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    IUS E GETTA - IL GOVERNO NON HA I NUMERI AL SENATO: LO IUS SOLI E’ PIÙ LONTANO - TRA I CENTRISTI GLI ALFANOIDI I MAL DI PANCIA SONO SEMPRE PIÙ EVIDENTI E IL MINISTRO ENRICO COSTA MINACCIA LE DIMISSIONI IN CASO DI VOTO DI FIDUCIA - MA GLI ADDETTI AI LIVORI HANNO CAPITO TUTTO: “RENZI SPINGE PER LA FIDUCIA COSI’ DA AVERE UNA CRISI DI GOVERNO…” 


     
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    IUS SOLI IUS SOLI

    Francesco Grignetti per “la Stampa”

     

    Il tema è di quelli che agitano le notti di palazzo Chigi: come procedere sullo ius soli? Si sa che Matteo Renzi vorrebbe procedere a passo di carica e che Gentiloni teme invece di cadere in qualche trappolone. Per tutto il giorno ci sono state consultazioni. Si verificano numeri e fattibilità. La sintesi è che una decisione ancora non è stata presa.

     

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    Il governo rischia il collo al Senato, dove i numeri della maggioranza sono sempre più ballerini e dove si moltiplicano i cambi di casacca. Il capogruppo dem al Senato, Luigi Zanda, fa dichiarazioni tranquillizzanti poco prima di incontrare il presidente del Consiglio («Il governo non rischia la crisi né sullo Ius soli, né su altri provvedimenti») e molto più allarmate all' uscita («Per tutte le fasi di ciascun provvedimento è estremamente importante una verifica preventiva e molto attenta dei numeri. È ovvio che la necessità del controllo dei numeri diventa ancor più stringente quando si ha a che fare con provvedimenti delicatissimi»).

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    Tra le fila dei centristi di Alleanza popolare i mal di pancia sono sempre più evidenti. Il ministro Enrico Costa è venuto allo scoperto: minaccia le dimissioni in caso di voto di fiducia. Anche Beatrice Lorenzin frena. Angelino Alfano ha visto Gentiloni nel pomeriggio, ma in pubblico non si espone. Al rebus ha provato a mettere ordine il renziano Matteo Richetti: «Il Pd - ha spiegato - è per l' approvazione dello ius soli e non vuole creare un incidente di governo. Abbiamo dato la disponibilità di arrivare fino al voto di fiducia, staremo alle decisioni di Gentiloni».

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    Il punto è che le opposizioni di centrodestra sono scatenate. Anche i grillini non voteranno il provvedimento. E dunque? «E' chiaro - continua Richetti - che nessuno vuole creare un percorso di inciampo, non si usa lo ius soli in termini strumentali, ma non rinunceremo a una battaglia che riteniamo giusta».

     

    Il tema resta quello delle ultime settimane: mettere la fiducia e rischiare? Fabrizio Cicchitto, Ap, che pure sostiene la riforma, invita alla «ragionevolezza». Ossia al rinvio.

    «È certamente sbagliata la forzatura sui tempi sull' approvazione dello ius soli. A meno che non ci sia il calcolo di provocare difficoltà al governo, saggezza vuole che il tema venga affrontato prendendosi gli spazi necessari».

     

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    A Cicchitto piacciono i riferimenti storici. Ed ecco che il rischioso voto di fiducia, lo paragona al «colpo di pistola di Sarajevo». Quel piccolo grande incidente che diede vita alla Grande guerra. E quindi queste sono le conclusioni dei due capigruppo di Alleanza popolare, Lupi e Bianconi: «Si vada avanti solo se si hanno numeri certi in entrambi i rami del Parlamento».

     

    Al Senato peraltro c' è un calendario particolarmente affollato: il decreto vaccini è ancora da approvare, poi c' è il decreto Mezzogiorno, e ancora il decreto Banche venete, approvato dalla Camera con voto di fiducia. Intanto il ddl sul distacco del comune di Sappada dalla Regione Veneto ha avuto la priorità. Per lo ius soli, ben che vada, non se ne riparlerà prima del 25 luglio.

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