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    AMERICA FATTA A MAGLIE - GENTILONI DA TRUMP: HA AVUTO ANCHE IL PRIVILEGIO DEL TWEET, MA SOTTO CE N’È UN ALTRO… - INCONTRO CORDIALE, MA IL PREMIER NON HA INCASSATO NULLA DI QUELLO CHE SPERAVA, E C’È STATA ANCHE UNA SEMI-GAFFE SUL RUOLO AMERICANO IN LIBIA, TEMA POLITICO PRINCIPALE PER L’ITALIA - DONALD VUOLE SPESE MILITARI, CONTROLLO DEI CONFINI E RECIPROCITÀ COMMERCIALE - A ROMA MANCA ANCORA UN AMBASCIATORE


     
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    Maria Giovanna Maglie per Dagospia

     

    L'Italia ha avuto anche il privilegio del tweet nel quale @realdonaldtrump ha detto che è stato un grande onore ricevere il premier italiano Paolo Gentiloni. Occhio però che sotto c'è un altro tweet presidenziale, che ribadisce che sì produrrà  acciaio americano, che il lavoro sarà americano, che l'America verrà per prima in tutti gli accordi commerciali.

    paolo gentiloni donald trump paolo gentiloni donald trump

     

    il titolo potrebbe essere molti salamelecchi e pochissimi risultati concreti. Libia? Grazie no, gli Stati Uniti si chiamano fuori da quell'incredibile disastro fatto di un governo debole a Tripoli, un Parlamento autoritario a Tobruk, nessuna possibilità di controllo delle frontiere e delle masse di clandestini, la Russia che appoggia l'uomo forte militare, l'Italia che tenta di sostenere il governo e aspira a fare da jolly su un tavolo negoziale tra Russia e Stati Uniti.

     

    Se questo era il film che il premier Gentiloni si era fatto andando a Washington, Donald Trump, in una di quelle sue mosse imprevedibili alle quali converrà abituarsi, glielo ha rovinato.

     

     La scena è di quelle destinate a passare se non  alla storia a una cronaca con tratti di sarcasmo, ma siccome negli stessi minuti c'era il casino del terrorista islamico a Champs Elysees, ha rischiato di passare sotto silenzio insieme all'intera visita, la conferenza si è conclusa con una certa fretta, e lo staff italiano tenterà sicuramente di declassare l'importanza dell’incidente.

     

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    Dice Donald Trump con aria serafica durante la conferenza stampa, seguita al cordiale incontro col premier italiano Gentiloni, che non crede proprio che gli Stati Uniti dovranno continuare a occuparsi in nessun modo della Libia, che lui non vede  ruolo americano, e che gli Stati Uniti  in questo momento stanno giocando già molti ruoli su molti fronti.

     

    Ha sicuramente ragione perché alla nuova politica di intervento in Siria, che forse era limitata a un colpo di avvertimento e via, forse no, si è aggiunta una confrontation seria con la Corea del Nord, starring la Cina comunista, un problema di rapporti tutti da risolvere con la Russia di Putin, e da ultima una serie di dichiarazioni bellicose sullo Stato penoso dell'accordo stipulato da Barack Obama con l'Iran degli ayatollah che prelude a un possibile ulteriore conflitto.

     

    Si suppone che questa auto esclusione Trump l'avesse chiarita nell’ incontro riservato con Gentiloni, ma il premier italiano ha invece appena finito di dire che il ruolo degli americani nel processo di stabilizzazione della Libia, ora piagata da instabilità politica, violenza e divisioni, frutto di una guerra sbagliata voluta assieme a Francia e Inghilterra proprio dall'Amministrazione americana democratica, è fondamentale.

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    Solo che Gentiloni parla in italiano, Trump non si era messo l'auricolare e non ha sentito questa frase ne’ la parola chiave, tradotta in inglese come “critical”. La gaffe, o se preferite una vistosa incomprensione c'è tutta, anche se poi il presidente americano ha chiarito che gli Stati Uniti intendono agire per sconfiggere l'Isis e liberarsene, e il califfato è più che presente tra le fazioni ribelli in Libia.

     

    Comunque sia andata, forse in futuro si capirà qualcosa di più, per ora sembra chiaro che Trump si tira fuori anche dalle trattative diplomatiche che perseguiva Barack Obama.

     

    E questo è un bello smacco per Gentiloni che oltretutto sembra non averlo capito per tempo, anzi sembrava essere certo di aver discusso su come rafforzare il governo di Tripoli visto che la frase completa, prima della gaffe, era: “Credo che un obiettivo chiaro dovrebbe essere questo, abbiamo bisogno della regione, di paesi come Egitto e Tunisia che sono vicini alla Libia, abbiamo bisogno di una Libia stabile e unificata. Una nazione divisa e in conflitto  renderebbe più difficile la stabilità e in questo il ruolo degli Stati Uniti e’ fondamentale”.

