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    “LA BOZZA SULLA BREXIT RISPETTA LA VOLONTÀ DEL POPOLO” – THERESA MAY ALLA CAMERA DEI COMUNI CONFERMA IL TESTO DI INTESA TECNICA PER L’USCITA DEL REGNO UNITO DALL’EUROPA: “NON CI SARÀ UN NUOVO REFERENDUM” – IL CONSIGLIO EUROPEO STRAORDINARIO, IL VOTO A STRASBURGO E WESTMINSTER: ECCO LE PROSSIME TAPPE


     
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    1 – May: bozza sulla Brexit rispetta la volontà del popolo. Non ci sarà un nuovo referendum

    Da www.rainews.it

     

    THERESA MAY THERESA MAY

    La bozza di accordo sulla Brexit rispetta la volontà espressa dal popolo del Regno Unito nel referendum di giugno del 2016. Lo ha detto la premier britannica, Theresa May, parlando alla Camera dei Comuni. La bozza d'intesa tecnica "avvicina significativamente" il Regno Unito verso "ciò per cui il popolo ha votato" nel referendum del 2016, ha spiegato, confermando per il pomeriggio la riunione del governo destinata a vagliare il testo.

     

    Attaccata dal leader laburista Jeremy Corbyn, la premier Tory ha rivendicato di voler chiudere "un accordo nell'interesse nazionale" e ha ribadito che il regno "riprenderà il controllo" dei suoi confini, delle sue leggi, del suo denaro. May a Corbyn: il referendum non sarà ripetuto  Il referendum sulla Brexit "non sarà ripetuto" e Londra "lascerà l'Ue, l'unione doganale, la politica comune sulla pesca e sull'agricoltura", ha ribadito Theresa May ai Comuni rispondendo agli attacchi del laburista Jeremy Corbyn.

     

    THERESA MAY THERESA MAY

    La premier Tory ha poi denunciato le ambiguità del Labour, sfidando Corbyn a dire se voglia "fermare la Brexit". Sul fronte opposto tuttavia anche il brexiteer ultrà Peter Bone ha attaccato l'intesa con Bruxelles: la premier - ha detto - sta "perdendo il consenso di molti Conservatori".

     

    2 – Le prossime tappe del cammino verso la Brexit

    Veronique Virgilio per www.agi.it

     

    Dopo l'accordo tecnico raggiunto ieri tra Londra e Bruxelles, oggi entra nel vivo la fase finale della Brexit, da concludere entro il termine prestabilito del 29 marzo 2019, giorno in cui la Gran Bretagna uscirà comunque formalmente dall'Unione europea. Un processo complesso e ancora tutto in salita, che ancora non esclude il 'no deal', il mancato accordo, uno scenario carico di incognite e pesanti ripercussioni non solo sui britannici.

    LONDRA - MANIFESTANTI CONTRARI ALLA BREXIT LONDRA - MANIFESTANTI CONTRARI ALLA BREXIT

     

    May riunisce il governo

    Nel pomeriggio, in un consiglio dei ministri straordinari, la premier Theresa May presenta la bozza dell'accordo tecnico raggiunto con l'Ue per ottenere il consenso del suo esecutivo. May deve cercare di convincere i ministri scettici, alcuni dei quali, in segno di protesta, potrebbero presentare le dimissioni, a titolo individuale.

     

    Sembra da escludere invece un ammutinamento generale - come auspicato dall'ex titolare degli Esteri, Boris Johnson - in quanto i conservatori presumibilmente cercheranno di salvare il governo, evitando di farlo precipitare in una crisi e scongiurando così il rischio di elezioni anticipate e una vittoria dei laburisti di Jeremy Corbyn.

    boris johnson boris johnson

     

    Un fronte comune dunque per evitare il peggio, ma non per questo convinti che l'accordo raggiunto sia quello migliore per il Paese.

