CREVAL: AFFONDA IN BORSA (-29%) DOPO ANNUNCIO AUMENTO
(ANSA) - Affonda in Borsa a Milano il Creval, dopo che l'istituto valtellinese ha annunciato un aumento di capitale fino a 700 milioni di euro con cui la banca finanzierà la pulizia del suo bilancio dai crediti deteriorati. Il titolo chiude la giornata di contrattazioni in flessione del -29,02%, a 1,8 euro.
palazzo sertoli sede credito valtellinese
CREVAL, IL PRESIDENTE FIORDI: «CHIUSI CONTI COL PASSATO. REAZIONE IN BORSA RIENTRERÀ»
Paolo Paronetto per www.ilsole24ore.com
«Ieri abbiamo avviato la navigazione, oggi uscendo dal porto abbiamo trovato delle onde molto alte, ma la navigazione è molto lunga». Così il presidente del Credito Valtellinese, Miro Fiordi, in un colloquio con Radiocor Plus commenta il tracollo in Borsa del titolo dell’istituto all’indomani dell’annuncio del nuovo piano industriale e dell’aumento di capitale da 700 milioni. A Piazza Affari le azioni del Credito Valtellinese, dopo aver faticato a fare prezzo per gran parte della mattinata, sono anche entrate in asta di volatilità quando perdevano oltre il 30%.
Fiordi sottolinea che la scelta dell’istituto è qualcosa «che del resto il mercato ha continuato a scontare e in un certo senso a richiedere da mesi. Ovvero una soluzione definitiva del problema Npl con la costituzione di nuove basi per una redditività sostenibile: non è solo l’aumento di capitale ma una complessiva operazione di derisking e di interventi sulla struttura di costi e ricavi». Fiordi si dice quindi «convinto» che «dopo le reazioni comprensibili dei primi giorni, anche grazie alle presentazioni one to one del nostro piano che faremo nelle prossime settimane, questa reazione potrà rientrare».
miro fiordi creval
Fiordi rivendica in ogni caso la decisione di «pulire subito, voltare pagina e chiudere i conti col passato» per «dare aria nuova e chiudere la parentesi di 10 anni di crisi» e individua senza esitazioni la causa del fardello di crediti deteriorati che pesa sui conti dell’istituto: «La quasi totalità dei nostri Npl è legata a Pmi andate male nel corso della crisi, non dipende certo da soldi dati al primo che passa per strada o agli amici degli amici. Quando nei convegni si racconta che l’Italia ha perso il 25% della sua capacità manifatturiera e 10 punti di Pil vuol dire questo, per noi si traduce in questo», aggiunge.
Quanto al calendario per il prossimo futuro, Fiordi spiega che «per fine febbraio, dopo l’approvazione dei conti 2017, contiamo di poter chiudere il prospetto e partire in offerta». Ci sarà «un roadshow molto esteso, internazionale» e quindi «per giugno il derisking, in concomitanza speriamo con la validazione dei modelli interni, per avere nell’estate 2018 un nuovo Creval con numeri molti interessanti», anche «per poter arrivare a riaprire valutazioni strategiche sul fronte di possibili merger in una posizione di forza».
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Operazione decisa da noi, nuove regole Bce hanno pesato poco
«La reazione del mercato immediatamente dopo un annuncio così importante è abbastanza consueta – prosegue Fiordi - Bisogna aspettare qualche giorno perché si stabilizzi la comprensione dei numeri effettivi che abbiamo presentato». Fiordi sottolinea che l’operazione non è stata richiesta dalla Vigilanza («È la strada che il cda ha giudicato opportuna.
Ci siamo presentati noi con il nostro piano e le nostre intenzioni in Banca d’Italia e poi c’è stata la normale interlocuzione. È stata una nostra iniziativa, una nostra decisione») e precisa che la pubblicazione dell’addendum Bce sulla gestione degli Npl lo scorso ottobre ha pesato «poco» sulla scelta, «perché la nostra è stata una riflessione avviata ampiamente prima di allora. Sicuramente è stato un elemento di ulteriore conferma», precisa.
Sul tema, Fiordi concorda con la posizione del sistema bancario italiano sull’opportunità di «alleggerire queste regole soprattutto per quanto riguarda l’automatismo dei 2-7 anni perché è giusto non avere vincoli così stretti». «Ma qui – chiarisce, tornando a riferirsi al piano presentato dal Creval - stiamo parlando del passato. Abbiamo scelto di farlo per il futuro della banca, che così potrà andare rapidamente in condizioni buone o molto buone. Abbiamo deciso di pulire subito e di non continuare a fare questa attività in modo prolungato nel tempo».
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Una strada che, secondo molti osservatori, dovranno seguire adesso altre banche italiane, anche se Fiordi sul punto si schermisce: «Ogni storia è a sé, non vogliamo entrare in nessun discorso di sistema». Di certo l’aumento di capitale sarà molto diluitivo per una banca che al momento, complice il tonfo odierno, in Borsa capitalizza soltanto 194 milioni. Sono le premesse per uno stravolgimento dell’azionariato? «È presto per dirlo e parlare di questo – conclude Fiordi - Avremo sensazioni più puntuali nelle prossime settimane e con il roadshow».