RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Susan Rice, ricordatevi questo nome, vediamo se, come sarebbe naturale, finirà’ sotto inchiesta, e se si prenderà tutta la colpa o parlera’.
Oggi comincia l'ultimo tratto di guerra sulla conferma del giudice della Corte Suprema, Neil Gorsuch, e si sprecheranno termini minacciosi come filibuster e nuclear option, ma il nucleare vero è quello in mano a quel fuori di testa del nordcoreano Kim Jong-un, del quale si parlerà il 6 e 7 durante un cruciale incontro tra il presidente Donald Trump e il premier cinese Xi Jinping.
Solo che tra un Senato in procinto di essere nuclearizzato e un possibile attacco di deterrenza nucleare che mette paura solo a nominarlo, si piazza un probabile scandalo politico che se non vuoi chiamarlo nucleare puoi certamente definirlo una bomba, altro che Watergate, soprattutto perché quelli che hanno giocato a fare i buoni, sono invece i cattivi e gli imbroglioni, e i presunti cani da guardia al sistema per conto del Popolo, ovvero I mezzi di informazione americani così storicamente pieni di sussiego e autocompiacimento, hanno fatto da palo all’imbroglio.
Premetto che sui giornali e tv italiane difficilmente troverete la storia scritta in modo comprensibile, ma su quelli americani comincia a non poter essere più nascosta, tanto più che dopo le rivelazioni di alcune riviste online un po' corsare, capitanate da “Circa” – e che era facile fingere che non contassero nulla o dicessero balle – la ricostruzione delle malefatte, anzi del comportamento criminale dell'amministrazione Obama, viene documentata da Fox News, certamente amica di Trump, ma che essendo anche la prima televisione d'America non si mette a raccontare cialtronate, e da Bloomberg, che trumpiano proprio non è, e che fornisce ricostruzione completa.
https://talkingpointsmemo.com/livewire/eli-lake-susan-rice-unmasking-trump-officials
Io ve la riassumo in modo brutale ma spero chiaro. Obama, o qualcuno abbastanza in alto da convincere dei ministri, voleva avere informazioni segrete su Trump durante la campagna elettorale, informazioni tali da metterlo in difficoltà e batterlo nel voto dell’8 novembre.
Siamo a luglio, il candidato troppo presto liquidato come un pagliaccio sta per essere nominato ufficialmente alla convention perché ha i voti e il consenso, nonostante la guerra che gli hanno fatto i suoi stessi compagni di partito repubblicani che non lo volevano; alla Casa Bianca, in tutta Washington, hanno capito che è un pericolo, anche se fingono che non sia così.
Per spiarlo in modo meno pericoloso e correre meno rischi di farsi beccare, mettono sotto controllo persone esterne al processo elettorale, spiabili per qualche potenziale giusta ragione, come nel caso dell'ambasciatore russo . Negli ultimi anni il presidente ha gradualmente e nel silenzio assenso generale aumentato i casi nei quali lo spionaggio è consentito.
Oltretutto il pretesto c'è perché siamo all'indomani delle rivelazioni da parte di hacker, che secondo l'amministrazione Obama sono pagati e al servizio del governo russo, sugli imbrogliucci del Comitato elettorale Democratico, impegnato a favorire la Clinton contro l'avversario di partito Sanders, e sulle mail disinvolte della candidata Hillary Clinton. e staff. Lo scopo vero è un altro, ascoltando le telefonate ed intercettando i messaggi, sperano di incastrare collaboratori di Trump o lo stesso Trump.
Non trovano nulla di rilevante, e dopo la sconfitta costruiscono il caso violando le regole. Quando infatti si raccolgono informazioni accidentali, la legge USA prevede che vengano annullate, e se devono restare trascritte nei testi ufficiali per ragioni di necessità’, vi rimangano in modo anonimo.
Invece i reports non sono anonimi, e I nomi vengono prima richiesti in alto loco per sette mesi, decine di volte, poi, misteriosamente, passati ad alcuni giornali amici, in testa il New York Times che li pubblica manipolati in modo da sembrare le prove di complicità tra uomini di Trump e i russi.
In particolare viene fuori naturalmente con nome e cognome la telefonata che quel fesso del generale Michael Flynn, nominato consigliere per la sicurezza nazionale, non aveva spontaneamente ammesso di aver avuto col famoso ambasciatore russo. Superfluo notare che in quei mesi con l'ambasciatore russo ci ha parlato chiunque, che la telefonata non contiene niente di compromettente. Flynn è costretto a dimettersi ma la stura alla psicosi nazionale sull'orso russo non si ferma. Solo che ora sta venendo fuori la verità.
susan rice obama hillary clinton
Chi ha fatto questa operazione sporca e per conto di chi? La persona più vicina a Barack Obama, ovvero il suo consigliere per la sicurezza nazionale, Susan Rice. È questa la vera importante rivelazione di questi giorni, che chiama in causa indirettamente ma vistosamente l'ex presidente, ed è lei l'alto esponente del governo che senza nominarlo Devin Nunes, presidente della commissione Intelligence della Camera, aveva indicato grazie alla collaborazione fornita da due collaboratori importanti della Rice, che hanno deciso di parlare.
obama, susan rice e samantha power
Il bello è che quando Nunes ha parlato di un importante esponente del passato governo, la Rice, intervistata dalla televisione pubblica Pbs subito dopo, era il 22 marzo, a domanda se qualcosa sapesse di questa vicenda, ha risposto testualmente: “non ne ho la minima idea, non so di che cosa parli il presidente della commissione Intelligence”.
john kerry susan rice hillary clinton
Mentiva sapendo di mentire. La signora Rice ha almeno un precedente noto. Quando fu ucciso a Bengasi il povero ambasciatore americano Chris Stevens insieme agli agenti della CIA, massacrato dagli stessi terroristi pagati dagli Usa nella fase della guerra contro Gheddafi, fu ucciso dopo aver mandato centinaia di richieste d'aiuto a Washington e al segretario di Stato Hillary Clinton, rimaste inascoltate perché si era alla vigilia della rielezione di Barack Obama e bisognava far passare la certezza che tutto andava bene in Libia.
Allora fu proprio lei, Susan Rice, a tentare per qualche tempo di sostenere pubblicamente che quei morti erano imputabili a un filmato satirico di Youtube che offendeva la religione musulmana.
Ultimi Dagoreport
FLASH! - LA GIORNALISTA E CONDUTTRICE DI CANALE5 SIMONA BRANCHETTI, STIMATA PROFESSIONALMENTE DA…
DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
FLASH! - AVVISATE CASTAGNA, GIORGETTI, FAZZOLARI, MILLERI E CALTAGIRONE: UNICREDIT PASSA ALL'AZIONE …
DAGOREPORT – CERCASI DISPERATAMENTE UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE, DI ISPIRAZIONE CATTOLICA E…
DAGOREPORT – MENTRE LA CRISI GLOBALE DELL'AUTOMOTIVE RISCHIA DI BRUCIARE L'1% DEL PIL ITALIANO,…