     

    May stamane ha continuato a incontrare i ministri, uno ad uno: stamane, il 'numero due', David Lidington; il responsabile del Foreign Office, Jeremy Hunt; quello della cultura, Jeremy Wright, tra gli altri. Aveva già visto lunedi' sera, il ministro dell'Economia, Philip Hammond; il titolare del commercio internazionale, Liam Fox; il ministro del Tesoro, Elizabeth Truss, e la leader dei 'tory' alla camera dei Comuni, Andrea Leadso. secondo Downing Street, tutti i membri dell'esecutivo hanno già avuto accesso alla bozza, di circa 500 pagine, e si incontreranno a partire dalle 15:00 ira italiana, dopo la consueta seduta settimanale di 'question time', della premier, alla Camera dei Comuni.

     

    Il Consiglio Europeo straordinario

    THERESA MAY BALLA SUL PALCO THERESA MAY BALLA SUL PALCO

    Dopo il probabile sigillo del governo britannico, l'accordo tecnico sulla Brexit tra Londra e Bruxelles dovrà passare al vaglio di un vertice europeo straordinario, presumibilmente convocato per il 24 e il 25 novembre.

     

    Lo step potrebbe incontrare qualche intoppo, in primis la voce critica degli irlandesi, che hanno già chiesto di cambiare nel testo le clausole speciali riguardanti l'Irlanda de Nord - in particolare quelle su nuove barriere commerciali con la Gran Bretagna - per non minare l'integrità costituzionale ed economica del Regno Unito.

     

    Il voto a Westminister

    Al momento, lo scoglio più grande da superare è il voto del Parlamento britannico, che potrebbe essere inserito in agenda già la prima settimana di dicembre. A Westminster, per ora, la May non ha i numeri per far passare l'accordo. Oltre al voto contrario di tutti gli euroscettici, deve fare i conti anche con la valutazione critica del Dup, il partito unionista nordirlandese, che rischia di non appoggiare l'intesa nella sua versione attuale.

    boris johnson boris johnson

     

    Facendo ancora una volta leva sullo spauracchio del 'no deal', la premier conservatrice potrebbe ottenere il sostegno di alcuni laburisti dissidenti, ma il passaggio in Parlamento appare davvero difficile.

     

    Non a caso i leader di opposizione hanno già chiesto con una lettera aperta che il voto del Parlamento sull'accordo per la Brexit possa essere "autenticamente significativo", con la possibilità anche di votare su singoli emendamenti. La lettera aperta, indirizzata alla May, è stata firmata da Jeremy Corbyn (laburisti), Ian Blackford (Scottish National party), Liz Saville Roberts (i gallesi di Plaid Cymru) e Vince Cable (liberaldemocratici).

     

    Se l'accordo venisse bocciato da Westminster, oltre alla strada del 'no deal' si aprirebbe anche quella del 'no Brexit', verso la convocazione di un secondo referendum.

     

    Il voto a Strasburgo

    theresa may 2 theresa may 2

    Se in qualche modo lo scoglio del Parlamento britannico venisse superato, l'ultima tappa del percorso sarà il voto del Parlamento europeo, magari anche all'inizio del 2019. Da quel punto, la strada sarebbe finalmente in discesa.

     

    La transizione

    Dalle 23 del 29 marzo 2019 Londra lascerà ufficialmente l'Unione Europea, in ogni caso, anche senza accordo. A quel punto prenderà il via una fase di transizione, fino al 31 dicembre 2020, durante la quale Londra continuerà ad applicare e a beneficiare di tutte le norme dell'Ue, ma senza partecipare al processo decisionale. In attesa di aprire altri negoziati per stabilire la relazione futura e definitiva tra Londra e l'Unione europea.

