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    VENDETTE TRASVERSALI. IL DUCETTO NON DIGERISCE MORTADELLA. LA BOSCHI SI RIVOLSE AD UNICREDIT PER L’ETRURIA PERCHE’ PRODI LE AVEVA BLOCCATO LA STRADA DELLA POP DELL’EMILIA E DI INTESA – ROMANO CERCA VENDETTE DOPO I 101 FRANCHI TIRATORI


     
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    Claudio Antonelli per “la Verità”

     

    ROMANO PRODI MATTEO RENZI ROMANO PRODI MATTEO RENZI

    Al di là delle dichiarazioni in Parlamento, non si è mai visto un disinteresse così interessato. A gennaio del 2016, l' allora ministro Maria Elena Boschi, in un' intervista rilasciata al Corriere, per la precisione a Maria Teresa Meli, la più renziana dei giornalisti, si sfoga e lancia un messaggio destinato a rimanere indelebile.

     

    «Se la cosa non fosse così seria, mi farebbe anche sorridere il fatto che alcuni autorevoli esponenti oggi prendano determinate posizioni, pur sapendo che sono le stesse persone che un anno fa suggerivano a Banca Etruria un' operazione di aggregazione con la Banca Popolare di Vicenza. Se fosse stata fatta quell' operazione credo che oggi avrebbero avuto un danno enorme i correntisti veneti e quelli toscani. Ma sono consapevole di come vanno le cose, so che per mesi si continuerà a parlare di Banca Etruria. Non è una cosa che finisce qui, però so anche che il tempo e la verità stanno dalla nostra parte, perciò non ho paura».

    MATTEO RENZI ROMANO PRODI MATTEO RENZI ROMANO PRODI

     

    Riportiamo il passaggio quasi integralmente, perché rende appieno l' idea della guerra per bande. Il pizzino è diretto a Bankitalia. Anche se il numero uno, Ignazio Visco, ha smentito più volte interventi a favore della fusione tra l' ex banca di Gianni Zonin ed Etruria, palazzo Koch ha sempre mostrato interesse per l' operazione, e in caso di Opa l' avrebbe certamente benedetta. In realtà, a essere contrari erano proprio i membri del cda di Etruria che hanno sempre manifestato un parere che richiama al 100% la posizione boschiana. Pop Vicenza il 18 giugno del 2014, infatti, ritira ufficialmente l' offerta.

     

    ANGELO TANTAZZI ANGELO TANTAZZI

    Nel frattempo, i vertici di Etruria si erano già rivolti informalmente a Bper, Popolare dell' Emilia Romagna. Vedevano in quel piccolo istituto un gemello adatto per organizzare la fusione. Vengono respinti una prima volta, e ritornano all' attacco nelle settimane a cavallo tra il 2014 e il 2015. Qui avviene lo stop definitivo. A mettere la parola fine sono due consiglieri di Bper.

     

    Come riporta La Stampa, si tratta di Angelo Tantazzi e Giuseppe Lusignani. Entrambi vicini a Romano Prodi e così «pesanti» all' interno dell' istituto da poter mettere il veto. A nulla vale l' intervento del presidente di Bper, Ettore Caselli, che cerca una mediazione e si rivolge ai vertici della banca aretina perché attivino tramite Pierluigi Boschi (vicepresidente di Etruria) i canali politici del governo con l' obiettivo di piegare i prodiani. Il tentativo non funziona.

    Giuseppe Lusignani Giuseppe Lusignani

     

    Anzi, esaspera gli animi. Qualche settimana dopo, a inizio anno, l' allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, chiama Caselli per chiedere informazioni sullo stato di avanzamento della prospettata fusione. Ma a quel punto è troppo tardi: Caselli stesso informa Delrio che l' operazione non è praticabile. Di lì a poco Etruria viene commissariata dal ministero dell' Economia, su proposta di Banca d' Italia.

    BPER BANCA POPOLARE DELL EMILIA ROMAGNA BPER BANCA POPOLARE DELL EMILIA ROMAGNA

     

    In precedenza, i manager della banca aretina avevano bussato anche alla porta della Popolare di Milano. Il numero uno Giuseppe Castagna, impegnato a fronteggiare i guai degli «amici della Bpm», si rivolge a Bankitalia che, a quanto risulta alla Verità, avrebbe di fatto suggerito di lasciar perdere.

     

    È in questo contesto che si inserirebbe l' abboccamento tra la Boschi e Federico Ghizzoni, fino a maggio del 2016 numero uno di Unicredit. Appare chiaro che l' istituto di piazza Gae Aulenti sarebbe quindi stata l' ultima chance per Etruria, fermamente intenzionata a evitare il commissariamento. E a posteriori si capisce anche perché per i Boschi sarebbe stato impossibile rivolgersi a banca Intesa. Il fuoco di sbarramento attivato in questi giorni dall' ex direttore del Corriere, Ferruccio de Bortoli, pare benedetto dalla coppia della finanza cattolica (Giovanni Bazoli e Giuseppe Guzzetti). E sul fronte politico è innegabile che i due decani abbiano un preciso referente, che si chiama Romano Prodi.

    boschi ghizzoni boschi ghizzoni

     

    Il niet di Bper sarebbe stato semplicemente decuplicato se Etruria si fosse rivolta a Intesa, di cui Bazoli è ancora oggi presidente onorario. Insomma, dall' analisi dei fatti - e degli indizi - appare chiaro che la tregua tra il gruppo cattolico prodiano e l' anima renziana è durata pochi mesi: dal maggio 2016 fino a poche settimane fa. Parte quando Bazoli e Guzzetti creano in poche ore il fondo Atlante per salvare la Pop Vicenza. Il governo promette un appoggio politico finalizzato alla gestione dei 200 miliardi di euro di sofferenze bancarie. A dicembre 2016 l' accordo salta. E la causa è il «tradimento» dell' aumento di capitale di Mps. E ora che Renzi cerca di riprendersi la presidenza del Consiglio, la tregua salta definitivamente.

     

    BAZOLI GUZZETTI BAZOLI GUZZETTI

    È arrivato il momento di regolare i conti. Prodi per di più ha decine di motivi per essere risentito. In ballo non c' è solo la finanza cattolica, ma anche spunti personali. Uno su tutti, il tradimento dell' ex sindaco di Firenze. Tra i circa 101 franchi tiratori che nel 2013 affossano il padre dell' Ulivo alla corsa per il colle c' è pure il Giglio magico. Prodi ha fatto il nodo al fazzoletto.

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