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    IN GITA SOLO PER FARE CASINO. A CHE SERVE? LE CONFESSIONI ED ESPERIENZE DI UN PROF. PUGLIESE – “I RAGAZZI NON CHIUDONO OCCHIO PER 4 NOTTI E LA MATTINA NON SANNO NEMMENO DOVE SI TROVANO”, PRIMA DI PARTIRE SERVE UN PROGETTO – “HO ACCOMPAGNATO 80 STUDENTI A FIRENZE PER UNA SETTIMANA DELLA POESIA”


     
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    Claudia Voltattorni per il Corriere della Sera

     

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    C'è gita e gita. «C' è il viaggio secco, fine a se stesso, solo per fare casino, quello che scatena di più l' immaginazione dei ragazzi (e il più delle volte quello più desiderato)». E poi, «c' è il viaggio d' istruzione, preparato per mesi, che vuole rispondere a un bisogno, a un interesse degli studenti».

     

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    Ecco, se il professor Valerio Capasa, docente di lettere al liceo scientifico Leonardo da Vinci di Cassano delle Murge (Bari), deve scegliere: «Nel primo caso me ne resto a casa mia, nel secondo parto volentieri con i miei studenti». Perché, spiega «tutte le gite sono uguali e alla fine si risolvono allo stesso modo con i ragazzi che per tre, quattro notti non chiudono occhio passando ore a giocare a carte tutti in una stanza e poi la mattina sono così stravolti da non sapere neanche dove si trovano». E allora, «che senso ha partire e andare fino a Vienna se poi neanche ricordi cosa hai visto?».

     

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    Gite così il prof Capasa le abolirebbe del tutto. Non hanno senso dice, anche perché «vengono decise senza una ragione, se non "le terze vanno lì, le quarte di là, le quinte stanno via cinque giorni": l' unico motivo è partire». A quel punto comincia la caccia al prof accompagnatore. Che significa un insegnante attivo e responsabile 24 ore su 24 e senza neanche un soldo in più per il lavoro in trasferta.

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    Da anni, infatti, i prof che accompagnano hanno diritto solo al viaggio e all' alloggio pagato, e basta. «I ragazzi stanno svegli tutta la notte e noi insegnanti dobbiamo fare la ronda per i corridoi: a un certo punto però dobbiamo andare a dormire e lì speriamo che non accada nulla».

     

    Nel 2015, durante una di queste notti, il 19enne padovano Domenico Maurantonio morì cadendo dal quinto piano dell' hotel Da Vinci di Milano: era in gita scolastica. «Io dico che se la gita deve essere così, è una follia partire, anzi - aggiunge il prof - ai miei studenti che mi chiedono di andare rispondo: "se ci tieni tanto, partiamo in luglio"».

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    Perché la gita, secondo Capasa, è tale solo se diventa un «vero viaggio d' istruzione, su cui abbiamo lavorato in classe per tutto l' anno, deve avere un obiettivo, un significato, non restare una cosa fine a se stessa». Recentemente lui ha accompagnato a Firenze 80 studenti per cinque giorni a un convegno di poesia: «Se un ragazzo esprime il desiderio di andare a una manifestazione del genere, io sono felice di accompagnarlo».

     

    Invece, nella sua scuola, il prossimo due maggio ci sarà la «giornata di sport a Policaro a Mare»: «C' è una circolare che dice ai ragazzi di portare anche il costume: mi spiega che viaggio di istruzione è?».

     

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