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    NON SIETE STATO, VOI - IL GOVERNO GENTILONI DIFENDE LA LEGGE CONTRO L'AIUTO AL SUICIDIO E SI COSTITUISCE DAVANTI ALLA CONSULTA NEL PROCEDIMENTO CONTRO MARCO CAPPATO, RINVIATO A GIUDIZIO DOPO AVER ACCOMPAGNATO DJ FABO A MORIRE IN UNA CLINICA IN SVIZZERA - INASCOLTATO L'APPELLO DELL'ASSOCIAZIONE COSCIONI CHE AVEVA CHIESTO AL GOVERNO DI NON INTERVENIRE


     
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    Da www.repubblica.it

     

    marco cappato marco cappato

    Il governo si è costituito davanti alla Consulta nel procedimento sollevato dalla Corte di Assise di Milano alle prese con il processo a Marco Cappato, rinviato a giudizio dopo che aveva accompagnato dj Fabo a morire in una clinica svizzera.

     

    Il quarantenne Fabiano Antoniani era diventato cieco e tetraplegico in seguito a un incidente d'auto, le sue condizioni di profonda sofferenza fisica e non solo erano state spiegate dettagliatamente nel processo e in un'udienza era stata trasmessa un'intervista delle Iene nella quale lo stesso Fabo spiegava per quale motivo non considerasse la sua vita più degna di essere vissuta.

     

    dj fabo dj fabo

    I giudici lo scorso febbraio, al termine del processo all'esponente radicale avevano deciso di trasmettere gli atti alla Consulta perché valutasse la legittimità costituzionale del reato di "aiuto al suicidio", articolo 580 del codice penale, reato che, appunto, veniva contestato a Cappato.

     

    I giudici della Corte d'Assise, presieduti da Ilio Mannucci Pacini (a latere Ilaria Simi De Burgis e sei giudici popolari), al termine del dibattimento, avevano accolto l'istanza dei pm e dei legali di Cappato e disposto la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale.

    MINA WELBY E CAPPATO MINA WELBY E CAPPATO

     

    L'incostituzionalità era stata eccepita sia dalla procura sia dalla difesa nel corso del processo. La pm Tiziana Siciliano, in particolare, nella sua requisitoria aveva detto, tra le altre cose: "Mi rifiuto di essere l'avvocato dell'accusa, io rappresento lo Stato e lo Stato è anche Marco Cappato".

     

    Inascoltato, dunque l'appello lanciato dall'associazione Luca Coscioni che aveva raccolto 15mila firme a sostegno di un documento nel quale si chiedeva al governo Gentiloni di non intervenire a difesa del reato di "istigazione e aiuto al suicidio" e dunque di non dare mandato all'avvocatura di Stato di costituirsi nell'ambito del processo a carico di Cappato. Avevano firmato anche Roberto Saviano, Piergiorgio Odifreddi, Carlo Flamigni e numerosi docenti di diritto di varie università italiane.

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    "Prendo atto della decisione del governo Gentiloni" è il commento della segretaria dell'associazione Coscioni e coordinatrice del collegio di difesa di Cappato, Filomena Gallo che, al contrario, sostiene "l'incostituzionalità di un reato del 1930".

     Per lei la scelta del governo "è, oltre che del tutto legittima, anche pienamente politica".

     

    Amaro è il commento di Mina Welby: "Questo è un grave passo indietro dell'Italia sul fronte dei diritti. Una persona che si trova nelle stesse condizioni di dj Fabo ha diritto di chiedere di andarsene. Per questo l'articolo 580 del codice penale oggi e in questi determinati casi non ha più senso di esistere".

    MARCO CAPPATO MARCO CAPPATO

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