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    SHARAPOVA IS BACK! - AL RIENTRO DOPO LA SQUALIFICA PER DOPING LA TENNISTA RUSSA LIQUIDA IN DUE SET LA VINCI - LA BOUCHARD LE DA’ DELL’IMBROGLIONA MA “MASHA" SE NE FREGA: “NON POSSO CONTROLLARE QUELLO CHE GLI ALTRI DICONO DI ME…” - L'OBIETTIVO, FUORI SERENONA INCINTA, È TORNARE IL PRIMA POSSIBILE NUMERO UNO - VIDEO


     
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    Gaia Piccardi per il Corriere della Sera

     

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    Sotto la visiera color ortensia, 455 giorni dopo, lo stesso sguardo feroce. Snellita dalle corse in salita sulle dune di Hermosa Beach, dietro casa in California, motivata dalla squalifica per meldonio (ritenuta ingiusta per l' inadeguatezza della mail con cui l' avvertivano della variazione della lista Wada), Maria Sharapova comincia la nuova vita tra gli applausi tiepidi del torneo che, armato del marchio Porsche, l' ha fortemente voluta contro il parere dello spogliatoio, che avrebbe volentieri costretto la divina ex dopata al purgatorio delle qualificazioni.

     

    Stoccarda ha tutto ciò che serve: gli euro, le auto di lusso ai quattro angoli del centrale, un impianto da sogno, gli spot al cambio di campo, la civiltà di un pubblico che batte le mani educato senza prendersi la libertà nemmeno di un fischio. È un piccolo circo addomesticato, che la tigressa siberiana onora battendo 7-5 6-3 Roberta Vinci da Taranto, Italy, la meravigliosa artigiana che soccombe al potere della multinazionale («È già ad alto livello: ma ragazzi, mica rientra da un infortunio» ci ricorda), tornata ieri a fatturare i suoi 30 milioni di dollari stagionali: «Ero tesa ma quando mi sono rilassata ho ritrovato il mio tennis». E viceversa.

     

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    È il tennis, orfano di Serena Williams (incinta), Petra Kvitova (reduce dall' aggressione), Vika Azarenka (neo mamma), zavorrato da una generazione di mezzo che non decolla e orbo di stelle, ad aver bisogno della campionessa dei cinque Slam. Bella, ricca, brava. Magari non simpaticissima («Non chiacchiero sotto la doccia? Quello che pensano le altre di me è l' ultimo dei miei problemi»). Scivolata sul meldonio, certo. Ma se ad Anna Karenina fu concesso di tornare in società dopo aver tradito il marito con Vronskij, non si vede perché non debba poterlo fare dopo il flirt proibito quest' altra eroina russa da feuilleton, cui la squalifica ha - probabilmente - allungato la carriera.

     

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    È ancora una Sharapova in rodaggio, a caccia degli automatismi di un tempo, sostenuta da una carica agonistica imbottigliata a lungo, che rischiava di andare in aceto.

     

     

    L' ultimo match sulla terra l' aveva giocato addirittura al Roland Garros 2015. Roberta è bravissima a non darle ritmo, a costringere i 190 cm della russa a piegarsi per raccogliere back di rovescio rasoterra, ma Yutaka Nakamura e Jerome Bianchi, il personal trainer giapponese e il fisioterapista francese che hanno rifinito la preparazione nel sobborgo di Sillenbuch, prima che la Sharapova (dalla mezzanotte di mercoledì) avesse accesso all' impianto, hanno tirato a puntino la macchina, già spaventosa quando dilaga.

     

    L' urlo finale, l' ultimo di una gamma che il tempo (ahinoi) non ha scalfito, è stato da finale Slam, altro che primo turno di Stoccarda. Pur raggiante, Maria riesce ad essere algida: «Stare su un campo da tennis è la miglior sensazione che ci sia nella vita. Ho sempre saputo che sarei tornata.

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    Nel frattempo sono andata a scuola, ho lavorato, ho seguito il mio business, ho vissuto in modo finalmente normale. Mi sento cresciuta come persona. Ed è questo il regalo più bello che ho ricevuto dallo stop forzato. Alla fine giocare a tennis è ciò che so fare meglio. Il viaggio è ricominciato».

     

    L' obiettivo, fuori Serenona, è tornare il prima possibile numero uno. Ora Madrid e Roma con invito e tappeto rosso, poi l' incognita di Parigi, lo Slam così radical-chic da volersi distinguere nel non mandare un messaggio sbagliato al mondo: «Giocherei anche un torneo junior, se fosse necessario. E non posso controllare quello che gli altri dicono di me. Invitandomi non mi regalano niente: il trofeo, poi, devo vincerlo io». Ci sono delle regole, e tornando a fine squalifica Maria Sharapova non le ha violate. «Il mio lavoro è dare il meglio in campo, il mio scopo svegliarmi con un sorriso».

    Non è cattiva, è che ogni tanto la disegnano così.

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