

     

     

     

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