DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
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I giornalisti del Fatto Quotidiano l'hanno scoperto mercoledì scorso da un altro giornale (Mf) e da questo disgraziato sito. I lettori, da un intervento sul quotidiano firmato direttamente dall'amministratore delegato - e socio rilevante - Cinzia Monteverdi. Il giornale dei puri e dei duri, rivelazione editoriale degli ultimi anni, in autunno si quota in Borsa.
Dopo anni di appelli ai lettori basati sull'assoluta indipendenza e su un forte spirito di appartenenza, tutti giocati sul messaggio "abbiamo bisogno di voi per essere liberi", adesso arriva il momento dei prospetti di Borsa, delle forchette di quotazione, delle scommesse finanziarie, dei nocciolini duri, dello slalom tra conflitti d'interesse e operazioni con parti correlate. Così va il mondo, pare, ma i lettori del giornale diretto da Padellaro e Travaglio sono tipi sanguigni. E sul sito del giornale hanno riversato commenti tra l'amaro e l'inkazzato. Con Cinzia Monteverdi che ha dovuto nuovamente mettersi alla tastiera e scrivere.
"Non avremo alcun padrone. La maggioranza fatta dai soci fondatori attuali, di cui fanno parte fondamentale (sic) i nostri giornalisti, sarà blindata. Il giornale sarà in mano a loro (...) Sarà un'operazione costruita appositamente per dare spazio alle persone, e ai lettori che desiderano diventare azionisti del Fatto (...) Stia tranquilla che il giornale che ogni giorno si reca ad acquistare rimarrà sempre libero. Invio questa mia risposta anche ad Antonio Padellaro, Marco Travaglio e Peter Gomez. Che saranno i veri garanti del nostro sviluppo futuro. Grazie di cuore". Firmato Cinzia Monteverdi, in risposta all'affezionata lettrice Silvia che aveva protestato così: "Ci avete tradito e questo non lo posso sopportare".
Il problema è che la pensa come lei, per l'imbarazzo dei futuri collocatori di Borsa, la stragrande maggioranza dei lettori che si sono fatti vivi (oltre 300) sul sito del giornale. Ci sono obiezioni "ideologiche" e ce ne sono di più pratiche, o sentimentali. Fatevi un giro sul "ilfattoquotidiano.it" e rimarrete colpiti dalle bordate piovute sull'improvvido annuncio.
Benedetto Luigi Compagnoni è quasi incredulo: "Ma dai, entrare in borsa significa condividerne il fine e anteporre il profitto a tutto". Un certo Scarzana gufa di brutto: "Vendite in calo, campagna abbonamenti fallita, quotazione in borsa (cosa rischiosa). Vi dirò, tra un anno, più o meno quando non potrò più scrivere su questo blog, mi dispiacerà . Veramente".
Poi passa il lettore Salgaris, chiaramente un tecnico, e discute con chi propone azioni privilegiate per gli abbonati: "Date un'occhiata all'andamento delle quotazioni dei titoli editoriali negli ultimi anni. Qui una cosa è certa, se riusciranno a quotarsi (me ne dubito molto) il valore arriverà presto a zero e si perderà tutto. Se hanno bisogno di soldi meglio proporre una colletta, è più onesta".
Non tutti sono per la crociata anti-Borsa preventiva. Il lettore SimSim cerca di restare ai fatti annunciati dall'ad del Fatto e tenta di calmare i confratelli: "Se veramente i pacchetti massimi di acquisto saranno bassi e soprattutto finché non viene messa in vendita la metà più una delle azioni, niente potrà cambiare in termini di linea se non deciso dall'attuale consiglio di amministrazione. Per cui un po' di calma, è evidente che non è un capriccio questo, ma risponde alla necessità di cambiare rotta per sopravvivere". Speriamo che i pubblicitari della campagna per la quotazione non lo prendano in parola. "Cambiare rotta per sopravvivere", anche se è la vera motivazione di tante Ipo, non è mai una bella cosa da dire.
