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    UNA PISCIATA IN PISCINA – UN’INDAGINE CANADESE SVELA IL SEGRETO DI PULCINELLA: LE VASCHE DOVE ANDIAMO A NUOTARE SONO PIENE DI PIPÌ: CIRCA 75 LITRI – DEL RESTO, PURE I CAMPIONI OLIMPICI LOCHTE E PHELPS LO AMMETTONO: “DURANTE L'ALLENAMENTO, QUANDO SI HA LO STIMOLO, DIFFICILMENTE SI ESCE DALL' ACQUA PER ANDARE AL BAGNO, LA SI FA IN PISCINA. TANTO IL CLORO DISENFETTA TUTTO”. MA NON È PROPRIO COSÌ...


     
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    Fabrizio Barbuto per “Libero Quotidiano”

     

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    Se vi imbarazza ammettere di aver mai fatto pipì in piscina, non avrete invece problemi a riconoscere che ogni tanto, volgendo lo sguardo ad essa, vi siate chiesti quanta urina contenesse. La scienza si è posta lo stesso interrogativo, ed attraverso un' indagine canadese ha reso pubblica la risposta.

     

    Quanti di voi sono pronti a riceverla? Lo studio si è basato sulla rilevazione di un additivo alimentare di cui resta traccia nelle urine: l' acesulfame K (edulcorante artificiale conosciuto anche come acesulfame potassico ed E950). Esso passa attraverso il canale urinario senza subire alterazioni, e neppure il cloro delle vasche pubbliche è capace di sofisticarne le proprietà. L' indicatore perfetto allo scopo, insomma, tanto che ha reso possibile rilevare, in due piscine pubbliche canadesi da 830 mila litri, ben 75 litri di pipì.

     

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    Ma se la voglia di stare beatamente a mollo vi sta spingendo a volgere verso altri lidi, mettete a freno lo spirito d' iniziativa, perché nemmeno i valori ricavati dalle analisi delle vasche a idromassaggio di spa e terme sono rassicuranti, anzi, repellono perfino di più, rivelando, proporzionalmente, il triplo delle cencentrazioni di urina.

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    Alla luce di alcune vecchie confessioni di due campioni olimpionici del nuoto, questi dati, non sconvolgono neppure più di tanto. Era il 2012 quando, l' atleta Ryan Lochte, ha raccontato alla Nbc: «È una cosa che succede sempre durante i riscaldamenti. C' è qualcosa, nel cloro dell' acqua, che ti fa andare automaticamente».

     

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    A dargli manforte, nello stesso anno, è intervenuto anche il collega Michael Phelps, l' atleta più medagliato della storia, il quale ha dichiarato al Wall Street Journal: «È una cosa normale. Durante l' allenamento, quando si ha lo stimolo, difficilmente si esce dall' acqua per andare al bagno, la si fa in piscina. Tanto il cloro disenfetta tutto».

     

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    E sarà pur vero che "il cloro disinfetta tutto", tuttavia, a detta dei medici, è proprio il contatto dell' urina con quest' elemento chimico che dovrebbe creare più apprensione di quanta ne causi l' idea di sguazzare nel piscio altrui: acido urico e cloro rappresenterebbero infatti una combinazione potenzialmente letale che, legandosi, genera cloruro di cianogeno, un agente talmente tossico per il sangue da essere impiegato quale arma chimica.

     

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    Venendo a contatto con gli occhi o con l' apparato respiratorio, esso, minaccia di comprometterne irreversibilemente la salute, e benché il rischio sia basso, non si può ignorare che esista, come testimonia un tragico episodio risalente al 2006 in cui, un ragazzo del Nebraska, ha lambito la morte esponendosi alle esalazioni di cloruro di cianogeno, in piscina.

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    Non consola nemmeno sapere che difficilmente, entrando in piscina, si faticherà a sentire lo stimolo a lasciarsi andare al famigerato bisognino, in quanto, come dichiarato da Lochte nella summenzionata intervista, è vero che il nuoto favorisce la diuresi, ma non per intercessione del cloro, come ipotizzato dall' agonista, bensì per volontà di un fenomeno noto come "diuresi da immersione", o "fenomeno P", il quale fa sì che, quando il corpo è a mollo, il sangue defluisca dalle gambe al torace. I rilevatori cardiaci segnalano allora all' organismo di normalizzare questo incremento di volume espellendo il liquido urinario.

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    Come se ne esce? Certamente non stigmatizzando in modo assolutista la piscina, deputata allo svolgimento di una delle attività sportive più salubri, sarebbero tuttavia da preferire le vasche collocate in luoghi ben ventilati, meglio ancora se all' aperto; un opportuno arieggio, infatti, riduce notovelmente i rischi di effluvi nocivi.

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