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    DISASTRO AZZURRO - MONDIALE 2018 IN BILICO: È SOLO L'ULTIMO ATTO DELL'ANNUS HORRIBILIS DELLE SQUADRE ITALIANE - NESSUN PODIO DA BASKET, VOLLEY E PALLANUOTO – IL PROBLEMA PIU’ GRAVE: L'ATTRITO FORTISSIMO TRA FEDERAZIONI E CLUB - IL CONI CORRE AI RIPARI E CONVOCA GLI STATI GENERALI DELLO SPORT PER IL 20-21 NOVEMBRE


     
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    Cosimo Cito per La Repubblica

     

    buffon tavecchio buffon buffon tavecchio buffon

    L' estate poco italiana del 2017, seguita dall' autunno di una possibile apocalisse, dovesse accadere quel che Tavecchio e 60 milioni di suoi connazionali non s' augurano, ha lasciato alla contabilità dello sport azzurro un tombale zero.

     

    Non abbiamo vinto medaglie nei tornei a squadre affrontati dalle nazionali degli sport più tradizionalmente, per pratica, passione, storia, italiani: il calcio, il basket, il volley, la pallanuoto. Una somma impressionante di quarti giocati e persi tra Europei e Mondiali, prima che anche il calcio aggiungesse sul piatto i suoi tremori attuali, perdendo a Madrid, pareggiando con la Macedonia, festeggiando quindi come una vittoria il fatto di essere testa di serie nell' urna del play-off.

    tavecchio uva tavecchio uva

     

    Il problema dell' aver fallito un' estate, con molti distinguo e diversi fatti notevoli accaduti, dal pugno di Gallinari alle scarpe di Zaytsev, al morbillo ungherese che ha debilitato le nazionali di pallanuoto, non sarebbe ugualmente grave se invece i numeri, come fanno, non confermassero un trend che nello sport italiano va avanti da anni. Le nostre squadre nei "nostri" sport non vincono più. Nell' ultima decade abbiamo più che dimezzato il bottino di podi tra Olimpiadi, Europei e Mondiali. Siamo tornati indietro di trent' anni. Lo dicono i numeri.

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    Gli anni '10 del XXI secolo hanno regalato all' Italia 15 medaglie di squadra. Negli anni Ottanta, i primi dell' era contemporanea dello sport, benché aiutati dalla compattezza e singolarità, nei tornei, di Urss e Jugoslavia, il conto si fermò a 13. Ma già negli anni Novanta, le squadre italiane scalarono 30 volte i podi più importanti, più del doppio. La discesa è iniziata poi nei primi Duemila (23 medaglie), e ora, quando ormai di anni con il 201 davanti ne restano appena due, siamo a 15. Quindici medaglie, nove delle quali arrivate dalla pallanuoto, cinque dal volley maschile, una appena dal calcio, l' argento all' Europeo 2012 dietro l' inarrivabile Spagna, battuta una volta su tredici confronti in tutta la decade.

    gallinari gallinari

     

    Il cambiamento di passo è fin troppo evidente. «Un ciclo negativo, non si può giudicare in un altro modo quel che sta accadendo, e parlo del mio sport, il basket » racconta il presidente federale Gianni Petrucci, che tuttavia ha dato a Boscia Tanjevic le chiavi del movimento, confidando nelle proprietà taumaturgiche dell' ultimo ct capace di portare un' Italia all' oro (europeo) nello sport dei canestri. Si dirà: ci sono troppi stranieri. Vero: appena il 46% dei giocatori in rosa alle 16 squadre di Serie A è eleggibile per l' azzurro. Molti di essi in realtà giocano pochi secondi o pochi minuti.

     

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    Eppure, il problema, secondo Ferdinando Marino, presidente di Brindisi ed ex n°1 di Lega, è un altro: «Costringere un club a mettere in campo italiani fa crescere a dismisura il loro valore e costringe dunque i club a rivolgersi altrove, a pescare stranieri di scarso valore che non fanno crescere globalmente il movimento.

     

    La liberalizzazione degli stranieri aiuterebbe assai di più a coltivare i nostri talenti, a farli crescere nelle giovanili, darebbe respiro ai club e quindi darebbe alla nazionale giocatori pronti, veri. Mercato libero e premi alle squadre che hanno un vivaio. La Federazione predica ma non ci dà una mano». Lo scambio rende evidente uno dei problemi più gravi dello sport italiano: l' attrito fortissimo tra federazioni e club. Nel volley si aggiunge un ulteriore motivo di conflittualità: l' esistenza del Club Italia.

     

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    Utile, secondo la Fipav, a far migliorare sul campo i giovani e a scongiurare il fenomeno della mortalità sportiva, ossia l' addio di talenti giovanili (le U18 azzurre sono campionesse del mondo 2017) bruciati dal confronto al livello più alto. «Invece» spiega il presidente di Trento, Diego Mosna, «i talenti li bruciamo mandandoli a giocare un campionato seniores a 18, 19 anni, in una squadra che fa da sparring partner, che perde sempre. La soluzione sarebbe dare incentivi alle società per far sviluppare al suo interno vivai e mettere i giovani nelle condizioni di giocare al momento giusto. Così avremo una nazionale via via sempre meno competitiva».

     

    Cattaneo, il presidente Fipav, sottolinea invece «il potere a doppio taglio dei nostri campionati, i migliori al mondo, con giocatori stranieri che facciamo crescere.

    E poi esportiamo grandi tecnici».

     

    L' ex ct azzurro Mauro Berruto punta il dito contro, invece, «la perdita di centralità e di dignità dell' allenatore, la figura più importante in uno sport di squadra, a vantaggio invece di alcuni giocatori, trattati come star. Chi possiede il saper fare di uno sport deve essere tutelato e gestito come una risorsa: questo in Italia non avviene».

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    Il Coni ha fissato per il 20 e il 21 novembre la convocazione degli stati generali dello sport. Lì Malagò ascolterà le voci di tenebra azzurra. Da lì dovrà spuntare una soluzione.

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