     

    3 – «C' è l' accordo tecnico sulla Brexit» May presenta il piano ai suoi ministri

    Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”

     

    LONDRA - MANIFESTANTI CONTRARI ALLA BREXIT LONDRA - MANIFESTANTI CONTRARI ALLA BREXIT

    È arrivato finalmente il momento della verità per la Brexit. La strada è aperta da un lato verso un accordo fra Londra e Bruxelles sui termini del divorzio: ma dall' altro lato tutto è ancora in bilico e la situazione potrebbe precipitare da un momento all' altro, travolgendo lo stesso governo di Theresa May e le speranze di una uscita morbida della Gran Bretagna dall' Unione europea.

     

    Ieri è stata raggiunta un' intesa «a livello tecnico» su un testo legale per disciplinare il divorzio. Questo vuol dire che, dopo un anno di trattative, i due team negoziali hanno prodotto un testo congiunto di ben 500 pagine che mette nero su bianco tutti i dettagli della separazione. Ma ora è necessaria l' approvazione politica: è anche per questo che Michel Barnier, il capo dei negoziatori europei, ha detto che «non ci siamo ancora del tutto».

    THERESA MAY THERESA MAY

     

    In ogni caso oggi alle due del pomeriggio, ora di Londra, Theresa May sottoporrà il testo dell' accordo al suo governo. Già ieri sera i ministri sono stati convocati uno ad uno a Downing Street per visionare la bozza. Ma oggi si saprà se ci sarà la sospirata fumata bianca da parte britannica. Contemporaneamente si riuniranno a Bruxelles gli ambasciatori dei 27 Paesi europei per fare il punto.

     

    Il passaggio londinese non è però privo di insidie per la premier. Ieri gli euroscettici capeggiati da Boris Johnson, l' ex ministro degli Esteri, sono partiti alla carica a testa bassa: «E' la cronaca di una morte annunciata», ha tuonato «BoJo» ai microfoni della Bbc , «siamo ridotti a uno Stato vassallo». Boris non ha tutti i torti.

     

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    L' accordo prevede che la Gran Bretagna resti nell' unione doganale e in buona parte del mercato unico, per prevenire il ritorno a un confine fisico fra le due Irlande: si materializza in altri termini lo spettro della «Brino» ( Brexit In Name Only , ossia una Brexit solo di nome), per cui Londra lascia in teoria l' Unione europea ma di fatto resta legata ad essa mani e piedi.

     

    Un anatema agli occhi dei Brexitieri puri e duri. Inoltre l' accordo conterrebbe anche clausole speciali per l' Irlanda del Nord: inaccettabili per gli unionisti protestanti che sorreggono il governo di Theresa May in Parlamento, i quali temono di venir separati dalla Gran Bretagna e di finire nell' orbita di Dublino.

     

    JO E BORIS JOHNSON JO E BORIS JOHNSON

    Ma questo compromesso raggiunto fra gli emissari di Theresa May e i negoziatori europei lascia perplessi anche i «moderati» all' interno del governo britannico: tanto che la scorsa settimana si è dimesso il fratello di Boris, Jo Johnson, per ragioni opposte a quelle del suo consanguineo: ai suoi occhi la soluzione raggiunta rappresenta il peggiore dei mondi possibili e tanto vale a questo punto restare nell' Unione europea.

     

    Theresa May potrebbe comunque oggi riuscire a spuntare l' approvazione del piano da parte dei ministri: e questo perché l' alternativa, al punto in cui siamo arrivati, sarebbe il «no deal», ossia l' uscita catastrofica di Londra dalla Ue senza nessun accordo, che avrebbe conseguenze pesanti per l' economia, sia britannica che europea. Una eventualità per la quale nessuno si è finora preparato seriamente.

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    C' è però un ulteriore scoglio: perché l' accordo deve essere approvato anche dal Parlamento di Westminster. E la folta pattuglia euroscettica ha già annunciato che voterà contro. Anche in questo caso i deputati potrebbero spaventarsi all' ultimo momento e ingoiare la pillola: ma non è detto. La partita è ancora aperta.

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