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    Può il presidente americano chiamarsi fuori da un casino che gli Stati Uniti hanno contribuito pesantemente a creare? Certo che no, e probabilmente se lo fa è perché vuole vedere in che modo cambia la politica dissennata di accoglienza degli emigranti e dei clandestini, in mezzo ai quali la nuova Amministrazione è sicura che si nascondano terroristi, anzi è sicura che jihadismo e terrorismo noi lo importiamo.

     

    Dicevamo che l'incontro è stato cordiale, con tante strette di mano, non nel nuovo stile di Trump Merkel, ed anche che il presidente americano ha detto che non vede l'ora di essere a Taormina e con lui tutto lo staff che l'accompagnerà; ha anche fatto dei gran complimenti sul ruolo chiave dell'Italia nel commercio e come alleato nella lotta al terrorismo.

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    Con una precisazione dovuta, e torniamo a bomba, da parte dell'americano, ovvero che è necessario unirsi in una partnership per bloccare la migrazione su larga scala e internazionale, e che dei confini forti sono una componente vitale. Insomma, altro che navi di ong che vanno a prendere fin sotto le coste i clandestini, o la Libia ve la pacificate da soli.

     

    Se Gentiloni pensava invece di evitare la stoccata sulle spese si è sbagliato, perché Trump glielo ha chiesto e come di onorare gli accordi costituzionali, e pagare il 2% del Pil per evitare che la NATO finisca in pezzi. Il premier italiano ha risposto la verità, ovvero che noi abbiamo letteralmente le pezze al culo, che già passare al 1,4% è stato un grande sforzo e sacrificio, figurati metterci sopra altri 15 miliardi, che però in Iraq in Afghanistan abbiamo 4000 uomini e intendiamo onorare e se necessario rafforzare gli impegni.

     

    Argomento questo che sta a cuore al governo americano perché in Iraq, sconfitto il califfato, sarà necessario un paziente lavoro di riconciliazione nazionale, in Afghanistan invece perché’ la situazione mostra evidenti segnali di deterioramento. Nation building, e in questo gli italiani sono bravi.

     

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    Poco e niente Gentiloni ha cavato anche sulla questione dei dazi sulle esportazioni, se non che Trump non  ritiene certo l'Italia scorretta come la Cina o la Germania, ma che la sua parola d'ordine è reciprocità, e in ballo c'è la famosa e annosa storia della carne americana, che Trump ritiene un autentico imbroglio commesso dall’Unione Europea ai danni degli Stati Uniti.

     

    Doccia fredda anche su quel che la nuova amministrazione americana intende fare con l'Iran. Gentiloni era andato in pompa magna e tutto inchini a Teheran offrire servizi e fare affari quando era ancora ministro degli esteri, e ora il governo italiano vede con timore un ritorno di sanzioni, ma sul dossier Iran Trump sembra irremovibile: l’accordo stipulato da Obama che ha portato alla fine delle sanzioni in cambio di una rinuncia al nucleare già nasceva come il peggiore possibile, peggio, non è mai stato onorato dal regime iraniano.

    aris messini fotografa i migranti dalla libia 7 aris messini fotografa i migranti dalla libia 7

     

    E il nuovo ambasciatore americano a Roma chi e’ e quando arriva? Al Dipartimento di Stato fanno intendere che potrebbe coincidere col viaggio al G7 di Taormina, ma i tempi sembrano essere brevi visto che le nomine degli ambasciatori devono passare dalla approvazione del Senato. Trump ha ritirato immediatamente gli ambasciatori di nomina politica nel mondo, e si capisce, ma quei posti vuoti non li ha ancora riempiti tutti, un po' anche per il ritardi nell'approvazione al Senato dei membri del governo e del suo cabinet personale, ritardi in buona parte dovuti al boicottaggio dei democratici all'opposizione.

     

    khalifa haftar khalifa haftar

    Si parla insistentemente di un italo americano di piena fiducia del presidente perché l'Italia è una sede delicata, e c'è da riempire anche il posto dell' ambasciatore presso il Vaticano, anzi in quel caso c'è proprio da riaprire l'ambasciata che Obama chiuse per far dispetto a papa Ratzinger, i due comprensibilmente non si piacevano. Anche lì molto potrebbe contare se l'incontro con papa Bergoglio avverrà o no il prossimo mese durante il viaggio in Italia.

     

     

    fayez al sarraj fayez al sarraj

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