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    INVESTÌ MICHELE SCARPONI: DISTRUTTO PER L’INCIDENTE, SI LASCIA MORIRE DI CANCRO – L’UOMO CHE IL 22 APRILE TRAVOLSE IL CICLISTA NON SI ERA PIU’ DATO PACE. TRE MESI AVEVA SCOPERTO DI AVERE UN TUMORE- “NON HA REAGITO, SI E’ LASCIATO ANDARE, DICONO GLI AMICI


     
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    Mauro Evangelisti per il Messaggero

     

    scarponi incidente scarponi incidente

    È morto tre giorni fa, ma la sua vita è finita il 22 aprile, quando alla guida di un furgone ha investito un ciclista e lo ha ucciso. Quando è sceso per soccorrerlo ha visto la maglia da corridore dell'Astana, ha capito che era il campione Michele Scarponi. Senza vita. Da quel giorno sono trascorsi dieci mesi, ma per Giuseppe Giacconi, 58 anni, piastrellista, sposato, una figlia, un famiglia normale, il percorso era ormai definito. Il senso di colpa lo ha seguito, non lo ha lasciato più solo. Tre mesi fa ha scoperto di avere un tumore.

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    EPILOGO«Si è lasciato morire, non ha reagito», raccontano gli amici, ma chissà se è vero, perché il male era comunque incurabile. Poi la resa, ieri si sono tenuti i funerali. Tornano alla mente le parole del cardinale Edoardo Menichelli pronunciò in occasione di un altro funerale, quello di Scarponi, quando chiese di pregare per Giacconi: «Porta nel cuore un dolore che ha drammaticamente segnato la sua vita e quello della sua famiglia». Quel dolore non è mai andato via, non è servito chiedere scusa alla vedova del campione, urlare che lui quel giorno non aveva proprio visto Michele, il cui nome aveva gridato subito dopo averlo urtato con il furgone. «Ero accecato dal sole». Sotto inchiesta per omicidio stradale, Giacconi ha in realtà portato dentro di sé, alimentandola, la pena più severa, quella che fa molto più male del verdetto di un giudice.

     

    DOLOREFilottrano è una cittadina di 9.300 abitanti, in provincia di Ancona. Scarponi lì lo conoscevano tutti, d'altra parte era soprannominato l'Aquila di Filottrano, aveva vinto al Tirreno-Adriatico nel 2009, il Giro nel 2011, era stato il gregario di Nibali quando si è aggiudicato Tour e Giro nel 2014 e 2016. Il 22 aprile si stava allenando quando il filo del suo destino si è incrociato con quello molto ordinario di Giuseppe Giacconi, un altro giorno di lavoro come tanti, alla guida del furgone. Erano le 8 del mattino, Scarponi, 37 anni, pochi giorni prima aveva vinto una gara importante, in via dell'Industria il furgone giallo di Giacconi lo aveva colpito.

     

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    L'artigiano era sceso disperato, aveva urlato «Michele, Michele», i carabinieri avevano verificato che non aveva bevuto, semplicemente non aveva visto Scarponi. Ogni minuto che passa c'è un automobilista che commette un errore da qualche parte nel mondo, quasi sempre non ci sono conseguenze, ma alle 8 del mattino del 22 aprile, in un piccolo paese delle Marche, andò diversamente. Nei giorni successivi nel campo sportivo della cittadina si tenne un funerale pubblico, con migliaia di persone, i compagni di squadra, i campioni del ciclismo, la moglie, i figli, i rappresentanti delle istituzioni. A casa, intanto, Giacconi aveva cominciato a convivere con il senso di colpa, che è sempre più grande e feroce quando sei una brava persona che ha sempre rispettato le regole.

     

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    «Sono due famiglie distrutte» disse allora il sindaco, Lauretta Giulioni, e con lei tutti i concittadini, quasi già presagissero allora che poco importava come sarebbe finita l'inchiesta giudiziaria, Giacconi non si sarebbe mai più ripreso, avrebbe ripensato ogni giorno alle scelte differenti che avrebbe potuto fare quel giorno, uscire un minuto prima o un minuto dopo, un percorso differente. Avrebbe ripensato al raggio di sole che lo aveva accecato, alla distrazione che lo aveva tradito.

     

    L'ALTRO FUNERALE«Si è lasciato andare, non ha reagito», ripetono gli amici. Giacconi aveva anche scritto una lettera alla vedova di Scarponi per chiedere di nuovo scusa. Chissà se davvero poteva finire diversamente: tre mesi fa il tumore, incurabile. E' stato ricoverato all'Ospedale Torrette di Ancona, ma le cure sono state inutili. Da alcune settimane i medici lo avevano lasciato tornare a casa e lì è morto. Ieri si sono celebrati i funerali, dieci mesi dopo quelli di Scarponi che riempirono il campo sportivo.

     

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