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    ITALIA E SVIZZERA: BATTAGLIA AL CONFINE - VALICHI CHIUSI A SINGHIOZZO E ROMA CONVOCA L’AMBASCIATORE - UNA VIGNETTA DI UN SETTIMANALE MOLTO VICINO ALLA LEGA DEI TICINESI RAFFIGURA GLI ITALIANI COME LA BANDA BASSOTTI - “VENITE A TOGLIERE IL LAVORO A CHI VIVE NEI CANTONI” – VIDEO


     
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    CONFINE ITALIA SVIZZERA CONFINE ITALIA SVIZZERA

    Alberto Mattioli per la Stampa

     

    È un crescendo di dispetti e di ripicche. La Svizzera chiude dalle 23 alle 5 tre piccoli valichi di frontiera con l’Italia. La Farnesina convoca l’ambasciatore svizzero, l’equivalente diplomatico di uno schiaffo. Ma anche l’Italia sbarra di notte, da sempre, una dogana, quella di Maslianico. Quindi, propone Nicholas Marioli, consigliere a Lugano per la Lega dei Ticinesi, partito di maggioranza relativa nel Cantone, Berna protesti con l’ambasciatore italiano.

     

    «Vogliono chiudere tutti i valichi con l’Italia? Perfetto. Poi però quest’estate Norman Gobbi, Lorenzo Quadri e Roberta Pantani (tre politici leghisti tosti, ndr) vanno al mare a Biasca», ribatte Luca Gaffuri, consigliere regionale Pd e segretario della Commissione per i rapporti fra Lombardia e Confederazione elvetica.  

     

    LEGA DEI TICINESI VIGNETTA ANTI ITALIANI LEGA DEI TICINESI VIGNETTA ANTI ITALIANI

    È un continuo. C’è la vignetta del Mattino della domenica, settimanale molto vicino alla Lega dei Ticinesi, che raffigura gli italiani come la Banda Bassotti. Ci sono le cento contravvenzioni in tre ore elevate giovedì a Ponte Tresa della Polizia cantonale ai danni dei frontalieri che andavano al lavoro, «Multe senza pietà», accusa La Prealpina in prima pagina. Ci sono le polemiche sugli italiani che vengono a togliere il lavoro agli indigeni.

     

    C’è la Gendarmeria che fa sapere che nel ’16 le «riammissioni semplificate» (leggi: i migranti rispediti di là) dalla Svizzera all’Italia sono state 20 mila, quelle dall’Italia alla Svizzera tre, come dire: gli italiani fanno passare tutti. Infine, e qui i danni sono potenzialmente molto più seri, c’è la legge appena approvata in Ticino che vieta alle imprese straniere di concorrere ad appalti di valore inferiore a 8,7 milioni di franchi, in pratica il 90%. Una mazzata per le aziende italiane che lavorano dall’altra parte della frontiera.  

     

    Non è un bel momento per i rapporti italo-svizzeri. Anche se forse bisogna distinguere. Perché l’impressione è che il governo federale abbia una politica e quello cantonale un’altra. Conferma Lorenzo Quadri, direttore del Mattino: «Verissimo. Se la Lega in Ticino è il primo partito è perché si è sempre opposta a Schengen. All’opposto di quel che fa Berna, che per difendere l’industria e uscire dalla black list ha sacrificato le banche, facendo perdere al Ticino migliaia di posti di lavoro». Anche lei, però, pubblicare quella vignetta... «Sono polemiche strumentali. Noi non diciamo che tutti gli italiani sono ladri. Ma che bisogna fermare i ladri che arrivano in Svizzera dall’Italia, come il governo cantonale sta cercando di fare. Quanto ai rapporti transfrontalieri, è vero che di dossier aperti ce ne sono parecchi. Ma i politici italiani o fanno finta di non conoscerli o, peggio, proprio non li conoscono». 

    CONFINE ITALIA SVIZZERA CONFINE ITALIA SVIZZERA

     

    «Una volta - spiega Eros Sebastiani, presidente dell’Associazione frontalieri Ticino - i frontalieri erano 30 mila, adesso sono 65 mila. E, visto che qualche problema di disoccupazione in Ticino c’è, è molto comodo per i politici locali dire che la colpa è di quello brutto e nero.

     

    Ecco, adesso i brutti e neri sono gli italiani. Noi frontalieri abbiamo sempre cercato di mediare, ma è sempre più difficile». Attualmente in Ticino per gli italiani non tira una buona aria: «Una volta vedevano la targa e ti chiedevano: uè, cuma stett? Adesso pensano e, talvolta, dicono pure: ah, sei tu che rubi il lavoro a mio figlio. A forza di parlare alla pancia della gente e non alla sua testa si rischiano guai seri». 

     

    In effetti, in tutto questo batti e ribatti è difficile trovare una via di mezzo. Matteo Luigi Bianchi, sindaco leghista (Lega italiana, non ticinese) di Morazzone, provincia di Varese, è uno dei pochi da questa parte del confine a dare ragione a quelli di là: «No, sono uno dei pochi a dirlo. In realtà lo pensano in molti. Sui valichi di frontiera è vero che c’è un problema di sicurezza: chiuderne qualcuno permette di concentrare le forze su quelli che restano aperti, Quanto ai frontalieri, il dumping salariale c’è. E non solo nei confronti dei lavoratori svizzeri.

     

    I frontalieri italiani “storici” sono minacciati dai nuovi, che si accontentano di stipendi bassissimi. Insomma, la Svizzera fa quel che dovremmo fare noi. In questi tempi di scelte ideologiche, usa il buonsenso. Dovremmo imitarla, invece di criticarla». «Si sa che la Lega Nord è sempre genuflessa davanti a quella dei Ticinesi - attacca Gaffuri -. Il punto è che a Berna hanno capito che il mondo è cambiato, a Bellinzona no. Ma i territori di confine sono sempre stati dei vasi comunicanti e tali devono restare».  

     

    LA LEGA SVIZZERA LA LEGA SVIZZERA

    Sarà. Però riemergono ataviche diffidenze, vecchi pregiudizi, antichi luoghi comuni. Viene in mente Pane e cioccolata, l’emigrante Nino Manfredi che per integrarsi si tinge perfino di biondo. Salvo tradirsi al bar, quando esulta perché l’Italia ha fatto gol alla Svizzera. 

     

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