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    CANTA NAPOLI – IL GENOA BLOCCA LA JUVE, LA SQUADRA DI ANCELOTTI (SENZA INSIGNE E CON VERDI OUT DOPO 2 MINUTI) ESPUGNA UDINE E SI PORTA A MENO 4 DALLA VETTA – ANCELOTTI E' CONCENTRATO GIA' SULLA CHAMPIONS: "COME SI INCARTA IL PSG? SPERIAMO DI NON FINIRE INCARTATI NOI..." - ALLEGRI BACCHETTA I BIANCONERI: "DISATTENZIONE, SUPERFICIALITA’ E FRETTA SONO I NOSTRI AVVERSARI PIU’ DIFFICILI DA BATTERE..."- VIDEO


     
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    Maurizio Nicita per gazzetta.it

    fabian ruiz fabian ruiz

    La risposta del Napoli che arriva da Udine è forte e chiara per la Juventus dominatrice. Al primo pari della capolista gli azzurri approfittano per accorciare la classifica e portarsi a -4. Con la Roma battuta e il derby di domenica a Milano, quella di Ancelotti è la rivale più accreditata allo scudetto. E anche in Friuli la squadra ha saputo gestire i momenti difficili, senza subire gol (chiusa la porta dopo la sconfitta con la Juve: 3 partite fra campionato e Champions) e dilagando nel finale con un avversario stremato. Un ottimo biglietto da visita per presentarsi mercoledì al Parco dei Principi: riuscire a tenere la porta imbattuta anche col Paris Saint-Germain significherebbe veder aumentare le possibilità di qualificazione agli ottavi. Ma andiamo per ordine.

     

    11 SU 11 — Sono le formazioni cambiate da Ancelotti che è costretto a rinunciare al suo uomo migliore, Insigne, e si affida in avanti alla coppia Milik-Mertens. In mezzo il tecnico vorrebbe provare Zielinski regista, accanto ad Allan, ma l'infortunio di Verdi (si stira al primo allungo) costringe il tecnico a spostare esterno il polacco inserendo Fabian Ruiz centrale. Poco male perché l'andaluso al primo pallone buono scaglia un gran destro a giro da applausi: non male come suo primo gol italiano. Il Napoli è padrone in mezzo al campo anche perché il 3-5-1-1 di Velazquez non convince: ha uomini fuori ruolo (Pussetto) e altri fuori fase (Fofana). Uno svarione di Albiol lancia Lasagna verso la porta ma il suo diagonale è parato benissimo da Karnezis, ex che fa lanciare imprecazioni.

     

    ancelotti de laurentiis ancelotti de laurentiis

    RIPRESA AGGRESSIVA — L'Udinese comincia con altro spirito la ripresa, pressando più alto e cercando di chiudere il Napoli che si abbassa sornione, ma fatica nelle ripartenze. Lasagna e Pussetto non riescono a sfruttare un paio di situazioni vantaggiose e poco dopo la metà della ripresa i friulani si spengono. Ancelotti sembra volersi solo difendere mettendo Hamsik per Milik, in realtà trasforma il suo sistema in 4-2-3-1 con Fabian Ruiz che si esalta da trequartista.

     

    Ora le ripartenze del Napoli fanno male e su una di queste Malcuit crossa basso in mezzo e sul tiro di Callejon il braccio di Opoku è troppo largo: perentorio dal dischetto Mertens: 71 gol a Napoli, come Higuain. Nel finale entra Rog e dopo soli 40 secondi scaglia un destro che (deviato leggermente da Mandragora) sorprende Scuffet. Certo fortunato questo Ancelotti: mette Ruiz e Rog e questi segnano. D'accordo ma è soprattutto il segno di un progetto convincente, perché coinvolge tutti, capaci di farsi trovare pronti all'appuntamento. Ora ce n'è uno importante a Parigi. E re "Carlò" ci tiene.

