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    NEL DISINTERESSE DEI NOTISTI POLITICI DEI GIORNALONI, DURANTE IL WEEKEND A BISCEGLIE SONO ANDATE IN SCENA LE PROVE TECNICHE DI DIALOGO, SE NON DI INCIUCIO, TRA UN PAIO DI ESPONENTI DEL PD (IN REALTÀ UNO) E ALCUNI RAPPRESENTANTI DEL GOVERNO (IN REALTÀ DUE). SE CONTE, DI MAIO E IL MINISTRO CENTINAIO SNOBBANO CERNOBBIO PER UN EVENTO ORGANIZZATO DA FRANCESCO BOCCIA, NEMICO DI RENZI E DA SEMPRE TIFOSO DELL'ACCORDO PD-M5S, I MOTIVI CI SONO: ECCOLI…


     
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    Nel disinteresse dei notisti politici dei giornaloni, durante il weekend a Bisceglie sono andate in scena le prove tecniche di dialogo, se non addirittura di inciucio, tra un paio di esponenti del Pd (in realtà uno) e alcuni rappresentanti del governo (in realtà due).

    francesco boccia luigi di maio francesco boccia luigi di maio

     

    Come questo disgraziato sito proverà a spiegare, memore della canzone di Riccardo Cocciante "se stiamo insieme ci sarà un perché", se un presidente del consiglio, un vicepremier, e anche un ministro del governo grillo leghista in verità, si sono presentati a Digithon, la manifestazione giunta alla terza edizione inventata da Francesco Boccia, deputato del Pd e presidente della "maratona delle idee digitali" (con la presentazione di 100 startup in cerca di gloria, ma soprattutto di finanziamenti), il passo non può essere considerato solo un gesto di cortesia.

     

    Tanto più in politica, che come si sa non è un pranzo di gala.

     

    Primo elemento.

    Digithon nelle sue due precedenti edizioni è stata realizzata non dopo l'estate, ma prima: in giugno, sia nel 2016 sia nel 2017.

    Come mai questa volta a settembre?

    Semplice: Boccia, che renziano non è mai stato e che anzi non ha perso occasione di smarcarsi dai vertici del Pd, prima e dopo il catastrofico referendum del 4 dicembre (chiosò: "La colpa è solo di Renzi e dell'arroganza con cui ha governato"), ha aspettato che nascesse il governo il 31 maggio, e solo dopo ha fissato l'appuntamento di quest'anno.

    francesco boccia giuseppe conte francesco boccia giuseppe conte

    Per l'appunto a settembre.

    Ma attenzione: non in un weekend qualsiasi, ma in quello della Fiera del Levante. E in quello del forum Ambrosetti a Cernobbio.

    La coincidenza avrebbe dovuto semmai consigliare di spostare l'evento minore in altra data, per non scomparire dalle cronache.

     

    Ma Boccia, che sarà pure il marito di Nunzia Di Girolamo ma fesso non è, sapeva che invece la sovrapposizione con la Fiera gli tornava utile per incassare la presenza di alcuni esponenti dell'esecutivo che a Bari sarebbero andati.

     

    Il ministro dell'agricoltura Gian Marco Centinaio, leghista, e vabbè.

    Ma soprattutto il presidente del consiglio Giuseppe Conte e il vicepremier nonchè ministro dello sviluppo economico e del lavoro Luigi Di Maio.

    Di Maio, che ha preferito (lo ha detto lui dal palco) essere a Digithon piuttosto che a Cernobbio, esattamente come Arnaud de Puyfontaine, ceo di Vivendi.

     

    Come gli organizzatori di eventi ben sanno, poter esibire in vetrina i big politici e dell'economia garantisce comunque una certa visibilità alle proprie iniziative.

    Così è stato anche stavolta, aggiungendo che Boccia, forte del suo precedente ruolo di presidente della commissione bilancio della Camera, ha sempre mantenuto buoni e solidi rapporti di stima sia con i rappresentanti suoi omologhi nelle altre forze politiche, per esempio con l'attuale sottosegretario a palazzo Chigi Giancarlo Giorgietti, sia con i vertici delle più grandi aziende e gruppi finanziari del nostro Paese.

    di maio e giletti a digithon di maio e giletti a digithon

     

    Basta scorrere l'elenco degli intervistati per capire: come si diceva, Centinaio (intervistato da Myrta Merlino), Matteo Del Fante (ad di Poste di italiane, con Fausto Carioti vicedirettore di Libero), Andrea Zappia, ad di Sky (con Antonello Piroso), Antonio Patuelli, presidente Abi (con Roberto Sommella), Massimo Bray, ex ministro della Cultura e oggi direttore generale della Treccani (con Federica De Denaro della Rai), Giorgio Metta, dell' Istituto italiano di tecnologia (con Barbara Carfagna del Tg1), Di Maio (con Massimo Giletti de La7), il de Puyfontaine di cui prima, ad di Vivendi (bis di Myrta Merlino), Michele Emiliano, presidente della regione Puglia (con Franco Bechis).

     

    In questo clima politico e imprenditoriale (e familistico, come vedremo tra poco) da "volemose bbene", tra orecchiette e cime di rapa, qual è il dato politico rilevante?

    Che sabato il pugliese foggiano (di Volturara Appula) Conte, scortato dal pugliese brindisino (di Ceglie Messapica) Rocco Casalino, abbia fatto una sosta non di circostanza dal pugliese barese (di Bisceglie) Boccia nel viaggio tra la Fiera di Bari e il meeting Ambrosetti a Cernobbio; e che Di Maio abbia fatto lo stesso, sulla rotta inversa (arrivando da Roma per andare a Bari), non possono essere catalogati solo tra gli atti dovuti.

