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    LO SQUALO E’ ANCORA VIVO, MA GLI SQUALETTI GIA’ LITIGANO – LA “DYNASTY” DEI MURDOCH. I FIGLI DI RUPERT HANNO IDEE DIVERSE SUL FUTURO DEL GRUPPO – IL PADRE VUOLE VENDERE LA “FOX” PER COMPRARE LA “CNN” (E FARE UN FAVORE A TRUMP) – GOOGLE STA ALLA FINESTRA ED ASPETTA LE SCELTE DELL’ANTITRUST USA


     
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    1. IL MISTERIOSO ABBANDONO DI AL WALEED

    Roberto Brunelli per il Corriere della Sera

     

    Rupert Murdoch Sky Rupert Murdoch Sky

    È iniziata la caccia alla volpe. La "volpe" è la 20th Century Fox, il colosso cinematografico oggi di proprietà di Rupert Murdoch. Le insistenti voci di questi giorni sulla vendita dei suoi studios hollywoodiani e di tutto il comparto intrattenimento hanno fatto venire alla luce le gigantesche crepe che si stanno aprendo nell' impero mediatico del magnate australiano. Una battaglia dietro le quinte in cui hanno un ruolo cruciale i figli Lachlan e James, nonché un principe saudita finito pochi giorni fa agli arresti.

     

    lachlan rupert e sarah murdoch lachlan rupert e sarah murdoch

    Ma lo scenario finale, impensabile poco tempo fa, potrebbe essere un drastico ridimensionamento del gruppo, che ancora nel 2014 fa era sul punto di acquisire Time Warner sborsando 80 miliardi di dollari. "L' impero si sta spezzando", grida il britannico The Independent. "Murdoch perderà la sua corona?", si chiede il Sydney Morning Herald. In ballo ci sono non solo la Fox, ma anche Sky, di cui oggi il gruppo dell' ottantaseienne mogul di Melbourne detiene il 39% e su cui in teoria è ancora in corso l' operazione "controllo totale" da parte dello "Squalo", come lo chiamano gli avversari, che con un patrimonio stimato intorno ai 13 miliardi di dollari è oggi a capo di una galassia mediatica che va dai giornali di News Corp(compresi il Times, il Sun e il Wall Street Journal) fino alle tv di Fox, passando dal cinema con il marchio 20th Century Fox.

     

    rupert murdoch jerry hall rupert murdoch jerry hall

    Ma oggi qualcosa sembra essersi guastato, nel "mondo Murdoch". Secondo il Guardian, al centro della tempesta ci sono i figli Lachlan e James e, ovviamente, la mai risolta questione della successione alla guida del gruppo. Una specie di "Dynasty" di cui l' idea della vendita della Fox è la chiave di volta: secondo gli analisti, da una parte la trattativa con la rivale Disney è la dimostrazione che l' impero Murdoch ormai non è più in grado di sostenere la concorrenza dei giganti digitali nell' era dello streaming (vedi Netflix e affini), tant' è vero che se alla fine l' affare con Disney dovesse saltare sarebbero già pronte Google, Apple & co.

    RUPERT E JAMES MURDOCH RUPERT E JAMES MURDOCH

     

    D' altra parte, dicono le gole profonde, il vecchio Rupert sarebbe scontento della strategia del figlio James, che è il numero uno della 20th Century Fox e presidente di Sky. Con malizia, è Hollywood Reporter a rivelare che a detta dell' anziano patriarca la trattativa per il controllo totale della tv a pagamento «è il bambino di James», mostrando di non esserne affatto convinto, e puntando sul «maggiore equilibrio» di Lachlan.

     

    Finora si è sempre ritenuto che James e Lachlan, vicepresidente di News Corp, avessero un ruolo paritario. Oggi c' è qualche dubbio in più, se è vero che Rupert intende disfarsi di Fox cinema e di tutto il comparto intrattenimento, concentrandosi invece sulle news. Notizia assai coerente con un altro rumour di queste ore: quello di due telefonate fatte nel corso degli ultimi sei mesi dal vecchio Murdoch al numero uno della At&t, Randall Stephenson, offrendosi di acquistare la Cnn. Ma qui entra in scena il principe saudita Al Waleed bin Talal. Ed è un giallo nel giallo.

     

    Al Waleed Bin Talal Al Waleed Bin Talal

    Già definito "l' alleato chiave" di Rupert, con una quota del 6% ha finora sostenuto tutte le scelte strategiche del grande vecchio. Ebbene, il principe ha ridotto in gran segreto la sua quota a zero alla fine di settembre. Per Murdoch è una perdita non da poco.

     

    «Non si sa perché Al Waleed ha venduto la sua partecipazione azionaria né a chi», scrive sempre il Guardian. Ovviamente non aiuta il fatto che Al Waleed sia uno degli undici principi sauditi mandati agli arresti domiciliari a Riad la settimana scorsa, ma il punto vero è un altro. E ha a che vedere con la tradizionale strategia dello Squalo. Così la spiega Hamish McRea dell' Independent: «Murdoch ha messo in piedi il suo impero usando i soldi degli altri, con il risultato che un sacco di altri azionisti detengono grossi pezzi della società. Lui è capace di mandare avanti la baracca così, ma lo saranno anche i suoi figli?».