     

     

    2. JUVE-GENOA 1-1

    Filippo Conticello per gazzetta.it

     

    ronaldo ronaldo

    I bimbi possono portare a casa un insegnamento prezioso. I piccoli delle scuole calcio che hanno colorato l’Allianz nella curva che l’ultima volta vomitava insulti adesso lo sanno: in questo gioco (e nella vita) niente è mai scontato, neppure se c’è un alieno nella tua squadra. Hanno visto da vicino Cristiano Ronaldo accendere la magia come nelle favole, ma hanno visto pure la Juve buttarsi via perché convinta di averla vinta già all’intervallo. Poco cinismo davanti, una grave disattenzione dietro ed ecco spiegato questo 1-1 che ferma la cavalcata. Contro il Genoa non è arrivata la nona vittoria consecutiva di Allegri, un delitto in una partita dominata e con un Cristiano ispirato.

     

    RECORD INUTILE — Prima della ripresa globalmente sottotono e dell’harakiri, Ronaldo aveva mostrato ai suoi baby tifosi un vastissimo repertorio oltre il gol: non un appoggio sbagliato, non uno scatto fine a se stesso o una apertura inutile. Cristiano è così, mai banale, squilibrante pure nelle cose facili: non basta, però, se non si dà il morso finale alla preda. E così perde valore pure il suo ennesimo record: nel primo tempo, dopo aver fatto tremare il palo con una testata, con un gol facile facile il portoghese è diventato il primo a segnare 400 gol nei top campionati europei (oltre ai 5 bianconeri, 311 spagnoli e 84 inglesi).

    ronaldo ronaldo

     

    PREMIO AL CORAGGIO — Sul tiro ribattuto di Cancelo e su incertezza del portiere Radu, la palla dell’1-0 è finita sul suo piede. A mancarlo, guarda tu i casi della vita, c’era proprio Piatek. Il capocannoniere, troppo solo a battagliare con i colossi della difesa, ha perso la sfida con un rivale di ben altro blasone. Si è fermato un turno, niente gol per la prima volta da quando veste rossoblu, eppure nella ripresa è cresciuto con tutta la truppa. Il gol di Bessa è, infatti, un premio, forse esagerato, per un secondo tempo coraggioso. Prima il Genoa aveva organizzato soprattutto difesa e timidi contropiedi: Juric, al suo rientro, ha piazzato come pilastro difensivo nel 3-5-2 Cristian Romero, argentino classe 1998 al debutto e in difficoltà contro Cristiano. Non quanto i suoi terzini di fronte alla velocità di Cancelo, signore del primo tempo, e di Alex Sandro, più in palla nella ripresa.

     

    RICCIOLI E FASCIA — Le scelte a sorpresa di Allegri, invece, sono state due, la prima in alto a destra e la seconda attorno al braccio di Bonucci. Cuadrado, di ritorno dal Sud America, si è posizionato accanto a CR7 e Mandzukic e i riccioli si sono dimostrati più vivaci delle ultime volte (malissimo Douglas Costa quando è entrato al suo posto). Leo, invece, è stato scelto come capitano vista l’assenza del sodale Chiellini, più Khedira e Dybala, ed è il segno di riappacificazione finale con il pianeta Juve: l’ultima fascia con la Signora risaliva al 6 maggio 2017, proprio qui all’Allianz, nel derby finito 1-1 contro il Torino.

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    L’INSEGNAMENTO — Bonucci ha guidato i suoi con autorevolezza, prima di addormentarsi con l’intero reparto, soprattutto Alex Sandro, a metà secondo tempo: tutti convinti che una palla innocua stesse per morire in calcio d’angolo e invece Kouamè ha avuto il tempo di tenerla, crossare indisturbato e Bessa ha staccato comodo. Imperdonabile calo di concentrazione, unico vero rischio in questa A per una Juve così nettamente superiore ai rivali. Alla fine gli ingressi di Dybala e Bernardeschi e il cambio di modulo hanno aggiunto poco o niente: la Juve ha peccato di supponenza e ne ha pagato le conseguenze, come sanno i piccoli (educatissimi) che hanno lasciato delusi l’Allianz.

     

     

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