Ma anni passati a leggere le (divertenti) tirate manichee di Travaglio non aiutano ad apprezzare le sfumature e allora ecco Perry Cox: "Se hai bisogno di capitali per un progetto hai due possibilità : recarti in banca e chiedere un finanziamento, che è cosa buona e giusta perché strettamente legato alla tua produttività reale, oppure sederti al tavolo da gioco delle borse e scommettere sulla speculazione. Quotarsi in borsa significa voler creare danaro dal nulla".
Poi c'è un certo Alf che sfida i lillini, i barbacetti, i fanScanzisti e i feltrini: "Vedremo in pochi mesi se la vostra tanto sbandierata indipendenza è tale. State sereni fattisti". Dal saluto si capisce che è un pericoloso infiltrato. Questo Alf è capace di essere un lettore del Foglio.
Yellowe invece è solo amarissimo: "Avevo già notato: ultimamente avete pubblicato pubblicità per il Forex che come sappiamo è vera e propria speculazione, o meglio gioco d'azzardo, sui cambi delle valute". âAzz, manco il Forex si può. Dura la vita con lettori così esigenti.
Tra i commenti è molto forte anche il partito degli apocalittici. Uno di loro, Roberto Bello, "abbonato da prima che uscisse il n.1", si lancia però in un'analisi per nulla banale: "Spero davvero di sbagliarmi, ma vedo l'inizio della fine. Non è tanto il fatto di quotarsi in borsa che mi preoccupa, quanto ciò che esprime l'atto. Ma davvero credete di essere un produttore-fornitore di servizi in un mercato libero? (...) Il Fatto esiste perché un gruppo "lo sostiene" per appartenenza, non per logica di mercato. Il giorno in cui Marco Travaglio dovesse andarsene sarà la vs ultima alba. Spiace assistere a un suicidio, non mi preoccupa l'indipendenza, tanto il giorno in cui la doveste perdere Travaglio se ne andrebbe, mi preoccupa che non avete capito chi siete e per questo chiuderete".
Ma i soci-azionisti-futuri speculatori di Borsa del Fatto sono anche stranamente già vittime di un certo clima da scaccia alle streghe, con il lettore "Wow" che urla: "Vi siete venduti alla Casaleggio e Ass", quando è noto che il para-guru di Grillomao, che all'epoca della fondazione si era avvicinato al progetto attraverso Marco Travaglio, fu respinto da Antonio Padellaro e tutti gli altri.
Ogni tanto, comunque, spunta qualche commento positivo. Come quello del lettore Limas: "Non capisco l'equazione Borsa= fine indipendenza editoriale. Se come dichiarato dal'Ad andrà in Borsa un 10/15% non capisco dove sta il problema. La quotazione in Borsa costringerà il Fatto ad essere ancora più efficiente perché dovrà dimostrare al mercato di essere una azienda sana e sostenibile nel lungo termine". E poi c'è Saif al Din che predica: "Fratelli, il Fatto era e resterà un giornale libero, liberissimo direi".
Ma non mancano i lettori un po' sul rancoroso, come Rosario Laranocchia che ri-posta una frase della Monteverdi, "Questo ci permetterà anche di raccogliere i capitali necessari..." e ricorda: "E' curioso che adesso abbiate bisogno di soldi, quando, a fine 2011, vi siete spartiti un bottino di alcuni milioni, presunti giornalisti inclusi. Padellaro, tanto per citarne uno, si mise in tasca oltre 600.000 euro: li ha già spesi tutti? La Monteverdi dovrebbe ricordarselo, arrivò proprio quel giorno, appena defenestrato Poidomani".
Ed è tanto deluso Aladino: "Come al solito si predica bene e poi si razzola male, gira e rigira è sempre la stessa cosa: brutta bestia i soldi".
Brutta bestia anche i moralismi e i "siamodiversismi". Li aizzi, per un po' ci campi, ma poi non li controlli più. Anche questa è una legge di mercato.
Daniela Ranieri Marco Travaglio Paolo Flores D Arcais e Antonio Padellaro Padellaro e Travaglio Cinzia Monteverdi Peter Gomez MARCO LILLO E ANTONELLA MASCALIMARCO LILLO E SANDRO RUOTOLO LA SORA CESIRA GIANNI BARBACETTO barbacetto Casaleggio VAFFADAY DI GENOVA FOTO LAPRESSE
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