    E perchè, poi?

     

    Il segnale era un altro: dimostrare che prove tecniche di dialogo sono possibili, anche per eventuali futuri nuovi scenari nazionali.

    GIUSEPPE CONTE ARNAUD DE PUYFONTAINE GIUSEPPE CONTE ARNAUD DE PUYFONTAINE

    Anche senza considerare la storia della telefonata tra Di Maio e Salvini, smentita ma comunque dai contenuti verosimili ("Matteo, attento, qui stanno cercando la spallata per spingere il M5S a fare un governo con il Pd"), che una prospettiva del genere non sia esattamente fuori dal mondo lo si intende se la si vede intrecciata con le vicende interne del Pd, le prossime primarie, l'annunciata candidatura di Nicola Zingaretti, che però ha specificato ai microfoni di Sky non vuole allearsi con il M5S.

     

    Conclusione: ma non sarà che Boccia, che ha sempre sostenuto la necessità di un dialogo con il M5S considerando una parte dei suoi voti in fuga dal Pd, mantenendo, a quanto risulta a Dagospia, un suo personale canale aperto con quel mondo, stia lavorando per scendere in campo lui in prima persona, in chiave di rilancio di un Pd concorrente ma non alternativo ai grillini?

     

    Si potrebbe obiettare: ma allora gli converrebbe tessere una tela con Roberto Fico e con Alessandro Di Battista, i gemelli movimentisti grillini.

    Vero, da un certo punto di vista. Ma senza contare che uno è presidente della Camera, l'altro al momento in giro per il mondo, i 5 Stelle hanno mostrato una grande duttilità "darwiniana" nell'adattarsi alle circostanze congiunturali, ed è anche del tutto evidente che una parte del loro elettorato, soprattutto al Sud, supporta la scelta governativa con la Lega, ma non la sopporta.

    Guardando con favore a un'intesa con un Pd de-renzizzato.

    Ci è arrivato perfino Giggino, che ha capito che il basso profilo nei confronti dell'attivismo del Truce Matteo Salvini non paga nei sondaggi, anzi.

     

    giuseppe conte rocco casalino giuseppe conte rocco casalino

    In quest'ottica Boccia, più di Emiliano (che da Boccia è stato sostenuto nella sua corsa alle primarie del 2017, perse contro Renzi e Andrea Orlando), ha qualche carta da giocare.

    Assessore a Bari in quota Margherita proprio con Emiliano sindaco tra il 2004 e il 2006.

    Commissario straordinario a Taranto (dove fu minacciato di morte).

     

    Sconfitto da Nichi Vendola nelle primarie per il governatorato della Puglia nel 2005 (lo scarto fu di pochissimi voti, tanto che si parlò di consistenti brogli, vicenda che fu subito chiusa la notte stessa, come da ricostruzione successiva mai smentita, da telefonata di Romano Prodi che lo invitò a fare un passo indietro per non mettere in crisi i rapporti tra l'Ulivo e Fausto Bertinotti, sponsor di Vendola, in vista del più importante appuntamento delle politiche, che Prodi vinse nel 2006).

     

    Sostenitore di Enrico Letta (quando il nipote di Gianni partecipò alle primarie del 2007 finendo suonato da Walter Veltroni: Letta prese l'11%, ma senza il 35% che gli portò Boccia in dote si sarebbe fermato all'8%),  ma in un ruolo di battitore libero, tanto che Letta non lo chiamò al governo con lui nel 2013.

     

    Presentatore di un testo sulla web tax, per far pagare più imposte ai grandi gruppi di Internet, i GAFA (Google, Amazon, Facebook, Apple), che approvato con un emendamento nella legge di stabilità nel 2013, fu cancellato da Renzi che se ne vantò con un tweet.

    E dire che oggi Renzi lo vede con il fumo negli occhi è un eufemismo.

     

    MATTEO SALVINI CERNOBBIO MATTEO SALVINI CERNOBBIO

    Gli ingredienti, insomma, per non giudicare la visita a Boccia di Conte e Di Maio come una semplice passerella istituzionale ci sono tutti, anche in virtù degli incontri a quattr'occhi che ci sono stati ai margini, e valutando anche come dettaglio non secondario che il ceo di Vivendi, 5 miliardi investiti in Italia (4 in Telecom, 1 in Mediaset: il tutto oggi a valori dimezzati), e quello di Sky (3 miliardi di fatturato annuo) siano intervenuti per firmare il registro delle presenze in un contesto di questo tipo. Come se Boccia potesse garantire in qualche modo un "entente cordiale" con il governo.

     

    Dove non sono mancati i i momenti pop, con Gigi D'Alessio, che doveva essere intervistato da Paolo Giordano del Giornale (all'ultimo momento ha dato forfait, sostituito in corsa da Letizia D'Amato, a capo di un'agenzia di comunicazione, che cura anche la promozione di Digithon, ed è moglie di Lucio Palazzo, biscegliese come Boccia, autore de La Vita In Diretta su Rai), e con Marco Tardelli, campione del mondo nell'82 e compagno di Myrta Merlino (intervistato da Nunzia Di Girolamo, prossima al debutto come inviata di Giletti a "Non è l'Arena", dopo aver inaugurato una sua rubrica sul Tempo della famiglia Angelucci, "Nunzia vobis").

     

    Il momento più esilarante? Quando Di Girolamo ha chiesto a Tardelli se gli era mai ricapitato di fare un urlo come quello dopo il gol della finale dei Mondiali dell'82.

    E Tardelli, preso dall'entusiasmo della piazza gremita, ammiccando in direzione di Myrta Merlino: "Come no, proprio la scorsa notte".

    E Giletti, spaesato: "In che senso?".

     

    Sipario.

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