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    DEMONIO A TRE DIMENSIONI – IL KUWAIT METTE AL BANDO LE STAMPANTI 3D PERCHÉ SONO "UN INCENTIVO ALL’IDOLATRIA" – QUELLO CHE PREOCCUPA L’EMIRATO È LA POSSIBILITÀ DI RIPRODURRE STATUETTE – IL SERMONE DI OTHMAN AL-KHAMIS, CHE HA BOLLATO LA TECNOLOGIA COME “UN GRANDE MALE”...


     
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    Andrea Bonzi per “il Giorno”

    stampanti 3d 1 stampanti 3d 1

     

    L'ultima fatwa è hi-tech. In Kuwait è stata, di fatto, vietata la vendita delle stampanti 3D. E non perché - inserendo i giusti schemi tecnici - sia possibile costruire armi in plastica fatte in casa (cosa che ha innescato una battaglia legale negli Stati Uniti), ma perché è un incentivo all' idolatria. Quello che preoccupa è la possibilità di riprodurre statuette: scolpire (o dipingere) figure umane per l' Islam più radicale è una violazione della tradizione e dei dettami di Maometto.

     

    Il sito online Inside Arabia racconta la storia dal principio, sottolineando come i vertici religiosi del Paese abbiano una fortissima influenza sul governo della monarchia dell' emiro Sabah al-Sabah.

     

    le statuine stampate in 3d che hanno fatto arrabbiare gli islamisti in kuwait le statuine stampate in 3d che hanno fatto arrabbiare gli islamisti in kuwait

    Tutto inizia a metà settembre, con un video girato in un centro commerciale del Kuwait dove un uomo fa vedere come funziona una stampante 3D. Dopo essere entrato nella cabina-scanner, illustra il procedimento fino a ottenere una perfetta replica di se stesso, in piedi a braccia conserte. La statuetta, effettivamente molto simile all' originale, viene mostrata in tutti i dettagli. Alcuni negozi le hanno messe in vendita.

     

    Questa possibilità di riprodurre statuette ha preoccupato Othman al-Khamis, influente personalità religiosa del Paese, che ha bollato la nuova tecnologia come «un grande male» che rischia «di far rivivere l' idolatria».

     

    Othman al-Khamis Othman al-Khamis

    Realizzare e commerciare queste figure sarebbe addirittura «più pericoloso del vendere liquori e alcolici». Nel sermone, Khamis usa la parola «idoli» (e non statue), proprio per sottolineare l' aspetto religioso della questione. Fatto sta che il suo monito non passa inosservato. La fatwa islamica contro questi oggetti è lanciata.

     

    maometto maometto

    E si arriva al diktat di Abdullah al-Roumi, presidente del Governatorato di Hawally (la zona del Kuwait dove è concentrata la maggior parte dei prodotti informatici del Paese) che decide la chiusura dei negozi che vendevano statuette e stampanti, pur in assenza di una legislazione che proibisse la cosa : «Non possiamo accettare attività come queste». L' idolatria, vale la pena ricordarlo, è una delle accuse più serie nei Paesi islamici e può essere punita anche con la morte.

     

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    Insomma, la questione è seria. Anche perché le stampanti 3D possono avere usi che abbattono i costi per la realizzazione di protesi e componenti e dunque disincentivarne o addirittura negarne l' uso è un boomerang per l' intero Paese. In bilico tra oscurantismo e progresso, il Kuwait non è nuovo a questo tipo di diktat: il ministero dell' Informazione ha messo all' indice quasi 4.400 libri, tra cui i capolavori di Gabriel Garcia Marquez, Victor Hugo, George Orwell, Hans Christian Andersen e la Divina Commedia. Non mancano gli attivisti, giornalisti ed esperti che sui social network si stanno contrapponendo al divieto, notando tra l' altro che alcune di queste autorità religiose «in passato arrivarono a proibire addirittura la fotografia» e bollando questa caccia alle streghe hi-tech come «terrorismo intellettuale, ignoranza e rifiuto della tecnologia».

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