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    JUVE, THE ENDT! - ''ALLA FINALE DI CHAMPIONS DEL 1996 I BIANCONERI ERANO FORSE UN PO' DOPATI. QUESTO BRUCIA ANCORA E L'AJAX VUOLE VENDICARSI” – L’EX TEAM MANAGER DEI LANCIERI DAVID ENDT GETTA CHEROSENE SUL FUOCO IN VISTA DEI QUARTI: “LA SCONFITTA NELLA FINALE DI CHAMPIONS E’ UNA FERITA CHE RESTA SEMPRE APERTA”


     
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    Antonio Giordano per www.corrieredellosport.it

     

    David Endt David Endt

    Cominciamo bene: e quando Ajax-Juventus è ancora un pensiero da raccogliere e sistemare, la Grande Vigilia inizia con colpi bassi e allusioni assai dirette sul passato che, impietoso, ritorna. C’è stato un tempo in cui la Champions se la sono giocata direttamente loro, non come tra un po’, quando si entrerà in una doppia tappa, e comunque interlocutoria, attraverso la quale cercare di conquistarsi la finale: ma Juventus-Ajax, 22 maggio del 1996, è una data che resta lì, inchiodata nella storia bianconera, perché rimane l’ultima nottata densa di magìa, mentre ad Amsterdam «è ancora una ferita aperta».

     

    juventus '96 juventus '96

    David Endt è stato l’Ajax in sue varie espressioni, da calciatore nelle giovanili ad addetto stampa a team manager: ma ora che ne è uscito, da un bel po’ ormai sono sei anni circa, ne rimane un cantore, un innamorato, un fans e pure una memoria che attraverso Kiss Kiss viene solleticata ed ispira una bordata che aiuta a «scaldare» questo mese circa di avvicinamento alla Grande Sfida. «La Juventus è veramente la favorita, su questo non ci sono dubbi.

     

    CR7 CR7

    Ma non si sa mai con questo gioco spregiudicato dell’Ajax tutto è possibile. E poi abbiamo qualcosa vincere.... Una vendetta, direi, vero, verissimo perché all’epoca a Roma abbiamo giocato contro una Juve che poi dopo si è rivelato forse era un po’ dopata, non si sa....E questo brucia ancora, è un altro motivo, con tutto il rispetto che si ha per la Juve». Certo, ci mancherebbe, con tutto il rispetto, tanto per non negarsi nulla, meglio buttarla subito sul vago, andando a ripescare frammenti di ricordi di quel periodo, tutto ciò che accadde poi, i processi e anche le pubblicazioni («Buon sangue non mente», del professor D’Onofrio).

     

     

     

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