     

    Un sistema a cerchi concentrici che in presenza di difficoltà rende l' azienda estremamente vulnerabile alla ribellione di altri azionisti, «non contenti del dominio della famiglia». Altro che topi e volpi: sono le mutazioni a ritmo forsennato del mercato mediatico, capaci di far vacillare anche un impero.

     

    2. MURDOCH, L' ALLEATO DI TRUMP HA MESSO GLI OCCHI SULLA CNN

    Paolo Mastrolilli per La Stampa

     

    Rupert Murdoch vuole comprare la Cnn, e il sospetto è che dietro questa manovra ci sia il presidente Trump. La voce è stata indirettamente smentita dal proprietario della Fox, ma resta il tema più caldo e discusso nel mondo dei media Usa. Nell' ottobre del 2016, quando alla Casa Bianca c' era ancora Obama e Hillary Clinton sperava di prendere il suo posto, il colosso delle telecomunicazioni AT&T aveva offerto 85,4 miliardi di dollari per comprare Time Warner, compagnia proprietaria della Turner Broadcasting che gestisce la televisione di notizie di Atlanta.

    donald trump con rupert murdoch e jerry hall donald trump con rupert murdoch e jerry hall

     

    La pratica quindi era passata nelle mani del dipartimento della Giustizia, che doveva stabilire se avrebbe violato le regole antitrust. Durante la campagna elettorale Trump si era scontrato spesso con la Cnn, definita «Fake News Network» e accusata di essere una televisione liberal determinata ad abbatterlo. Quindi si era schierato contro la fusione con AT&T, dicendo che se avesse vinto l' avrebbe bloccata. Anche Murdoch, sostenitore di Donald, aveva preso la stessa posizione, perché temeva la concorrenza del nuovo colosso.

     

    Dopo l' elezione, i portavoce del presidente si sono scontrati spesso con il corrispondente dalla Casa Bianca Jim Acosta, e a luglio scorso lo stesso Trump aveva ritrasmesso via Twitter il video di un match di wrestling in cui lui assaliva e sbatteva a terra un uomo che al posto del volto aveva il logo della tv fondata da Ted Turner.

     

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    Nei giorni scorsi il dipartimento della Giustizia ha fatto sapere che non è favorevole all' acquisto di Time Warner da parte della AT&T, perché creerebbe una posizione dominante svantaggiosa per i consumatori. Quindi Makan Delrahim, capo dell' ufficio antitrust, ha suggerito che Time Warner venda DirectTV o Turner Broadcasting, cioè la Cnn, per ottenere il via libera del governo. Poco dopo la Reuters ha rivelato che Murdoch avrebbe chiamato il ceo della AT&T Randall Stephenson in due occasioni, il 16 maggio e l' 8 agosto scorso, per chiedere se la tv di notizie fosse in vendita.

     

    Il capo della Fox ha poi smentito, facendo sapere che ha «zero interesse» in questa acquisizione, ma Stephenson ha confermato le due conversazioni e ha detto di aver risposto in maniera negativa: «Vendere la Cnn non avrebbe alcun senso. Se il dipartimento della Giustizia si opporrà alla fusione, noi siamo pronti a difenderla in tribunale».

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    Sospettando che Trump voglia forzare la cessione della tv di Atlanta per farla passare nelle mani del suo alleato Murdoch, otto senatori democratici hanno scritto una lettera a Makan Delrahim, sollecitandolo ad opporsi a qualunque interferenza della Casa Bianca nelle decisioni dell' antitrust. Sabato Donald ha negato di aver fatto pressioni, ma ha ribadito di essere contro la fusione. Delrahim ha smentito di aver avuto contatti con la presidenza, ma ha confermato di non condividere la posizione della AT&T, secondo cui l' acquisto di Time Warner sarebbe indispensabile per poter competere contro rivali tipo Amazon, Google, Facebook e Netflix.

     

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    Il braccio di ferro è molto delicato, per ragioni tanto politiche quanto industriali. Sul piano politico, anche prendendo per buone tutte le smentite ufficiali e ufficiose, non c' è alcun dubbio che Trump sia in guerra con la Cnn, mentre non perde occasione per celebrare la Fox. Ovvio dunque supporre che non gli dispiacerebbe se la tv nemica fondata da Turner finisse nelle mani dell' alleato Murdoch. Sul piano industriale la questione è ancora più complessa, perché avviene sullo sfondo del dibattito in corso riguardo la posizione dominate dei colossi digitali come Facebook e Google, attaccati proprio dal proprietario della Fox per chiedere che condividano le risorse pubblicitarie e magari vengano costretti a dividersi.

     

    Nello stesso tempo, però, Murdoch punterebbe a comprare la Cnn, costituendo di fatto un monopolio dell' informazione televisiva 24 ore al giorno, con la sola eccezione della Msnbc. La contraddizione balza agli occhi a causa dello stesso comportamento passato della Fox, che nel 2014 aveva offerto 80 miliardi di dollari per comprare Time Warner, senza la Cnn, che aveva promesso di vendere proprio per evitare problemi con l' antitrust. Ora però alla guida di questo ufficio non ci sono più gli obamiani, ma un dipendente di Trump, e tutto può cambiare.

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