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    PREDATORI STRANIERI SUL CALCIO ITALIANO - IL MILAN MESSO IN BANCA (AMERICANA) - C’È UNA MAJOR USA DIETRO IL RIFINANZIAMENTO DEL DEBITO DEI ROSSONERI - IL MAXIPRESTITO DA 150 MILIONI DI EURO (AL TASSO DEL 7%) SAREBBE EROGATO DA JEFFERIES - MA CHI CONTROLLA DAVVERO IL CLUB FINO A POCHI MESI FA IN PANCIA ALLA FAMIGLIA BERLUSCONI?


     
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    Tobia De Stefano per “Libero Quotidiano”

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    Chi segue il Milan, anzi, chi segue l’operazione che ha portato il Milan dopo 30 anni e passa fuori dalla sfera di controllo di Silvio Berlusconi vive costantemente sulle montagne russe. Un giorno sembra tutto filar liscio come l’olio e l’altro cammina con una gamba sola sull’orlo di un burrone.

     

    L’altalena di emozioni è iniziata con l’estenuante trattativa che il 14 aprile ha sancito il passaggio dei rossoneri al semisconosciuto imprenditore cinese Yonghong Li per 740 milioni di euro (520 più 220 di debito) e si sta ripetendo adesso in un momento cruciale per la nuova proprietà. Le ultime da Milanello, pardon da via Aldo Rossi, fanno trasparire una certa fiducia sul fronte fair play finanziario: l’obiettivo è ottenere dalla commissione Uefa il “voluntary agreement”, l’accordo che sospende ogni sanzione per i debiti in cambio di un dettagliato piano di rientro. E su quello del rifinanziamento del debito. Che rappresenta il vero scoglio da superare a breve.

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    Mister Li, infatti, ha completato l’acquisizione dei rossoneri grazie ai circa 300 milioni del fondo Usa Elliott (che con interessi e commissioni diventano 360). Il problema è che quel prestito va rimborsato entro ottobre 2018. Altrimenti il Milan diventa “americano”. Quindi? Il Corriere della Sera ieri ha anticipato che il club meneghino ha dato un mandato in esclusiva di otto settimane alla società finanziaria inglese Bgb Weston per trovare una banca o un fondo disposti a rifinanziare il debito. Quello che non si dice è che in quell’operazione è stato fondamentale il ruolo di Antonio Giraudo. L’ex amministratore delegato della Juventus, infatti, aveva stretto un rapporto solidissimo con l’attuale ad del Milan Marco Fassone quando entrambi (dal 2003 al 2006) erano ai vertici del club bianconero. E ora vive a Londra e collabora abbastanza assiduamente con la stessa Bgb Weston.

     

    Yonghong Li Marco Fassone Yonghong Li Marco Fassone

    Ma torniamo al debito. Aver trovato l’advisor non significa che siano arrivati i soldi. Anzi. Il difficile viene ora, visto che non è neanche partita la due diligence, cioè la fase di controllo sui conti del Milan.

     

    A Libero risulta che il nuovo prestito dovrebbe essere di almeno 400 milioni, avere una durata maggiore (5 anni) e un tasso di interesse meno gravoso rispetto al 10% medio del debito contratto con Elliott. E che su una parte cospicua di quel debito ci stia lavorando alacremente un’altra importantissima banca d’investimenti americana, Jefferies. Che attraverso una sua branca, quella che si occupa di cartolarizzazione dei diritti televisivi, è impegnata in un’operazione di rifinanziamento da 150 milioni di euro a un tasso del 7%. Uscendo dai tecnicismi: in questo modo l’Ac Milan ripagherebbe 128 milioni (che più interessi e commissioni diventano 150), una parte dei soldi prestati da Elliott.

     

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    Ma il problema è che non è affatto finita qui. Perché il debito dell’Ac Milan rappresenta l’aspetto più elementare della faccenda. Per quello più complesso bisogna andare, come spesso capita nelle questioni finanziarie, in Lussemburgo, dove ha sede la Rossoneri Investment Lux. La società che controlla il Milan e alla quale lo stesso fondo Elliott ha dato altri 180 milioni al tasso dell’11,5%. Insomma in quel caso si tratta di soldi affidati direttamente nelle mani di Mister Li e che quindi non avrebbero la garanzia del Milan, ma quella del patrimonio alquanto misterioso del magnate di Honk Kong. Una partita in salita (sembra che le trattative sul rifinanziamento con Goldman e Merrill siano saltate su questo scoglio) e tutta ancora da giocare.

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