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    IL ROMANZO DEL RIBELLE STAITI - LA MILITANZA NEL MSI, LE DONNE, IL RAPPORTO CON AGNELLI, GLI SCONTRI CON ALMIRANTE E FINI, IL PEANA A GRILLO - BUTTAFUOCO IN GLORIA DEL "FASCIO-DANDY" TOMASO STAITI DI CUDDIA SCOMPARSO A 84 ANNI - "QUANDO VIDE IL CAV PREMIER DISSE: 'TUTTO MI SAREI ASPETTATO TRANNE CHE VEDERE CARLO DAPPORTO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO'"


     
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    Antonio Rapisarda per Il Tempo

     

    TOMASO STAITI DI CUDDIA - 1 TOMASO STAITI DI CUDDIA - 1

    Nella serata di mercoledì si è spento a Milano Tomaso Staiti di Cuddia, 84 anni, a cavallo tra la fine degli anni '70 e l' inizio dei '90 parlamentare, prima nel Msi e poi nel gruppo misto.

     

    Da tempo si era ritirato dalla vita pubblica e viveva a Lesa sul lago Maggiore. A dare la notizia della sua scomparsa è stata Flavia Perina: «Il migliore tra i missini che abbiamo conosciuto» ha spiegato l' ex direttrice del Secolo d' Italia. Tra i primi ad esprimere il suo cordoglio Gianni Alemanno con un tweet. «Onore a Tomaso Staiti di Cuddia - ha scritto - uomo tutto d' un pezzo, militante appassionato, di destra fino in fondo».

    Tomaso Staiti di Cuddia Tomaso Staiti di Cuddia

     

    Pietrangelo Buttafuoco, se le dico Tomaso Staiti, barone di Cuddia delle Chiuse, che cosa risponde?

    «L' unico presentabile tra gli impresentabili».

     

    Parlando del suo libro auto biografico, Confessione di un fazioso, disse di sé: «Il filo rosso è la politica, ma ci sono anche memorie e donne, la vita e i luoghi: Portofino, Milano e Ibiza».

    «È il ritratto di una personalità complessa: è stato tutto, è stato molto amato, molto avversato. Non ha mai scatenato sentimenti a metà. Una personalità di grande fascino che si ritrovò a fare attività politica e militanza in un ambiente che non era più abituato a un tipo d' uomo del genere».

     

    flavia perina flavia perina

    Romualdiano...

    «Per uso di mondo, frequentazioni, gusto. Agli occhi di Pino Romualdi era quello che più di tutti poteva incarnare quello stile che altri non riuscivano ad avere».

     

    C' entra qualcosa con la politica del doppiopetto del Msi?

    «Tutto il contrario. Non aveva dissimulazione, aveva questa sua forte personalità che gli consentiva di essere presente in tutti mondi. Aveva una totale naturalezza con il più umile degli operai così come, quando si aggirava per Montecitorio, non era un caso che Gianni Agnelli cercasse proprio lui. L' avvocato non perdeva nemmeno un minuto con i presunti papaveri dell' allora regime democristiano».

    STAITI DI CUDDIA STAITI DI CUDDIA

     

    Anni fa lo incontrammo a un convegno su Niccolai in un paesino sperduto delle Marche. Era lì -ricordo - perché, come spiegava, «non si può non presidiare quando si parla di lui».

    «Erano gemelli, si assomigliavano, si cercavano. Siamo in presenza di personalità fuori dagli schemi, animate di grande passione. Sembravano all' opposto ma erano fratelli: tanto era francescano nello stile Beppe Niccolai, quanto signorile ed elegantissimo Tomaso. Li univa la passione per la politica, erano totalmente calati nella difesa della polis. A differenza di tutto il resto, loro non erano adatti a compromessi e a mezzucci. Se la dannazione di quel mondo era l' idea-lista, di colui che ha l' idea della lista, loro erano tutto il contrario».

     

    Quando la destra divenne forza di governo lui si autoescluse, chiamando quel tipo di politica «uno strumento di affermazione sociale per morti di fame spirituali»...

    STAITI DI CUDDIA 3 STAITI DI CUDDIA 3

    «Aveva un punto di forza inespugnabile: l' assoluta gratuità e generosità. L' unico suo punto debole era il tempo che passa. Aveva un' ossessione, aveva visto bruciare le città attorno a lui e diceva: "Spero di non dover vedere un giorno bruciare i miei sogni". E quando vide dove andava quel mondo sicuramente cominciò ad avvertire la puzza di bruciato. L' incendio rischiava di trascinare i suoi sogni nella cenere».

     

    È stato amico prediletto di Albert Spaggiari, il bandito -gentiluomo della «rapina del secolo»...

    gianni agnelli gianni agnelli

    «Tra liberi si cercavano e si scovavano. Il suo era il tipo d'uomo dell'artista: non teneva un pennello, non suonava uno strumento, ma faceva l' arte con le sue giornate, con la sua vita».

     

    Con Almirante entrò in dialettica, sfidandolo al congresso nell' 84. Con Fini, invece, fu rottura.

    «Metti a paragone una storia mesta, triste, conclusa a coda di topo come quella di Gianfranco Fini e quella di Tomaso che non ha bisogno di andarsi a costruire risulte, frequentazioni, o losche parabole...».

     

    Fu feroce anche con Berlusconi. Lo accusò di «politica dell' sms: soldi -mignotte -salotti tv».

    Giorgio almirante con fini Giorgio almirante con fini

    «Su Berlusconi non cedette mai alle volgarità dell' odio, anzi non conobbe mai odio. Sul Cavaliere disse la cosa vera e definitiva quando, osservandolo e studiandone il sorriso, sentenziò: "Tutto mi sarei aspettato tranne che vedere Carlo Dapporto presidente del Consiglio"».

    Alla fine, da dadaista, ha recitato un peana politico a Grillo.

    «L' unica dinamite a disposizione degli anarchici come lui è affidarsi alla realtà attraverso personaggi che rimettono in discussione il sussiego dei rituali politici. Te lo immagini, del resto, a provare estenuanti accanimenti terapeutici per tenere in vita la destra?».

    buttafuoco pietrangelo buttafuoco pietrangelo

     

    Lui ha detto: «La destra si è suicidata».

    «Basta guardarli in fotografia e te ne accorgi. Già nella fotografia profumano di crisantemo. Li osservava, no?».

     

    Adesso che farà lassù?

    «Starà provando uno dei suoi tanti paracadute. Si starà preparando a un nuovo lancio».

    Tomaso Staiti di Cuddia Tomaso Staiti di Cuddia

    Citava spesso Nietzsche: «Diventa ciò che sei».

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    «Lui è diventato Staiti, il romanzo del ribelle».

     

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